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Aglio e schizzinosi

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

26
OTT
2012

 

Si dice che il patriarca Noè sia vissuto 950 anni grazie anche a una presenza importante di aglio nella sua dieta. In effetti questo esuberante ortaggio possiede importanti virtù medicamentose, grazie anche all’allicina, un potente antibiotico capace di attenuare i sintomi del raffreddore e del mal di gola. Pare che sia un toccasana mangiarne due o più spicchi al giorno oppure aggiunto crudo nelle pietanze. Eppure mi chiedo quanto siano stati lunghi e difficili tutti quegli anni per chi è stato a fianco del biblico vegliardo. Non ho nulla contro l’aglio, ma preferisco perire giovane e odorosa di rose e viole piuttosto che arrivare al traguardo dei mille anni con l’allure dell’allicina. Giammai. L’attenzione e i riguardi verso il prossimo si manifestano quindi nel mio personale vangelo anche stando bene attenti a evitare l’aglio, ma anche pesto, tzatziki, bruschette strofinate e in genere tutto ciò che ha preso l’effluvio dei temibili bulbilli. Lo diceva pure Shakespeare nel “Sogno di una notte di mezza estate”, quando consigliava ai suoi attori di non mangiarlo in quanto "dobbiamo esalare tutti un alito che deve riuscir dolce e gradevole". Del club dei Grandi Choosy, come direbbe Fornero, fanno parte anche Berlusconi, streghe, vampiri e parassiti intestinali: d’altronde, come si dice, agli e fravagli, fattura che non quagli.

A proposito di schizzinosi e di Fornero, mi tocca dire qualcosa che risulterà sgradito a molti, ma d’altronde non ho mai avuto la presunzione di essere pop. Concordo con le affermazioni del Ministro del Lavoro, quando esorta i giovani a non limitarsi ad attendere il posto ideale, ma mettersi in gioco subito in un mercato che in effetti non è né dinamico né inclusivo. Al netto di una maggioranza che s’impegna e va avanti in condizione di grande svantaggio generale, non si può far finta che molti ragazzi non brillino certo per intraprendenza, responsabilità sociale e propensione al sacrificio. Fornero si riferiva a questa categoria di ragazzi, la stessa che – educata all’assistenzialismo familiare – pretende il medesimo trattamento dallo stato, chiedendo diritti ma apportando ben poco in termini di passione e ricchezza creativa. Senza entrare nelle differenze sociali ed economiche, molto spesso la rovina di questi giovani è costituita proprio dai genitori “spazzaneve”, capaci di eliminare ogni ostacolo che possa intralciare il cammino dei figli, facendo sì che crescano poco responsabili e “svegli”: sono gli stessi per cui un buon posto è quello dove si lavora il meno possibile pur con tutti i benefit di uno stipendio statale o parastatale.

Ebbene, il problema della nuova generazione è la generazione che l’ha preceduta. Altro che spalle di giganti da cui guardare il mondo e vedere più lontano.     

 



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