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Zotico ma veritiero

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

29
MAR
2013

 

Dunque decidiamoci: le parole sono importanti o no? e se sì, quanto contano più dei fatti? Offende più la presenza di Scilipoti al Senato o lo sbotto liberatorio di Battiato che denuncia la presenza in Parlamento di “troie disposte a tutto”? Le orecchie vengono oltraggiate maggiormente da una becera programmazione tv o da una parola, spregiativa ma con una forza di sintesi straordinaria, pronunciata nel contesto sbagliato come quello del Parlamento europeo? Turba più un esubero verbale pubblico o i posti da consigliere regionale elargiti come ricompensa a prestazioni private? Lungi dal cercare giustificazioni etimologiche, risulta ipocrita lo scandalo destato al suono di due sillabe: ci riscopriamo tutti vergini, pronti ad arrossire a comando dopo aver visto, sentito, sopportato e votato di tutto. 
È vero, l’uso della parola “troia” non è indicato né in qualsiasi occasione formale ma neanche nei tinelli di famiglie educate, a meno che non si voglia disquisire della città omerica; ci potrebbe essere la necessità di indicare la femmina del maiale, quella di solito destinata alla riproduzione, ma “scrofa” è decisamente più elegante. E se poi si vuole parlare proprio di individui che sono soliti vendere una parte di sé (che sia la “cosina” -come la chiama Pasquale Festa Campanile-, o che sia l’appartenenza politica), allora si possono usare svariati sinonimi o giri di parole sicuramente più adatti. Eppure quella parola, evocativa di una grande bestia contenente uomini (come il cavallo che i troiani si portarono dentro le mura) oppure uccelli (come nella ricetta dell’antica Roma, il porcus troianus, una bella porchetta ripiena di cacciagione), non fatica molto a essere accostata al Parlamento italiano dove, accanto a politici di buona volontà, ve ne sono altri assolutamente improbabili ai vertici della rappresentatività. Che poi l’offesa sia rivolta utilizzando un sostantivo femminile, non se ne dolgano le signore più di quanto non abbiano fatto in tutta la storia dell’Homo sapiens, dato che le parole riguardanti la sfera sessuale maschile sono in numero decisamente minore rispetto ai corrispettivi in rosa: gli uomini infatti hanno avuto da sempre la necessità di numerosi termini nelle sentenze dei costumi morali delle donne, mentre a queste ultime non sono state date molte chance e il vocabolario è rimasto di conseguenza molto limitato. 
Lo sfogo di Battiato può essere stato inopportuno, maleducato, zotico e incivile ma di certo non difetta in verità. Il cantautore non può essere tacciato nemmeno di misoginia, perché non ha colpa se l’insulto risulta di genere femminile: non è che non ci siano maschi tra le orche e le volpi e anche “minchia” (dal latino mentula) indica cose tutt’altro che femmine. 
 


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