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Verso le amministrative/Qualcosa che non va

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

18
GEN
2013

 

In coordinatore cittadino del PdL Giancarlo Argese spiega con metafore calcistiche quali sono i punti deboli dell’amministrazione Laddomada, aspettando un cambio di squadra (e di capitano)
 
Mancano pochi mesi all’agone elettorale per le amministrative comunali a Crispiano e, dato che in questa intervista si parla anche di sport, userò una metafora analoga. Personalmente, preferisco le arti marziali, quindi immagino già il ring, spolverato e incerato, e i contendenti (i candidati sindaci) agli angoli, in pantaloncini e guantoni, con il rispettivo staff alle spalle (le coalizioni) che massaggiano loro il trapezio e suggeriscono all’orecchio dove colpire l’avversario. Ovviamente non sono ritenuti validi i colpi sotto la cintura, niente colpi bassi!
Con questo non voglio suggerire un’idea violenta di come condurre una campagna elettorale, al contrario. Il Pugilato era considerato dagli antichi greci la Nobile Arte. Esattamente come era considerata la Politica stessa. Non si risparmiano colpi, purché siano corretti. 
Il personaggio che andiamo a incontrare oggi, però, preferisce il calcio. Giancarlo Argese, 43 anni, è sposato, con due figli di 11 e 8 anni ed è nel ramo della promozione finanziaria da vent’anni. Attualmente gli manca poco dalla laurea, che sta per conseguire per soddisfazione personale e non per altro, perché ha capito quanto sarebbe stato importante per lui terminare gli studi. Ed è un grande tifoso del Torino. 
Giancarlo Argese è anche il coordinatore cittadino del Popolo delle Libertà, da pochi mesi. Ha iniziato nel 1994, quando aprì con alcuni amici il primo club Forza Italia a Crispiano. Allora lavorava per Progetto Italia, del gruppo Fininvest e, affascinato dal personaggio Berlusconi (come leggerete) prima di tutto in quanto imprenditore di successo, decise di seguirlo, nel suo piccolo, anche nell’avventura politica. Da diciannove anni, quindi, milita sempre nelle stesse file del centrodestra liberalista, e sotto l’effige del PdL ha partecipato alle scorse amministrative a Crispiano (2008), non risultando però eletto in quanto, nonostante l’ottimo risultato personale, la coalizione di centrodestra non vinse. 
Da febbraio 2012 è nel direttivo del coordinamento provinciale guidato da Montanaro e Perrini, e dalla fine dell’anno scorso è coordinatore cittadino. 
 
Le pagine cartacee e web della settimana scorsa erano tutte dedicate al cabaret in prima serata messo su da Santoro e sull’ospite Berlusconi. Che impressione Le ha fatto Berlusconi in quella circostanza e che idea ha di lui?
«Io sono sempre stato uno di quelli che in Berlusconi ha sempre creduto: avendo militato per dodici anni in una banca appartenente al suo gruppo finanziario, so bene come lavora la sua famiglia, per obbiettivi, e l’ho conosciuto approfonditamente sia come imprenditore che come politico. Al di là degli affetti personali, ho sempre avuto in lui una gran fiducia. Peccato per l’età, ha settantasei anni, e questo può essere un handicap in politica, ma la forza, la vitalità e l’abilità comunicativa che possiede… beh, secondo me è e rimane un grande. Vado un po’ controcorrente per quanto riguarda il fattore età, ma continua ad avere grinta da vendere. Magari vi fossero giovani con la sua stessa grinta».
 
L’età però è un fattore di cui tenere conto. Forse con un leader più giovane…
«Guardo molto al modello anglosassone: Cameron, quando fu eletto primo ministro, aveva quarantatré anni, la mia stessa età oggi; Obama aveva meno di cinquant’anni la prima volta che è stato eletto; George Bush jr. aveva anche lui meno di cinquant’anni al suo primo mandato. In Italia, invece, negli ultimi cinquant’anni la generazione dirigente non ha voluto far crescere nessuno e oggi paghiamo questo scotto, però, pian pianino, noto che il rinnovo stia avvenendo un po’ in tutti i settori. Purtroppo nelle stanze dei bottoni hanno ancora tutti i capelli bianchi. E io, che lavoro nel ramo del private banking, ti dico che chi ha i soldi ha anche i capelli bianchi. Però le cose cambiano».
 
