Se nel giro di poco più di un anno due bambini precipitano dallo stesso appartamento della peggiore provincia napoletana, è ben difficile parlare di tragica fatalità. Ad aprile del 2013, da una finestra dell'ottavo piano precipita Antonio Giglio, di quattro anni. Nel giugno 2014 viene lanciata Fortuna Loffredo, cinque anni. Pochi giorni fa i carabinieri arrestano il patrigno di Antonio: sarebbe stato lui a lanciare la bambina dal terrazzo. L'uomo in quel momento si trovava agli arresti per molestie nei confronti delle due bambine della compagna e della sua stessa figlia di tre anni. La madre delle bimbe ora è ai domiciliari: avrebbe coperto l'amante.
Intrecci familiari complicati che nella promiscuità e nel degrado sociale trovano nutrimento. Lui, disgraziato e pervertito, incapace di dominare la sua bestialità, la riversa vigliaccamente su creature indifese che null'altro sono ai suoi occhi se non oggetti del suo soddisfacimento: e se alla fine si dimenano e non vogliono più, be', allora via, lì dove non possano più dare fastidio. Lei, altrettanto disgraziata, capace di scegliere la soluzione più terribile tra il rimanere sola e lo scempio dei suoi figli, o peggio: se qualcuno dev'essere abusato - avrà pensato - speriamo che questa volta non tocchi a me.
Povera piccola Fortuna, il cui nome non è stato foriero di una vita piena e bella: ha ragione Corrado Augias a notare che a cinque anni la piccina ne dimostrasse di più, come se fosse già un'adolescente; ma i bambini non hanno la capacità di immaginare quanto va oltre il proprio bagaglio esperienziale, non sono in grado di assumere atteggiamenti sessualizzati se non avendoli appresi in qualche modo.
E intanto della piccola non rimane che una foto in mano alla madre, immortala con alle spalle una statuetta di Padre Pio: è drammatico il contrasto tra la statua di un santo e una bambina abusata dal suo carnefice e dal branco sociale nel quale ha consumato una infanzia perduta.