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IL SACCO DI ROMA

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

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LUG
2015
Alcune settimane fa, da queste stesse pagine, ebbi modo di denunciare il costante, continuo ed inarrestabile degrado nel quale è sprofondata la nostra Capitale, a partire dagli anni del Giubileo di inizio millennio, di rutelliana memoria. Non provo alcuna soddisfazione nel fatto che, quanto da me stigmatizzato al tempo, in questi giorni trovi ampio risalto sulle prime pagine di alcuni dei più prestigiosi quotidiani del mondo, da The Guardian al New York Times, a Le Monde. È la riprova, semmai, che lo stato di salute di Roma non è questione che riguardi esclusivamente l’Italia e gli italiani ma ha riflessi di proporzioni planetarie, stante il fatto che l’Urbe è patrimonio dell’Umanità e che, statisticamente, è la prima Città da visitare nei sogni dei turisti di ogni latitudine. Una situazione che in qualunque altro paese del mondo rappresenterebbe uno schiaffo alla dignità nazionale, una vergogna a cui porre rimedio con soluzioni drastiche e tempestive, ai nostri ineffabili amministratori pubblici pare non creare nemmeno un minimo rigurgito di pudore. Trovo superfluo ritornare sulle drammatiche e croniche deficienze che affliggono la Capitale, dove semmai potrebbe essere complicato trovare anche un solo servizio sociale che funzioni con un minimo di efficienza, così come mi parrebbe di sparare sulla Croce Rossa gettando tutte le colpe sulle miserevoli spalle di quell’utile idiota del Primo cittadino. Marino sarà anche un uomo onesto ma ciò non toglie che sia un sesquipedale incapace e questa è sicuramente la sua colpa maggiore. Altro discorso invece è quello che coinvolge il nostro Capo del Governo, il nostro Presidente della Repubblica, vecchio e nuovo, ed i nostri Presidenti di Camera e Senato, a mio avviso colpevoli di comportarsi come le famose tre scimmiette: non vedo, non sento e non parlo! Roma non è sull’isola di Lampedusa, né confinata nella piana di Gioia Tauro e né tantomeno sperduta in una delle bellissime quanto impervie valli bergamasche. Roma è al centro dell’Italia, ne è la Capitale nonché la sua città metropolitana più popolosa ed estesa, ed in essa insistono (purtroppo per i romani) le sedi di tutte le più importanti istituzioni nazionali ed alcune anche internazionali, ed è assolutamente indecente che lo scempio ed il sacco della Città avvengano sotto le finestre del Potere senza che ci siano non dico provvedimenti pratici, ma neanche una sola voce che si alzi dagli scranni autorevoli su menzionati. Il degrado è nella Città perché degradata e degradante è l’autorità morale di chi governa questo Paese. Ma dopo aver stigmatizzato doverosamente l’inettitudine, la cialtroneria e l’inesistenza del senso civico di chi ci guida (mandato ricevuto da chi non si sa, ma questo è un altro discorso), non posso non sottolineare con altrettanta fermezza le colpe non piccole di molti degli Ospiti della Capitale i quali hanno, seppure in misura minore, non poche colpe nello stato di incuria e sporcizia in cui versa la città. Mandrie transumanti di turisti scorrazzano per l’Urbe vestiti in maniera indecente e dai comportamenti al limite, se non oltre, del codice civile. Fontane di bellezza unica al mondo utilizzate per pediluvi ristoratori quando non come veri e propri bidet per abluzioni intime, persino da parte degli inglesi che notoriamente non sono molto avvezzi a curare la pulizia del proprio corpo, comprese le parti intime. Le scalinate di alcuni dei monumenti più ammirati al mondo utilizzati per gozzovigliare con panini e pizze a go-go, sonnellini ristoratori e bevute colossali di birra non peritandosi minimamente di eliminare carte e cartacce, bottigliette di plastica e di vetro preferibilmente frantumate in mille pezzi. E per non smentire le loro origini barbariche imbrattano di piscio e di sterco le viuzze ed i vicoli, usate anche come occasionali alcove per soddisfare improvvisi ed animaleschi istinti primordiali. Allora, cari e stimati reporter che vi state occupando giustamente indignati di quanto sia degradata Roma, abbiate anche il pudore e l’onestà intellettuale di sottolineare l’aberrante, a volte, comportamento dei vostri connazionali che pare smarriscano, una volta messo piede sul suolo italico, tutte quelle regole di buona convivenza civica e di rispetto per le cose e le persone, che contraddistinguono i relativi comportamenti tenuti nei vostri paesi.           
 


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