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Quando il gioco si fa duro

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

25
GEN
2013

 

In casa PdL sacrificati nomi eccellenti per far spazio a cavalli di razza portatori sani di voti sicuri.
 
Si sa che quando si è costretti a fare delle scelte, non si riesce mai ad accontentare tutti. E’ come la storia della coperta corta: si coprono le braccia, scoprendo le gambe. Così bisognerà aspettare la fine dell’inverno, per capire se ne è valsa la pena di cambiare oppure conveniva lasciare le cose così come stavano. E’ questo il dilemma che ora farà compagnia a Raffaele Fitto fino al 25 febbraio, giorno in cui le urne daranno il loro responso su questa tornata elettorale. Sono stati giorni difficili per l’ex Ministro di Maglie, plenipotenziario pugliese del Popolo della Libertà, costretto a fare i conti con le imposizioni di Berlusconi, che ha praticamente fagocitato i posti certi al Senato, con i tanti aspiranti agli scranni romani e con le difficoltà collegate ai non idilliaci rapporti con gli ex di Alleanza Nazionale. La pattuglia “azzurra” nella scorsa legislatura vide partire dalla Puglia, direzione Roma, dodici Senatori e ventitre Deputati formazione questa che, se i sondaggi in circolazione al momento non venissero ribaltati, sarebbe ridotta ad un massimo tra i quatto/sei Senatori e nove/undici Deputati. Così al momento topico della formazione delle liste, pur tra deroghe e mille altre complicazioni, si è messo in atto quel ricambio richiesto dalla base che principalmente si fonda sulla legge dei grandi numeri. Scelta questa che ha scatenato comprensibili malumori, ma che potrebbe aprire uno spiraglio per quella rimonta che pare sì assai difficile, ma non impossibile. Via dunque al “sacrificio” di quei nomi illustri che non si misuravano da tempo con l’elettorato e che, alla fine, hanno lasciato il posto a chi un’elezione se l’era recentemente sudata a suon di preferenze. Sacrificati così i vari Saccomanno, Nessa, Mazzaracchio, Vitali, Di Cagno Abbrescia più altri undici colleghi che hanno fatto posto a Rocco Palese, Gianfranco Chiarelli, Luigi Perrone, Michele Boccardi e Lucio Tarquinio tutti consiglieri regionali i quali, insieme a una piccola pattuglia composta da consiglieri provinciali, sindaci e amministratori locali a vari titolo, da soli mettono insieme qualcosa come centocinquantamila preferenze. E scusate se è poco. Da non sottovalutare anche sarà l’apporto di quei “candidati di bandiera” che dispongono di un tesoretto personale di voti e di quella giusta carica emotiva per ben figurare. Uno su tutti il giovane sindaco di Locorotondo Tommaso Scatigna. Alcune esclusioni, hanno fatto molto più rumore delle new entry e la stessa cosa vale per la scarsa rappresentatività toccata in particolar modo alle province di Brindisi e Taranto. I giochi erano fatti da tempo, cosa questa che ha amareggiato non poco molti degli esclusi “portati in campana” fino alla notte di domenica scorsa. A limitare i danni per la provincia di Taranto c’è voluta la ferma presa di posizione del Coordinamento Provinciale, che ha minacciato dimissioni in massa, e il lavoro di cesello e mediazione portato avanti a Roma dal vice coordinatore Renato Perrini. La situazione non era delle migliori e tornare a casa con la candidatura “blindata” di Gianfranco Chiarelli è stato il massimo risultato che si potesse ottenere. Taranto e la sua provincia hanno perso un Senatore, in questo caso l’uscente Lino Nessa, e nessun risultato hanno avuto le mosse del fronte aennino del PdL ionico che ha cercato, fino alla fine, di imporre proprio al Senato il “colpo” Pietro Lospinuso. La candidatura del Consigliere Regionale ginosino, molto gradita nel versante orientale della provincia, veniva supportata anche Martino Tamburrano, sindaco di Massafra, che vedeva così aprirsi la strada per Via Capruzzi anche per Domenico Pilolli, il quale avrebbe fatto compagnia a Giuseppe Cristella, primo dei non eletti PdL delle scorse regionali, destinato a prendere il posto di Gianfranco Chiarelli. Peccato che per gli ex di Alleanza Nazionale di posti certi in lista ne fosse stato riservato solamente uno; proprio quel posto che Francesco Amoruso, pronto per la sua sesta legislatura, è riuscito a tenere ben stretto grazie soprattutto all’intervento di Maurizio Gasparri. Certo la delusione è palpabile, in fondo a chi non piacerebbe ricoprire una carica così importante, e un pensierino vero qualcuno l’aveva fatto, ma l’impressione è che si è trattato di scaramucce in vista delle prossime regionali di fine ottobre. Intanto spiegazioni e chiarimenti sono stati rinviati al post elezioni, mentre ora sono già tutti al lavoro intorno a Gianfranco Chiarelli e a ciò che lui rappresenta e rappresenterà.
 


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