Almeno in termini di esercizio democratico: tutta colpa di una legge elettorale iniqua che si spera venga cambiata al più presto. Alla fine, nel day after, vi raccontiamo com’è andata
Anche questa è fatta. L'ultimo appuntamento elettorale, per quanto caratterizzato da un campagna breve, ma intensa, era uno dei più attesi e rilevanti della recente storia italiana. Peccato che una legge elettorale sciagurata, che definire porcellum è un complimento, abbia compromesso tutto, creando le basi per una difficile governabilità del Paese. Dopo circa undici mesi di sospensione della sovranità nazionale, perché di questo dobbiamo parlare, durante i quali il governo Monti si è limitato a svolgere i compitini assegnati dall'Europa, o meglio dalla sua componente economicamente più forte, si è tornati alla politica, dando la parola agli elettori. Una parola che però è risultata soffocata, a causa, come si diceva, di una legge elettorale, a dir poco inadeguata, che tutti disprezzano ma che nessuno ha voluto cambiare. Perché? evidentemente perché ritenuta ancora utile. Per due motivi: dapprima la possibilità per i partiti di selezionare i candidati, cosa non da poco; poi la lotteria del premio di maggioranza. Il centro sinistra, che evidentemente partiva favorito e che, probabilmente per questo, non ha spinto più di tanto per una riforma della legge elettorale, ha conquistato la Camera per appena 124.000 voti, pari a circa lo 0,4%. Una sorta di roulette russa cui i maggiori partiti hanno voluto comunque sottoporsi. E nulla sarebbe accaduto di straordinario se non ci fosse stato il, tutto sommato prevedibile, tsunami Grillo. Vediamo di capire cose è accaduto analizzando dapprima il risultato su scala nazionale per poi interessarci di quanto di straordinario è accaduto in Puglia, a Taranto e infine a Martina Franca. Mettendo da parte per un momento i numeri e le percentuali, guardiamo al risultato da un punto di vista dell'orientamento degli elettori. Possiamo affermare che si sia definitivamente stabilita la preferenza per un sistema maggioritario, bipolare. Centri e centrini, al di là delle diverse motivazioni, scompaiono di fatto dalla scena politica. Monti rappresenta una piccola eccezione che però appare poco influente. Centro destra (PDL-LEGA e altri alleati) e Centro Sinistra (PD-SEL-C.D.) alla fine, al netto del premio di maggioranza, si equivalgono. Ciò che determina quella che possiamo definire una vera anomalia è la sommatoria di astensionismo e voto di protesta che raggiunge quasi il 50% dell'elettorato. Chi si astiene, paradossalmente, sostiene chi nelle intenzioni vorrebbe contestare! Chi ha votato il movimento 5 stelle ha invece dato significato alla propria ribellione creando di fatto le condizioni per la ingovernabilità del Paese. I Grillini non accettano l'idea che il voto al loro movimento sia da classificarsi come voto di protesta. Potremo chiamarlo ribellione. Ma anche in questo caso non lo accetterebbero. Perché definirlo voto di protesta? Il voto rappresenta la delega che ciascun cittadino assegna ad un partito, a un movimento, a un singolo candidato per realizzare un programma di governo. In un sistema di democrazia rappresentativa è così. I soggetti intermedi, ovvero i partiti, previsti dalla Costituzione, elaborano un proprio progetto per governare il Paese e lo sottopongono alla valutazione degli elettori. Qual è il progetto di governo del movimento 5 stelle? Riduzione dei costi della politica, legge anti corruzione, conflitto di interessi. Tutte iniziative che hanno in comune l'obiettivo di cambiare il sistema politico istituzionale. Ma i problemi della Gente? il lavoro? l'economia? l'Europa? Chi ha votato Grillo ha scelto, legittimamente, di dire basta ad un sistema che oggettivamente fa acqua da tutte le parti e quindi ha di fatto protestato. Grillo ha utilizzato in pieno la attuale legge elettorale scegliendo i parlamentari da eleggere. Le sue parlamentarie svoltesi on line, senza alcuna tipo di controllo, hanno registrato la partecipazione, volutamente limitata, di appena 32.000 elettori! Capita così che una neo deputata di Taranto è la stessa che nelle scorse amministrative abbia ottenuto un solo voto! Poi, sempre in tema di utilizzo pieno di un sistema che a parole si contesta, aspetteremo di capire cosa accadrà ora in tema di scelte strategiche. A cominciare dalla possibile alleanza con il PD. PD che, va detto, dà segni di grande difficoltà, se arriva a pensare di offrire la presidenza di una Camera a Grillo, alla faccia del rinnovamento! Ma andiamo avanti nella analisi del voto. Abbiamo detto che il centro è ormai scomparso. Monti ha perso nettamente insieme al duo Casini, eletto per un pelo, e Fini che dopo trent'anni esce dal Parlamento italiano. Lo stesso Bersani ha dichiarato: "siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto". Vendola si è sgonfiato e il suo modello è stato bocciato nella stessa Puglia. Ha vinto l'astensionismo, ha vinto l'antipolitica e ha vinto Berlusconi. Ma, attenzione, non ha vinto il cavaliere solo per le sue capacità di comunicatore, ma perché ha trattato temi concreti, temi sensibili, di grande interesse per gli Italiani. E le sue soluzioni sono state condivise da tanta parte degli italiani. Non solo Imu, non solo tasse, ma idee per rilanciare l'economia e soprattutto schiena dritta di fronte a quella parte di Europa che, se prima utilizzava i carri armati, oggi usa i mercati e lo spread per imporre la propria supremazia. Il PdL era dato per morto ma alla fine, proprio per questo, è da ritenersi il vero vincitore, insieme ovviamente a Grillo. Se a livello nazionale Berlusconi ha fatto il miracolo a livello regionale e provinciale, Fitto e Chiarelli hanno letteralmente trascinato il Popolo della Libertà ad una vittoria netta, piena, sulla quale pochi avrebbero scommesso alla vigilia delle elezioni. E invece un Fitto più determinato che mai, soprattutto dopo la ingiusta condanna subita, proprio nel mezzo della campagna elettorale, ha attraversato la Puglia in lungo e in largo, toccando più volte la provincia ionica, portando a Taranto anche il segretario nazionale Angelino Alfano. Ha saputo mantenere unito il partito, ha spinto i candidati a dare il massimo, ha favorito alcune importanti alleanze. E in questo contesto si è evidenziato il lavoro svolto da Gianfranco Chiarelli che, sin dal suo insediamento alla guida del coordinamento cittadino di Martina Franca, si è posto l'obiettivo di rimettere insieme i moderati. E ci è riuscito riportando il centrodestra alla vittoria, raddoppiando i voti delle recenti amministrative. Martina Franca si conferma città moderata, liberale. Anche a Taranto l'accordo con AT6 e il ritorno di molti importanti esponenti che avevano abbandonato il PdL, ha fatto sì che il partito abbia ottenuto una importantissima affermazione sconfiggendo la sinistra. Il modello Vendola dunque è stato bocciato dagli stessi pugliesi e ora la incertezza che riguarda il governo centrale si estende alla regione. Cosa farà ora Vendola? Le sue decisioni dipenderanno da ciò che accadrà a Roma. Nel frattempo però è cambiato tutto e le sue dimissioni sarebbero un gesto di onestà e di rispetto per i pugliesi. Staremo a vedere.