Tra bacchettate a Ipazio Stéfano, amarcord e proposte per il futuro, con una lunga lettera aperta piena anche di spunti buoni per tutte le città, in un clima del tipo "stavamo meglio quando stavamo peggio", torna a farsi sentire Giancarlo Cito, uno tra i più amati e discussi sindaci d'Italia.
“Il silenzio degli addetti ai lavori è una vergogna nei confronti di un’intera città. Quando io ero sindaco, Taranto aveva 230 mila abitanti, era al quarto posto come città vivibile, ed io ero il terzo sindaco più amato d’Italia, perché per due anni non c’erano stati scippi, rapine e furti. Questo accadeva perché io come primo cittadino giravo per la città fino alle tre di notte. Adesso siamo scesi sotto il 101esimo posto della classifica e siamo meno di 200 mila abitanti. Taranto è una città morta, ed uso questo termine con grande amarezza, ma se si continua ancora a guardare ai propri interessi, questa città finirà per essere cancellata dalla cartina geografica. Non bisogna pensare egoisticamente agli interessi del singolo, ma a quelli della collettività intera, se si vuole bene a questa città. È diventata una città invisibile come il sindaco Ippazio Stefàno. Dopo aver letto alcuni articoli che escono sulla stampa, come quello della Confesercenti, firmato dal presidente Vito Lobasso, mi viene da chiedere a questo signore quanto paga un associato all’anno per essere iscritto a quella associazione, 300 euro all’anno? Che cosa fa la Confesercenti a vantaggio della categoria che rappresenta? Dove si trovava questo signore o chi lo precedeva quando hanno ingrandito l’Ipercoop per oltre il 60 per cento? Quali sono state le ragioni per le quali questa associazione non ha mosso un dito per impedire tutto ciò? Io penso a favore della collettività, considerando l’ampliamento dell’Auchan un investimento di 80 milioni di euro, con ripercussioni sull’occupazione. Ritorno ai commercianti di Taranto. Volete che non mi pianga il cuore nel vedere questi piccoli imprenditori che hanno aperto la loro attività, anche indebitandosi, ed ora vivono la crisi peggiore? Voi pensate che a me veramente non dispiaccia? Quando un’attività è ferma, vuol dire che a Taranto non gira denaro, perché non ce n’è. Domenica scorsa ho fatto un giro per la città, era vuota, morta, mentre nel borgo, a via D’Aquino e via Di Palma, ad ogni passo c’erano extracomunitari che vendevano merce contraffatta senza autorizzazione. Nessuno si muove. Il comandante dei Vigili Urbani dorme. Lui dovrebbe essere il primo con il sindaco in testa a girare per la città. Ma dormono entrambi. Per quale motivo i commercianti dovrebbero stare aperti, con costi notevoli, quando ci ritroviamo in una città in cui si pagano i parcheggi ovunque. Incominci il sindaco a far eliminare il 70% dei parcheggi a pagamento. Ma uno si chiederebbe dove mettere le auto al borgo. Un’idea sarebbe quella di creare un silos, in via Di Palma nell’ex Cral Arsenale, cosicché uno che vive fuori dal borgo, avendo dove posteggiare l’auto, sarebbe incentivato a venire per una passeggiata oltre che per acquisti. Sarebbe un incentivo anche per far arrivare anche per i tarantini della provincia, che al momento sono scoraggiati dal costo delle strisce blu e dal letamaio che trovano in città. Si deve, inoltre, decidere per la questione di Cimino, dell’Auchan, che non dovrebbe aumentare del 60% il proprio volume, come l’Ipercoop, ma solo del 20. Mi chiedo per quale motivo i tarantini devono acquistare gli stessi prodotti a Brindisi o a Bari, anziché farlo a Taranto. Il consiglio comunale è chiamato ora ad esprimersi sull’argomento, così come ha fatto sapere l’Avvocatura di Taranto. E’ arrivata l’ora di sbrigarsi. L’Auchan ha fatto ricorso al Tar e chiede un risarcimento di centinaia di milioni di euro ed un commissario ad acta. Questa storia va avanti da 6 anni. Il Signore Presidente del Consiglio Piero Bitetti temporeggia, forse in vista della sua candidatura a consigliere regionale? L’11 novembre scorso, otto consiglieri comunali in rif. all’art. 39 del Testo Unico degli enti locali secondo comma ( il presidente del consiglio comunale o provinciale è tenuto a riunire il consiglio, in un termine non superiore ai venti giorni, quando lo richiedano un quinto dei consiglieri, o il sindaco o il presidente della provincia, inserendo all’ordine del giorno le questioni richieste) hanno chiesto il consiglio comunale. Il lasso di tempo che prevede il Testo Unico, quindi, è massimo 20 giorni, altrimenti il signor Bitetti dovrà dare conto in altre sedi, non rispettando il regolamento. E questa inerzia non farebbe altro che portare un commissario a Taranto per decidere cosa si deve fare. Chi paga il commissario ad acta, il Comune? Io amo la mia città perché ci sono nato e vorrei che tutta l’imprenditoria a qualsiasi livello, possa riprendersi da questo dramma che stiamo vivendo”.