MENU

Educazione videosorvegliata, se è giusta la logica del "sorvegliare e punire"

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

25
FEB
2019

Trasversale a tutte le principali forze politiche è la convinzione che gli impianti di videosorveglianza negli asili e nelle case di cura possano indurre un effetto deterrente, perché ‒ inutile a dirsi ‒ l’operatore che sa di essere osservato tende a conformarsi alle aspettative di chi lo sorveglia. Così, la sfiducia generalizzata nei confronti degli operatori (sanitari e scolastici) si traduce in una misura di monitoraggio repressivo, assai utile per stroncare sul nascere abusi e maltrattamenti grossolani.

Certo, se il cambiamento dovesse limitarsi a ciò, il personale frustrato e inidoneo rimarrebbe tale: la presenza di un occhio elettronico scoraggerebbe solo le esternazioni più evidenti, e la tendenza all’abuso, pertanto, si farebbe più sottile, dando come esito un servizio (sanitario o educativo) sciatto, freddo e meccanico.

Bisogna, quindi, superare quest’atteggiamento puramente repressivo, e puntare su selezione e formazione costante del personale: su prove di idoneità psichica che valutino, in ingresso e in itinere, la tolleranza alla frustrazione e la capacità di gestione di fattori stressanti in contesti realistici; nonché puntare su percorsi di formazione psicologica che, andando oltre gli insegnamenti accademici, diano competenze effettivamente spendibili nella gestione del proprio equilibrio personale e nella conduzione del gruppo classe.

Perché l’esaurimento lavorativo nasce innanzitutto dalla sensazione di aver perso il controllo della propria vita e del proprio lavoro. Quindi si risolve solo dotando il lavoratore di adeguate competenze psicologiche, relazionali e didattiche. E lo psicologo, in tale contesto, constata e guida, senza giudicare né condannare. Riscontra, anzitempo, cause ed effetti, e prospetta, in scienza e coscienza, eventuali soluzioni, che si premura di applicare adottando un atteggiamento sempre collaborativo e dialogico.

Ma, al di là di tutto questo, ci siamo mai chiesti, presi dalla giusta e condivisibile foga di reprimere, che effetto possa sortire questo monitoraggio sulle tenere menti dei bambini? La consapevolezza di un ulteriore occhio vigile ‒ che a differenza degli altri è costante ‒ potrebbe inculcare un ulteriore senso del dovere? Più pervasivo, più incisivo? Potrebbero i pargoli finire per conformarsi a questa misura interiorizzando la logica foucaultiana del “sorvegliare e punire”? E alcuni di loro (specie quelli più grandi) potrebbero sviluppare, per opposizione alla pressione percepita, reazioni comportamentali improprie? Solo la storia potrà dircelo.

Noi, nel frattempo, confidiamo che l’eterna antinomia tra libertà e sicurezza possa, in questo caso, risolversi nella scelta e nella formazione di professionisti responsabili che sappiano far crescere i giovani nella passione per le arti e le scienze.



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor