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Non avevamo altra scelta

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

1
MAR
2013

 

L’addetto stampa di un politico lo sa: quando muore un operaio dell’Ilva s’ha da fare il comunicato di cordoglio e di solidarietà alla famiglia, auspicando l’intervento delle istituzioni e del tempo galantuomo: testo uguale al precedente, quello dell’ultimo morto, tranne che per le generalità e la data. Taranto paga il suo rapporto patologico con la grande industria esattamente come l’Italia sconta quello con i suoi rappresentanti: vicendevole dipendenza e sfruttamento, in dinamiche malsane che portano solo all’abbrutimento e all’esaurimento reciproco. L’Italia esige rispetto nel suo processo democratico, come dice Napolitano: sarà, ma il fatto è che, come invece dice quel gran genio del mio amico, “un pugno di italiani (in fondo non più del 20% della popolazione) ci tiene in ostaggio da un certo numero di anni e quegli altri, invece che smacchiare leopardi, potrebbero…”. E qui, come tutte le grandi opere incompiute, la grande verità s’interrompe ex abrupto, lasciando in suspense come quando la signora Fletcher arriva sul luogo del delitto e il meschino, in punto di morte, tenta di sussurrare il nome dell’assassino, senza riuscirci. Già, potrebbero fare cosa? Nulla è possibile contro un diffuso sentimento popolare che ci trasforma in un gregge di elettori faciloni e sempliciotti, pronti a ubbidire a chi grida più forte. Certo, la legge elettorale e le alternative inesistenti non hanno aiutato gli italiani a fare meglio, ma tutta la fiducia concessa a un non-partito, quello di Grillo, sembra un atto affrettato e disperato, come di chi, non avendo scelta, passa dalla padella acquistata su Mediashopping alla brace di un ambiguo Mangiafuoco, dalle canzoni di Apicella alle urla sgraziate nelle piazze. I grillini sono migliori del loro leader, ma questo non consola più di tanto dato che la rete creata dall’ex comico è fragile e si poggia interamente sull’autoreferenzialità del suo carisma. 
Comunque ben venga il cambiamento, tanto peggio di così non poteva andare: un Paese diviso, ingovernabile, indeciso e anche bugiardo, visti i ribaltamenti dei sondaggi. E con l’avvento dei grillini in Parlamento ci saranno davvero molti cambiamenti: saranno tanti, saranno giovani, alcuni con la fortuna e la sprovvedutezza del principiante, altri con la furbizia di chi ci ha visto giusto in tempi non sospetti. Cambierà anche l’approccio tra addetti all’informazione e questi homines novi della politica. E forse a Palazzo Chigi faranno capolino anche outfit sempre più informali, fino a vedere sdoganati i jeans anche per i deputati, lì dove per vent’anni hanno regnato sovrane le cravatte di Marinella e il cachemire dei radical chic. 
 


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