Se si facessero le primarie, o se lo stesso Berlusconi volesse passare il testimone a qualcuno, chi o che tipo di personaggio Le piacerebbe vedere come nuovo leader?
«Mi piacerebbe una persona che nel mondo del lavoro ha dimostrato di saperci fare. Berlusconi nel ’94 riuscì a vincere, esplose in quella maniera perché aveva dimostrato di saperci fare come imprenditore. A me piacerebbe un uomo, per esempio, come Corrado Passera, che non si è piegato alla lobby di Monti. Ha partecipato al governo, sì, ma poi non ha fatto il salto politico come il primo ministro “tecnico” uscente, eppure ha dimostrato, con le Poste, con BancaIntesa e con lo stesso ministero che ha diretto, che è una persona che ci sa fare per davvero. Non so però se parteciperebbe mai a delle primarie. 
Al momento non vedo personaggi del genere nelle vicinanze. Se guardo al livello locale, se dovessi scegliere chi mi ispira da più vicino, mi piacerebbe avere come leader un pugliese, e in questo caso dico Raffaele Fitto, però poi bisognerebbe discuterne con quelli del nord, o della Sicilia, o della Campania... Dico Fitto per il rapporto personale che c’è, non per altro».
 
Il coordinamento provinciale è ormai al suo primo compleanno. Come ha lavorato? 
«Ha lavorato bene, perché in passato non c’era mai stato un vero e proprio coordinamento e sia con Gino Montanaro che con Renato Perrini, sistematicamente, non ci raffrontiamo solo su questioni di tipo politico, come può essere una campagna elettorale, ma anche su problematiche quotidiane, come quelle che vive ogni giorno la nostra città, legate all’ambiente, alla disoccupazione, al degrado. E’ un coordinamento che si muove, viene dal basso e ascolta la base.
Magari le notizie mi giungono di prima mano perché Renato Perrini è un mio grandissimo amico, ma quasi non c’è differenza, perché i nostri coordinatori fanno ampio uso delle moderne tecnologie di comunicazione, quindi le novità arrivano a tutti nello stesso momento. In un anno sono nati in ogni paese nuovi coordinamenti cittadini, e tutti provengono dalla base. Proprio come qui, a Crispiano».
 
Veniamo al PdL-Crispiano: come L’ha trovato e dove vuol condurlo?
«Prima di noi (parlo come coordinamento), il PdL era guidato da una persona, Vito Paciulli, cui voglio ribadire la mia gratitudine, così come anche a chi ha militato in tutti questi anni con coerenza, senza avere colpi di testa. 
Abbiamo trovato un PdL che era da rifondare dal punto di vista dell’immagine, quindi trovargli una nuova sede è stata la prima cosa che abbiamo fatto. Abbiamo ricreato un coordinamento, e a breve ne nascerà uno giovanile, tutto rinnovato. 
Ora, dove vogliamo arrivare? Io, quando mi sono insediato, ho declamato le nostre famose “3R”: Rinnovamento, Rilancio, Ripartenza. Nella mia prima intervista televisiva come coordinatore dichiarai che era nostra intenzione vincere le imminenti elezioni comunali a Crispiano e stiamo lavorando in questo senso, riportando il partito tra la gente perché ultimamente questo trend si era un po’ perso, più che altro a causa delle logiche nazionali e provinciali, non essendoci stato un buon coordinamento centrale».
 
