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Recensione d´autore/Il valore aggiunto dell´interpretazione

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

19
GIU
2015
L’esecuzione pianistica di Cosimo Damiano Lanza, recentemente registrata su CD, è un buon motivo per disquisire di gaiezze, mestizie, tormenti, utopie e passioni 
 
Chissà perché dopo l’ascolto solitario e calamitante dell’esecuzione pianistica da parte dell’illustre maestro, Cosimo Damiano Lanza, recentemente registrata su CD “LIVE” della “Sonata” n° 3 op. 58 diF. Chopin e delle ”Fantasiestucke” op. 12 di R. Schumann, nell’intento di partecipargli il mio alto “indice” di gradimento, mi è venuto in mente la figura e la funzione dell’attore di teatro, non del guitto, ovviamente, ma del fenomenale “mattatore” del palcoscenico, di chi con maestria, passione e innate attitudini, affabula, incanta, ammalia, elettrizza ed entusiasma il suo attento, serio e silente pubblico.    
     Di certo Lanza non risulterà l’unico né il primo artista del pianoforte che, giunto all’apice della carriera, al fine di affermare o consolidare le proprie abilità conseguite, si sia cimentato in analoghe “performance” del genere, ottenendo diversi gradi di consensi.  
    La differenza degli esiti, su medesimi celebri brani, dipende proprio dalle individuali capacità di esecuzione, dall’evidente trasporto interiore che sappia irradiare intense emozioni.   
     Il pianista eccellente, al pari dell’attore protagonista, che diventa il giocoliere, l’acrobata delle vocalità, il pianoforte umano che conferisce sonorità alle parole scritte e imparate, che anima e attualizza pensieri espressi su testi da autori anche scomparsi, non si limita a eseguire pedissequamente classiche partiture che conosce ormai a menadito, ma le sa interpretare magistralmente, impegnando tutte le sue energie fisiche, mentali e sensoriali. 
    E ancora, se l’affermato attore deve il successo, oltre che a straordinarie doti mnemoniche, alle capacità di dilatare, frantumare, contrarre suoni e parole, di modulare sapientemente gli elementi timbrici della voce che alterna con silenzi, di assumere con perizia movenze, posture ed espressioni facciali volte ad assecondare le dinamiche della recitazione, anche l’eccelso pianista, a sua volta, deve la fama alla facoltà di compiere una sorta d’immedesimazione organica con lo strumento meccanico, realizzando inediti virtuosismi sui tasti zebrati, dando l’impressione di reincarnare l’autore, con cui fonde le sensibilità e amplifica le vibrazioni sprigionate dai suoi ritmici e calibrati tocchi e sfioramenti, finendo, in alcuni casi, di rapinare i senni degli ascoltatori.
    Ed è ciò che la pregevole esibizione di Lanza mi ha destato. A sostegno del mio favorevole elevato credito di valutazione sussiste una cospicua raccolta di prestigiosi pubblici riconoscimenti, quali encomi, premi, alti patrocini, conquistati nel corso della sua frenetica e appassionata attività di concertista in Italia e all’estero, sia come solista, sia in formazioni di gruppo, di docente, di compositore, di clavicembalista, di direttore dell’Accademia e di promozione musicale che sviluppa proficuamente su vasti territori di più Regioni italiane.
     Mi preme, inoltre, evidenziare che come si riconosce la genialità, il talento dell’artefice dell’atto creativo nel comporre musica, così parallelamente andrebbe stimato il talento di chi sappia perfettamente interpretarlo. Quando fortuitamente i due fenomeni si coniugano, nasce l’eccellenza, la perfezione, appunto, il massimo del risultato, perché le virtù di entrambi concorrono alla formazione dello stesso, qualificando il secondo intervento il valore aggiunto, la classica ciliegina che colora e adorna la torta.
     Lanza, in realtà, mentre si lascia attraversare dalla musica composta da altri autori, la trattiene per impercettibili istanti, giusto il tempo per interiorizzarla e subitaneamente rielaborarla, arricchendola della sua ultra trentennale esperienza, suffragata dall’acuta sensibilità e dal passionale coinvolgimento. 
     E risulta talmente autentica e genuina la sua infervorata partecipazione che, se il nostro Maestro, anche dopo pochi minuti dalla fine di una esecuzione, dovesse replicare la sua performance pianistica, di certo non realizzerebbe un perfetto duplicato, perché egli profonde un tale rinnovato e creativo impegno da giungere persino a reinterpretare se stesso. 
     Del resto, testimonianze di originali capacità personali a ottimi livelli, Lanza, ne ha disseminate tante nel corso della sua invidiabile e poliedrica attività, l’attuale CD rappresenta, dunque, l’ennesima attestazione di successo alla quale, con facile profezia, posso affermare che altre e sempre più lusinghiere si aggiungeranno, perché l’Arte in lui risulta genetica e si esplica in più forme, costituendo un Asso assoluto che, da autentico spirito eclettico, si estrinseca mirabilmente in molteplici campi dell’agire. 
     L’estensione delle seguenti note recensive risulterebbero monche se omettessi di disquisire, sia pure brevemente, sulle motivazioni che hanno indotto il Maestro Lanza a scegliere i mitici compositori Chopin e Schumann, nonché  i loro più significativi brani.
     Non v’è dubbio che trattasi di due veri capolavori pianistici, sia per la complessità compositiva, sia per l’insieme di virtuosismi di cui entrambi risultano pregni. 
     Infatti, il perfetto binomio raggiunto tra connotazioni tradizionali romantiche e spinte innovatrici, l’equilibrio acrobatico stabilizzato tra l’esigenza di osservare il classicismo formale e l’estrosità lirica, le armoniose convergenze tematiche, generano atmosfere trasognanti, evocatrici e contemplative e conseguentemente producono una sorta di mix vibratile di notevole intensità emotiva. 
     Porsi l’interrogativo su come la scelta sia caduta su di loro, equivale a chiedersi perché un attore predilige recitare alcune poesie di un poeta, piuttosto che altre poesie e di altri poeti altrettanto ispirati e talentuosi.    
     Credo che alla base di tali scelte possa intervenire anche una forza di attrazione, di ammirazione, di curiosità che l’uomo avverte prepotentemente verso tutto ciò che gli appare strano, meraviglioso, superiore alle proprie capacità,       
     Spesso siamo sopraffatti dallo spirito di emulazione, da frenetiche ambizioni professionali, sfidando i limiti personali, pur coscienti di correre dei rischi.
     Nel caso di Lanza, invece, a polarizzare il suo interesse nei confronti dei due magnifici protagonisti del panorama internazionale musicale d’ogni epoca, è risultato l’affinità sul piano dei sentimenti, la comune identità stilistica e sensoriale. Lanza ha assorbito il loro status pulsivo, lo ha metabolizzato, tentando di ripercorrere temporalmente le ansie e gli avvenimenti che vissero gli illustri autori e che ispirarono quelle opere magistrali.
     Alternanze di fantasie, gaiezze, mestizie, tormenti, utopie e passioni hanno originato scritture dai ritmi parimenti oscillanti, assecondando picchi umorali contingenti o emozioni sedimentate nel tempo.
     La loro sorprendente girandola di melodie cattura, sublima, sprigiona energie sonore che scuotono l’essere, inoltre,esprime messaggi interiori, palesa vocazioni,giungendo persino a tracciare i profili caratteriali della sua triplice matrice: Chopin, Schumann e Lanza sembrano concorrere con fervore al progetto creativo e appaiono vibrare all’unisono in un canto dell’anima che anela sfinimenti nell’ellenico e mitologico Tempio di Euterpe.
 


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