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Giampiero Mancarelli/Facciamo la nostra parte

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

18
GEN
2013

 

Passata la bufera sulle Province, tutto ritorna alla normalità. O quasi. Abbiamo intervistato l’assessore al Bilancio e all’Ambiente, che spiega come, nonostante i tagli, almeno i conti siano a posto
 
Assessore, quali sono state le iniziative più importanti e significative che lei ha promosso durante la Sua esperienza nella Giunta provinciale?
«Sicuramente aver contribuito a salvaguardare l’equilibrio finanziario della Provincia di Taranto. In due anni abbiamo subito un taglio netto di 20 milioni di euro e tuttavia, nonostante enormi sacrifici e scelte talvolta dolorose, per il momento abbiamo messo in sicurezza i nostri conti. Ma è una battaglia che per certi versi combattiamo ogni giorno perché la situazione, per gli enti locali, non sembra migliorare. Peraltro, a fronte di questo scenario alquanto preoccupante, la Provincia di Taranto figura anche tra le cinque province italiane meno indebitate. E un bilancio sano, al di là degli aspetti puramente contabili, è il fattore determinante per garantire investimenti massicci in settori strategici quali l’edilizia scolastica, la formazione professionale, la viabilità e le politiche sociali. Ecco perché sono orgoglioso del lavoro sin qui svolto».
Qualche mese fa, dopo le dimissioni dell’ex Assessore Conserva, Le è stata affidata una nuova delega molto impegnativa, quella all’Ambiente. Lei ha subito accettato con piacere il nuovo incarico?
«Ho accettato il nuovo incarico come una sfida: assumermi precise responsabilità per far sì che la comunità ionica possa superare le attuali difficoltà senza lasciare indietro nessuno, per usare una frase ormai nota. E non lasciare indietro nessuno significa fare scelte chiare che tengano conto della complessità che ci troviamo ad affrontare. Naturalmente, ho il senso della misura e so che il mio contributo è sì importante ma che c’è e ci sarà sempre bisogno del gioco di squadra. Di tutti i soggetti in campo, per intenderci: istituzioni locali, governo nazionale, organizzazioni sindacali e associazioni ambientaliste che hanno avuto l’indubbio merito di costringere la classe dirigente a porre la questione ambientale al primo posto dell’agenda politica». 
Entrando nel merito della questione ambientale riferita all’Ilva, quali linee guida sta emanando e soprattutto quali sono i provvedimenti che sta attuando?
«Rigore, equilibrio e responsabilità: queste sono state le parole d’ordine che hanno ispirato le mie scelte, direi le nostre scelte riferendomi all’intera Amministrazione. Abbiamo chiesto al governo di fare di più per Taranto e la costituzione del Tavolo per l’emergenza ionica è solo la prima e parziale risposta alle nostre sollecitazioni. Altre ne rivendichiamo con forza potendo contare su una ritrovata compattezza del territorio ionico in tutte le sue articolazioni di rappresentanza. Penso per esempio alla riqualificazione urbana e alla valorizzazione del patrimonio demaniale. I fondi a nostra disposizione sono insufficienti, questo è vero, ma i 336 milioni per Taranto indicano comunque che qualcosa sta cambiando e cambierà. La Terra Ionica merita un futuro diverso e a noi spetta il compito di favorire questo passaggio epocale salvaguardando i posti di lavoro, tutelando la salute, bene costituzionale incomprimibile, e operando quotidianamente per offrire migliori opportunità alle nuove generazioni».
Questione abolizioni delle province. Con la caduta del Governo Monti tutto rimane allo stesso modo. Cosa ne pensa?
«Penso che la demagogia abbia fatto il suo tempo. Il tema è un altro: come riformare le istituzioni statali, centrali e periferiche, per garantire servizi efficienti ai cittadini. E questo lo si fa attraverso la semplificazione delle procedure amministrative e puntando soprattutto sull’innovazione tecnologica. Il tema è quale governance del territorio abbiamo in mente e come e dove intervenire per abbattere sensibilmente il costo complessivo per il funzionamento dello Stato. Le Province si sono sempre dette disponibili a fare la propria parte ma ciò non basta perché occorre intervenire anche in altri settori. Serve insomma un New Deal capace di suscitare nuove passioni collettive perché è solo con un progetto d’insieme che si esce dalla crisi. La riforma dello Stato deve perciò essere inquadrata in questo percorso politico e direi anche culturale». 
In vista delle Politiche 2013 quale sarà il suo ruolo e la sua posizione all’interno del partito?
«Penso che il Pd rappresenti l’unica vera alternativa al fallimento dell’era berlusconiana. Un partito solido, che ha idee e programmi precisi e credibili per rilanciare l’economia e aiutare famiglie, lavoratori precari e imprese. Il partito democratico è una grande forza riformista che ha dimostrato con i fatti, e non a parole, di credere nel cambiamento e nel rinnovamento della classe dirigente. E il cambiamento è l’unica strada percorribile se vogliamo continuare a considerarci un Paese importante, in Europa e nel mondo».
 


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