In condizione letargica pre primaverile, mi riscopro a invidiare i Lucamori, antichi popoli che «abitavano la Sarmazia, al di là della Moscovia»: si dice infatti – o almeno così scrive Giovanni Imperiale nel 1663 nelle sue Notti beriche – che «alli 27 di novembre per eccesso della freddezza brumale, cadendo come morti, giacciono per tutto l’inverno fin al fine d’aprile». Insomma rimanevano cinque mesi a dormire, senza neanche mangiare, e con le più miti temperature tornavano alle loro piene funzioni vitali. Beati loro.
A noi invece non rimane che cercare di guadagnare un dietetico paradiso dopo l’inferno ipercalorico delle feste, attraverso un purgatorio gastronomico foriero di redenzioni del corpo e sicuramente anche dell’anima, o almeno si spera. Già, perché altare e cucina sono un’accoppiata vincente per la salus e la sanitas, salvezza e salute, tanto che per molti secoli si è provato a contenere le pulsioni dei sensi con regimi dietetici al limite della sopravvivenza. E qualcuno, come San Romualdo, riusciva a trasformare quella continenza (anzi, vera e propria astinenza, dove la cicoria era un lusso e la rucola – herba salax – lussuriosa) in episodi di vita spericolata. Il santo, fondatore dei Camaldolesi, morì vecchissimo nei primi anni del millennio (non il nostro bensì il primo, quello in cui Gioacchino da Fiore minacciava la fine di un mondo che ancora non conosceva patate né Facebook) pare ultracentenario, con il corpo temprato dal silenzio e dal digiuno: quando il desiderio di un cibo si faceva particolarmente pressante, il beato bontempone che faceva? ordinava proprio quella pietanza, e accostandola al naso e alla bocca esclamava: «O gola, gola, quanto dolce, quanto soave ti saprebbe adesso questo cibo; ma guai a te! tu non ne gusterai giammai». E detto questo, rispediva il piatto in cucina. Un po’ come il guidare a fari spenti nella notte di Mogol-Battisti.
No, non guadagnerò la santità come san Romualdo con il suo voler vedere fin dove sia possibile arrivare, ma un salto in Sarmazia volentieri lo farei, giusto per vedere fin quando sia possibile dormire.