Lo sapevate che la Puglia ha il centro in cui vengono fatte più donazioni di sangue del cordone ombelicale in Italia, grazie al centro di San Giovanni Rotondo? Intanto il decreto sulle cellule staminali diventa legge: sì alla continuazione dei trattamenti e al via una sperimentazione di 18 mesi per le cellule prodotte dalla fondazione del prof. Vannoni
Approvato al Senato con 295 sì, 2 no e 6 astenuti, il decreto sulle staminali è finalmente Legge. Dopo un percorso complesso e delicato con disposizioni urgenti in materia di Sanità, già sancite dal cosiddetto decreto Balduzzi, si apre una nuova speranza nel campo della ricerca, nonostante il perdurare di divisioni e polemiche.
Il decreto
L’articolo 1 della legge riguarda gli ospedali psichiatrici giudiziari, prorogando la loro chiusura al 1° aprile 2014. I pazienti internati per i quali sarà riconosciuta la non pericolosità, potranno essere immediatamente dimessi dagli Opg, con l’obbligo per le Asl «di presa in carico all'interno di progetti terapeutico-riabilitativi individuali». In caso di inadempienze delle Regioni il governo potrà nominare un commissario unico. L’articolo 2 riguarda, invece, il nodo più complesso sull’utilizzo delle cellule staminali e prevede non solo la sperimentazione con le staminali mesenchimali, ma anche il completamento dei trattamenti avviati su singoli pazienti. L’uso di questi medicinali dovrà essere disposto solo ed esclusivamente in strutture pubbliche, come ospedali, cliniche universitarie o istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Spetterà all’Agenzia Italiana del Farmaco e all’Istituto Superiore di Sanità, con la collaborazione del Centro Nazionale Trapianti, raccogliere e valutare i risultati dei trattamenti, fornendo indicazioni dettagliate sullo stato di salute dei pazienti e su qualsiasi elemento che attesti esiti avversi. Il testo della legge prevede anche l’avviamento di una sperimentazione clinica, coordinata dall’Istituto superiore di sanità da concludere entro diciotto mesi. Al fine di tutelare la sicurezza del paziente i medicinali dovranno essere preparati in conformità alle linee guida del Parlamento europeo e del Consiglio, rendendo disponibili le modalità di preparazione all’Aifa e all'Istituto Superiore di Sanità, per garantire la ripetibilità delle terapie. Per lo studio è previsto che venga vincolata una quota del Fondo Sanitario Nazionale: fino a 1 milione di euro per il 2013 e 2 milioni di euro per il 2014. Infine è prevista l’istituzione di un Osservatorio sulle terapie avanzate con cellule staminali mesenchimali con compiti consultivi e di proposta, di monitoraggio, di garanzia della trasparenza delle informazioni e delle procedure, presieduto dal ministro o da un suo delegato e composto da esperti e da rappresentanti di associazioni interessate a titolo gratuito.
Staminali: di cosa si tratta?
Il ruolo principale delle cellule staminali è quello di garantire il fisiologico ricambio delle cellule "invecchiate" (tissue renewing) e di ripristinare le cellule eventualmente danneggiate o morte a seguito di traumi o malattie. Esistono quattro tipi di cellule staminali: embrionali, fetali, degli annessi embrionali e adulte. Le cellule mesenchimali (MSC) fanno parte delle cellule adulte: individuate nel midollo osseo intorno agli anni ’70 da Friedenstein e collaboratori, solo inseguito è stata riscontrata la loro presenza anche in altri tessuti. Si tratta di cellule di particolare interesse, perché una volta trapiantate nell’organismo hanno la capacità di rigenerare tessuti molto diversi tra loro: è proprio questa ‘pluripotenzialità’ a renderle utili nella cura di molte malattie degenerative. Il trattamento con cellule staminali si inserisce, dunque, all’interno di quella branca della medicina definita ‘rigenerativa’ e quindi volta alla riparazione di organi e tessuti danneggiati da traumi, malattie o invecchiamento.
Conflitti d’opinione
In Italia l’opinione pubblica appare nettamente divisa in merito al metodo Stamina, ma a spaccarsi è in particolar modo la comunità scientifica. Da un lato ci sono i medici e i ricercatori di Stamina Foundation Onlus, associazione fondata nel 2009 dal prof. Davide Vannoni, tra i primi a sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e a diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa; d’altra parte ci sono i dubbi e le incertezze esposte da altri ricercatori e professori, più inclini a considerare le conseguenze e i rischi connessi al trattamento con le cellule staminali. Numerosi casi dimostrano la complessità di problemi medici ancora irrisolti e degli effetti collaterali gravi, che possono sopraggiungere anche dopo anni dall’iniezione incontrollata e non giustificata di cellule ignote. E così ci si ritrova ancora una volta davanti a un bivio: da un lato ci sono le storie di coloro a cui è stato diagnosticato un tumore, subito dopo il trattamento, di chi ha sviluppato gravi attacchi immunitari, di chi ha dovuto fare i conti con cellule trapiantate inizialmente efficaci, ma in seguito fuori controllo, in grado di produrre masse estranee al tessuto che avrebbero dovuto rigenerare; dall’altro lato ci sono le vicende di Sofia, Celeste, Luca, di altri bambini e dei loro genitori che da mesi conducono le loro battaglie per avere quell’accesso alle staminali, consapevoli che non potranno mai riportarli alla vita vera, ma fiduciosi che ogni piccolo miglioramento e movimento in più potrà aiutarli a vivere ancora con loro altri attimi di felicità.
L’importanza della ricerca
Non sappiamo a cosa porteranno questi 18 mesi di sperimentazione, ma possiamo immaginare quanto sia stata grande la gioia di tutte quelle persone che all’approvazione della legge sulle cellule staminali, si sono recate davanti a Montecitorio per esultare. La ricerca presuppone percorsi tortuosi senza mete certe, ma rimane fondamentale saper investire seriamente in questo settore, perché talvolta rimane l’unica speranza a cui aggrapparsi.