Ecco, veniamo alle elezioni di maggio. In fatto di dialogo, come si procede?
«Stiamo dialogando e vogliamo dialogare con tutte quelle persone che oggi hanno a cuore Crispiano. Significa un progetto legato a persone moderate, che riconoscono che il paese ha smarrito appeal in questi anni, perdendo tempo dietro meccanismi che preferisco evitare di spiegare, perché ci prenderebbe troppo tempo, non per altro.
Noi dialoghiamo con tutte le forze politiche che, anche non appartenendo a nessun partito, si sentono vicini ad un progetto. Noi stiamo approntando una squadra. Mi piace usare metafore tratte dal mondo calcistico: il capitano, chi farà il sindaco, avrà una squadra vincente dietro di sé; ora siamo in ritiro, cominceremo presto con le amichevoli in preparazione del campionato, che è alle porte, e questa volta tanta gente sta rispondendo, si riconosce in un progetto e non in un partito, che è ben diverso, e positivo. L’appello a tutte le forze moderate che hanno a cuore Crispiano è che possono contattare me o gli altri amici. Il nostro programma non sarà un malloppone di cento pagine pieno di progetti irrealizzabili, ma di cose che si potranno, e si dovranno, fare per il bene del nostro paese».  
 
Un ultima domanda sulla politica: come si sta concludendo l’amministrazione Laddomada?
«Si sta concludendo veramente male. Malissimo. Al di là delle persone; in paese siamo tutte brave persone, ma, soprattutto negli ultimi tempi, si sta andando avanti per inerzia. E’ come se una ragazza, pur essendo molto bella, non si trucca, non si cura, non mette il profumo… è una ragazza poco valorizzata. I contenuti ci sono, ma non escono fuori. Prendiamo il problema dei rifiuti, o il fatto che in dieci anni nessun imprenditore è venuto a investire, o ancora che la villetta comunale sia in stato di degrado. Sì, stanno facendo alcune opere, ma secondo me inaugurare una piazza dovrebbe essere nella normalità per una buona amministrazione. I negozi continuano a chiudere: ci sarà qualcosa che a Crispiano non va, no? 
Il nostro goal principale è ritornare a essere un centro fondamentale per il territorio, come lo eravamo in passato».
 
A proposito di goal, Lei è un tifoso del Torino, cosa La lega a questa squadra?
«E’ il mio stesso carattere! Granata è come una seconda pelle. Al di là della tragedia di Superga, è uno spirito cui mi sento davvero legato, e parlando mi emoziono. Anche i miei figli, femminuccia e maschietto, sono tifosi del Toro. Chi è legato alla maglia granata non molla mai, è legato a quello spirito che quell’immane tragedia non ha annientato. Pur non vincendo dal 1976 uno scudetto, pur non vincendo una Coppa Italia dal 1993, pur essendo andati in serie B… non molla mai!».
 
Anche a livello locale Lei è impegnato sul fronte sportivo. 
«Sì, sono parte del direttivo del Olimpia Crispiano. Degli amici mi hanno chiesto un contributo fattivo e ho accettato, per tutti i nostri ragazzi che giocano. Per loro facciamo tutti dei piccoli sacrifici, ma tutto faremmo perché possano giocare. 
Tornando anche al discorso di progettualità di cui sopra, un’altra nostra ambizione come coalizione è quella di far ritornare il nome di Crispiano alla ribalta anche sul piano sportivo. Le strutture non ci sono: basti farsi un giro sul campetto o andare a vedere le condizioni della palestra dove si gioca a pallavolo e pallacanestro. Uno dei programmi futuri sarà di ravvivare lo sport in paese. Abbiamo talenti notevoli, prendiamo la Console che ha fatto le Olimpiadi o Laddomada che è stato ciclista. 
Per il campo sportivo sono stati spesi un sacco di soldi e ogni settimana abbiamo un infortunio. I nostri bambini giocano sulle pietre, quando in tutti gli altri paesi hanno come minimo l’erba sintetica. Non dico che bisogna fare uno stadio nuovo, ma trovare dei finanziamenti ad hoc per permettere almeno che i nostri ragazzi giochino senza il rischio di farsi male.»
 

 



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