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"NON SIAMO UNA BANDA DI BUROCRATI"

Categoria: EDITORIALI

7
NOV
2014
Jean-Claude Juncker, 59enne lussemburghese insediato ufficialmente il 1° novembre scorso alla presidenza della Commissione UE, non ha perso tempo nel cimentarsi in quello che sembra essere diventato, negli ultimi anni, lo sport preferito della Commissione Europea: il tiro al piccione Italia. In perfetta continuità e contiguità con il suo predecessore Barroso, probabilmente il più disastroso presidente della Commissione da quando è nata questa sciagurata istituzione sovranazionale, l’ineffabile lussemburghese ha immediatamente impallinato la legge di stabilità italiana varata dal governo Renzi. È pur vero che, come ha stigmatizzato con felice immagine l’onorevole Giorgia Meloni, la legge fondamentale del bilancio dello Stato per il 2015 è scritta “su carta da pizza”, a sottolineare l’inconsistenza della stessa, ma la pesante ingerenza dei dogmi tecnocratici di Bruxelles è diventata insostenibile e non più tollerabile. Al Presidente Renzi che, giustamente, ha rivendicato un maggiore rispetto nei confronti della storia, del peso politico e della dignità del nostro Paese nel contesto europeo, il signor Juncker ha risposto piccato “io non sono il capo di una banda di burocrati, forse lui lo è. Io sono il Presidente della Commissione UE, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi”. Su un punto sono d’accordo con Juncker: la Commissione UE non è una “banda” ma piuttosto la mano armata di quella autentica associazione per delinquere di stampo mafioso rappresentata dai poteri della finanza mondiale e delle banche che stanno facendo strage di milioni di cittadini europei inermi. D’altro canto è bene ricordare chi è il signor Jean-Claude Juncker. Laureato in diritto non ha quasi mai esercitato l’avvocatura avendo subito abbracciato la carriera politica. Nell’84, a 30 anni, è ministro del lavoro e delegato al bilancio del governo Santer. La designazione di questi alla presidenza della Commissione UE, che pare essere ereditaria per i lussemburghesi, è nominato Primo Ministro ed esercita contemporaneamente le funzioni di ministro delle finanze, del lavoro e del tesoro di un Paese che è stato per decenni, e lo è ancora oggi, uno dei paradisi fiscali più appetibili del mondo occidentale. Ma la sua passione vera sono le banche. Dall’89 è Governatore della Banca Mondiale fino al ’95, anno in cui assume la responsabilità di Governatore del Fondo Monetario Internazionale e Governatore della Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo. La patente di superburocrate l’ha quindi guadagnata sul campo ed è assolutamente poco credibile quando dichiara di non essere il capo di una banda di burocrati. Quanto poi all’affermazione sulla legittimità popolare del governo europeo, equiparandolo ai governi nazionali, mi pare francamente un ulteriore insulto all’intelligenza di milioni di cittadini europei. La drammatica realtà che stiamo vivendo ci parla di una frattura sempre più profonda ed insanabile tra le istituzioni europee e la vita reale dei suoi popoli. Non prenderne atto e non attivare da subito tutte le iniziative in grado di cambiare lo stato dell’arte ci affosserà in una crisi irreversibile. Questa Unione Europea non ci rappresenta e ancor meno ci rappresenta lei, signor Juncker. 
 


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