Mentre ancora la polvere del crollo non si era diradata e gli italiani guardavano sbigottiti all'enorme tragedia di Genova, il governo nazionalpopulista faceva quello che sa fare bene: soddisfare l'emotività del popolo e dargli il pasto immediato e pessimo di un colpevole su cui dirottare il senso di rabbia e di insicurezza collettivi. E dopo aver trasformato il Parlamento in un bivacco di manipoli addetti alla propaganda, i grillini hanno avuto l'occasione - tragico palco - per mettere in pratica la loro ideologia latrante e velenosa.
Difficile dire chi ha fatto peggio fra le due teste di quel cerbero carioca che ci ritroviamo al governo. Uno, dopo i gozzovigli ferragostani con i suoi - con i soccorsi che ancora scavavano per cercare sopravvissuti - si è scagliato subito con dichiarazioni antieuropeiste sciocche e inopportune: nel massiccio processo di revisione e ricostruzione che seguirà a questa estate funesta, sarà proprio l'Europa ad avere uno dei ruoli principali in termini di finanziamenti. Quell'altro invece, smessi i panni del prevetariello e indossati quelli di giudice, ha sfornato la sentenza prima ancora che le indagini fossero cominciate, incapace di trovare un equilibrio tra il linguaggio istituzionale (obbligatorio nella sua posizione) e la partecipazione emotiva chiesta da un elettorato ormai manipolato all'automatismo come i cani di Pavlov.
Le parole di Conte, poi ("Non possiamo attendere i tempi della giustizia"), stupiscono doppiamente perchè dette da un avvocato e un alto rappresentante dello Stato: non solo mettono in dubbio i valori costituzionali ma implicitamente danno la stura a quel pericoloso senso della giustizia fai da te che andrebbe bene ovunque tranne in uno stato di diritto dall'impianto legislativo come il nostro e come quello di un Paese che possa definirsi civile. Ora dunque attendiamo una coerente e radicale riforma del sistema giustizia, visto che lui stesso - uomo di legge - non ne ha fiducia.
Ancora, come giustificare le dichiarazioni non di pancia ma addirittura intestinali dei membri del governo contro un'azienda? Con le responsabilità ancora da accertare si dà addosso all'untore senza prevedere che se i Benetton hanno tali e tante partecipazioni in affari diversificati e risentiranno del danno sì ma con la tranquillità dei ricchi, i piccoli investitori invece avranno conseguenze serie. Risultato: da aggiungere al lutto collettivo anche i danni per i risparmiatori e un clima anti imprenditoriale che allontana gli investimenti esteri.
E nel giorno dedicato ai funerali delle vittime, lo specchio vero degli italiani: da un lato la folla plaudente all'ingresso in chiesa di Di Maio e Salvini e dall'altro il rifiuto dei familiari della maggior parte delle vittime alla cerimonia di Stato.