Parla l’ex assessore alla cultura di Crispiano, che smentisce, una dopo l’altra, le motivazioni avanzate dal sindaco Laddomada per la revoca della nomina
Dopo la conferenza tenutasi il giorno 23 di questo mese, un amico che era presente, chiacchierando e discutendo sul caso, commentò con un sentito «Chistë ‘onnë assotë paccë!», riferendosi all’amministrazione.
Cosa è successo: Sergio Sisto, 37 anni, siede in consiglio comunale dal 2008, eletto tra le file del Partito Democratico. Gli è stata conferita dapprima la delega al lavoro e poi, nel 2011, la nomina di assessore con delega alla cultura. In una lettera datata 8 ottobre 2012 indirizzata ai capi del PD, sia a quelli di Crispiano sia a personaggi di livelli più alti, Sergio Sisto annuncia la propria fuoriuscita dal partito di Bersani per ragioni di incompatibilità di idee e per non sentirvisi più a suo agio, principalmente per le dinamiche che interessavano il partito a livello nazionale. Con questa lettera, comunque, Sisto dichiarava di rimanere a disposizione del sindaco: in pratica, prendeva le distanze dal PD ma non dalla maggioranza.
Durante il consiglio straordinario tenutosi nella mattinata del 20 ottobre, il sindaco Laddomada apre con la revoca della nomina ad assessore per Sisto, motivandola principalmente con scarso impegno da parte dell’interessato, che ha abituato i suoi colleghi a continue assenze e a silenzi (secondo le motivazioni, Sisto avrebbe la sgradevole abitudine di non rispondere al telefono, ma di mandare solo sms e di spegnere il telefonino subito dopo). Dal ritratto fornito dal sindaco, Sergio Sisto viene dipinto come un Trota qualunque, una Minetti eletta chissà come e fruitrice di un’indennità immeritata. La reazione, immediata, di Sisto fu: «Sindaco, mi stai pugnalando».
Martedì 23 Sergio Sisto indice una conferenza stampa, non per parlar male del sindaco, ma per difendere il suo nome di cittadino, infangato. L’uomo che parla dalla platea di giornalisti e cittadini non è un politico che fa campagna elettorale, ma, appunto, un uomo che si è visto colpire alle spalle da coloro che credeva compagni su cui contare. Seguendo uno stile da “lecturae Dantis”, Sisto ha parafrasato periodo per periodo il testo delle motivazioni letto dal sindaco, presentando al contempo la documentazione che dimostra che ogni sua assenza era dovuta a motivi di lavoro: Sisto, dopotutto, è anche operaio all’Ilva, e nonostante ciò le testimonianze di impegno profuso per il suo paese sono numerose.
«Il messaggio che hanno fatto passare» fa Sisto con voce rotta «è che chi ha un lavoro da dipendente non può amministrare! Ma sì, prendiamoci solo pensionati, disoccupati e liberi professionisti!»; e, dopo aver mostrato ulteriore documentazione per la quale i cittadini ora vorrebbero precise spiegazioni, annuncia che da quel momento in poi era da considerarsi un indipendente all’interno del consiglio.
E qui torniamo al “Chistë ‘onnë assotë paccë!”. La domanda sorge spontanea: perché il sindaco ha scatenato questo piccolo terremoto dichiarando simili cose? Non immaginava che Sisto, sentendosi ferito da uomo e amico, prima di tutto, avrebbe reagito portando all’attenzione del paese (non per ripicca ma anche solo per giustificarsi davanti ai suoi concittadini) cose che, in prossimità della campagna elettorale, potrebbero costare parecchi voti? E’ vero, mancano pochi mesi alla scadenza naturale del mandato e ogni tentativo di far cadere l’amministrazione lascerebbe il tempo che trova, ma perché compiere questo tremendo autogol?