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Congressi e cattivi pensieri

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

2
MAR
2012

 

Per il PdL ionico, quello svoltosi domenica scorsa a Taranto è stato sicuramente un congresso dai grandi numeri (settemilaottocentosettanta tesserati; ottantasettemilatrecentocinquasette euro tra tessere e spese postali; cinquemilatrecentonovantatre votanti; quattromilasettecentodiciassette voti per la lista vincente, quella di Luigi Montanaro ex sindaco di Ginosa). La sintesi di queste cifre ha “generato” trentadue componenti della direzione provinciale ripartiti tra i vari contendenti, in questo modo: 18 all’area Pietro Lospinuso/Arnaldo Sala; 9 a Gianfranco Chiarelli; 3 a Stefano Liuzzi/Franco Vitanza/Donato Salinari oltre al nuovo segretario Luigi Montanaro (Lospinuso) e al vicesegretario vicario Renato Perrini in quota Fitto/Chiarelli. Le note positive arrivano sicuramente  proprio dall’elezione di questi ultimi due che, pur non rappresentando in toto un taglio netto con il passato, per le loro doti di ascolto e moderazione fanno ben sperare in un futuro meno litigioso tra le varie anime del partito. Al consigliere comunale di Crispiano, molto vicino all’ex ministro Raffaele Fitto, spetterà il compito di riequilibrare “l’asse geografico” che in precedenza con il triunvirato formato dal compianto on. Pietro Franzoso, Arnaldo Sala e Pietro Lospinuso, relegava ai margini proprio l’area Martina Franca/Crispiano. Nello scorrere l’elenco degli eletti, soprattutto quelli non collocati nel listino bloccato, di notevole rilevanza è il successo personale dell’imprenditrice Annalinda Romano, donna determinata e poco incline a lustrini e paillettes, risultata la prima degli eletti a pari merito con Nico Lupoli. Sul fronte “martinese” è da considerare favorevolmente l’elezione oltre che di Nico Lupoli anche di Orazio Turnone e Mario Caroli tutte e tre persone di comprovata preparazione ed esperienza e tra i volti più “freschi” in circolazione. I “mezzi” utilizzati per raggiungere questo “fine”, sicuramente non sono stati tra i più ortodossi, ma con un atto di grande generosità ancora una volta verranno giustificati. Già da domenica sera, proclami di giubilo si sono levati da destra e da… destra ma, togliendo le considerazioni precedenti, in realtà non è che ci sia molto da stare allegri. A questo congresso si è arrivati in un clima teso e da regolamento di conti e solo l’intervento di Raffaele Fitto ha fatto in modo che tutti fossero “sorridenti e contenti”. Si è parlato di grande partecipazione popolare e a leggere “freddamente” i numeri, questa realmente c’è stata anche se viene da chiedere quanto sia stata spontanea. Si è detto anche di un partito che ha riscoperto la gente e della gente che ha riscoperto il partito; della sconfitta del sistema “verticistico” dimenticando volutamente i “padroni delle tessere”. Da giorni, diverse telefonate incalzavano gli “aventi diritto” al voto che venivano invitati a non “bucare” l’appuntamento di domenica. Vari pullman, appositamente noleggiati, sono partiti da diverse città in direzione Taranto. La Cittadella delle Imprese, semideserta durante i vari interventi, è stata teatro del brulicare continuo di gente armata di penna e scheda. Sono state elezioni vere, certificate anche da quei duecento forzati del voto che non hanno voluto mancare alla “kermesse” ma che nell’urna, alla fine, hanno inserito una scheda bianca nulla. Ma come si è arrivati a questo congresso così carico di successo ma soprattutto di tessere?  Militanti veri che hanno messo mano al portafoglio per tirar fuori i dieci euro di quota sicuramente ce ne sono stati, così come ci sono stati dei “mecenati” che sono venuti incontro al desiderio dei pidiellini “squattrinati” omaggiandoli della tessera. Se ai tempi della D.C. si ricorreva all’elenco telefonico ora si ricorre al più diffuso dei social network. A Martina Franca, a tesseramento concluso, si annunciava un successo senza precedenti che voleva circa milleottocento martinesi tesserati al partito di Angelino Alfano. Un “fervore” partecipativo che lascia esterefatti soprattutto se si pensa che in questi ultimi anni, quelli dell’amministrazione Palazzo, nessuno ha chiesto conto di quanto stesse succedendo negli “azzurri” locali. Nessuno ha sentito l’impulso di “assediare” la sede di via Rosmini o qualche segreteria per  chiedere, per esempio, come mai ci sono voluti diciotto mesi per eleggere il presidente del Consiglio Comunale, sulla pelle del quale si è giocato e si continua a giocare nel modo più becero possibile; oppure perché Michele Muschio Schiavone e il suo gruppo hanno sentito l’esigenza di trasferirsi armi e bagagli all’U.C.D. di Casini e più che carnefici, come sono stati indicati, in realtà erano le vittime. Al congresso provinciale si è riscoperta la soddisfazione di aver vinto perché, chi realmente, chi moralmente, chi spiritualmente, chi soprattutto per unzione è tornato a casa vincitore e il confronto/scontro si è subito spostato in ambito cittadino. “Teste di legno” pronte a chiedere, conto terzi, un cambiamento che come obiettivo principale ha quello di far uscire “come il cucchiaio dalla pentola dei ceci” chi aveva preso impegni precisi  e ora non ha più voglia o non è più in grado di mantenerli. Tutti pronti allora, in nome della vittoria di Pirro, a mobilitare nuovamente le truppe cammellate e a far ripartire il valzer delle telefonate. A meno ché, Raffaele Fitto…

 



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