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Quanto ci piace di chiacchierare

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

22
GEN
2016
Durante una conferenza stampa in cui si sarebbe dovuti discutere i provvedimenti del Governo per l’ambiente ionico, l’onorevole Michele Pelillo mette alla porta Luigi Abbate, il reporter già deriso dal Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola durante la famosa telefonata con Girolamo Archinà, addetto alle relazioni istituzionali dell'Ilva. «Il Deputato – ha raccontato il giornalista - mi ha invitato ad andare via, negando la mia qualifica di giornalista e definendomi fazioso. Calpestati la Democrazia e il Diritto alla Libera Informazione!». Apriti cielo. Si è scatenato l’inferno del dibattito social. Fra i commentatori, moltissimi si sono indignati del fatto che i colleghi presenti non si siano gettati nella mischia a difendere Abbate ma che siano rimasti garbatamente al loro posto.
La verità è che la maggior parte dell'opinione pubblica crede che essere giornalista oggigiorno significhi fare della provocazione la propria cifra professionale e andare in giro a consegnare tapiri per certificare l'indignazione popolare. No. I giornalisti devono descrivere quanto più oggettivamente possibile un fatto, al più offrire chiavi interpretative al lettore. Finiamola con la storia che i giornalisti devono fare le rivoluzioni al posto di cittadini - non tutti, per carità - che a gran voce inneggiano all'armiamoci e partire. Michele Pelillo, alle regionali del 2010, ha preso 15mila e più voti. Fra questi ci sono sicuramente elettori che ora scendono nell'arena del dibattito con le soluzioni del senno di poi: perchè i giornalisti non sono usciti dalla stanza in solidarietà ad Abbate? perchè i politici presenti non sono intervenuti? Ah, giornalisti e politici, vil razze dannate, i primi venduti e lecchini, gli altri venduti e basta. La mia solidarietà va non tanto a Luigi Abbate, che già ne ha ricevuta tanta da ogni dove. La mia solidarietà va ai giornalisti che onestamente, coerentemente e garbatamente fanno il loro mestiere, e che oggi legge post di schifati cittadini secondo cui sono, siamo, tutti collusi con la cattiva politica, giornalai più che giornalisti e altre amenità del genere. Non è vero. Non è vero.
Piuttosto mi sembra un’altra la faccenda su cui concentrarsi. Il gruppo Pd in consiglio regionale ha proceduto all’istituzione dell’ufficio stampa ed alla nomina di dodici collaboratori. Fra questi c’è anche Michele Mascellaro. Chi è Mascellaro? Ma sì, l’ex direttore del Taranto Sera, quello che si faceva – pure lui – le chiacchierate con Archinà: «Domani niente, faccio circolare…quella…ti ricordi che ti parlai della relazione di Assennato [Lo stesso che in questi giorni è ritornato a bomba con delle dichiarazioni che minimizzano lo stato di disastro ambientale, NdR]. A ‘sto punto mò sa da fa. La mando solo a te e a Taranto Sera». Puntualmente, Taranto Sera pubblicava una “Esclusiva: documento top secret dell’Arpa smentisce tutto. Un affare di milioni dietro la finta emergenza berillio”. Mascellaro, direttore di Taranto Sera, e Archinà si complimentavano a vicenda:
Archinà: «Azzo! Ma hai visto? Tutti i giornali ti hanno seguito eh!»
Mascellaro: «Che mi tieni a fare a me?».
Archinà: «Hai fatto uno scoop hai fatto…».
Mascellaro: «L’ho scritto pure: “Nostra esclusiva”». Eccetera eccetera. 
 


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