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Elezioni, siamo davvero liberi di scegliere?

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

29
GEN
2020

Dopo una lunga, difficile, spietata campagna elettorale per la nomina dei Presidenti e dei Consigli Regionali di Emilia Romagna e Calabria, domenica 26 gennaio gli esiti elettorali hanno decretato i vincitori. Pertanto, in Emilia Romagna, Stefano Bonaccini (Partito Democratico), già Presidente della Regione, è stato confermato con una maggioranza di centro-sinistra, mentre in Calabria, è stata eletta presidente Jole Santelli (Forza Italia), con una maggioranza di centrodestra. Nell’ultima campagna elettorale, così come le precedenti, il corretto confronto su idee e programmi politici è stato offuscato da turbative completamente estranee alle finalità elettorali. Più che la ricerca del consenso, è prevalso il tentativo di acquisire il potere con qualsiasi mezzo, anche amorale e illecito, contro la difesa del diritto di rappresentanza. Le diffamazioni e le argomentazioni false, violente e fuorvianti, hanno soppresso la possibilità di scegliere scientemente i candidati in funzione della condivisione d’idee e, per quanto sia considerato anacronistico, di ideologie. Il confronto elettorale, ormai, si limita alle campagne populiste provenienti da Matteo Salvini e i suoi alleati, e la sistematica demolizione della sua propaganda da parte degli oppositori. Gli elettori sono impossibilitati a individuare i candidati per competenze, meriti e attinenze alla propria identità in una rosa di candidati, ma devono limitarsi ad accettare i designati fra i due fronti contrapposti. Le elezioni, in questa chiave, sono una stridente forzatura ai principi democratici, rappresentata da soluzioni preconfezionate, funzionali solo alle alleanze. Nel caso degli schieramenti di destra, l’ingerente e imbarazzante onnipresenza leghista, oltre a stravolgere le linee di principio con anacronistiche iniziative filo colonialiste, genera, come effetto collaterale, il rischio che il candidato designato dall’opposizione, in caso di vittoria, divenga, soltanto, l’antagonista di Salvini e non un buon amministratore. Nei casi recenti dell’Emilia Romagna e della Calabria, è difficile affermare che chi abbia eletto Stefano Bonaccini e Jole Santelli, non sia stato condizionato. Con questo, non affermiamo che l’uno e l’altra siano persone indegne del loro incarico ma che, limitando lo scopo elettorale, siano il risultato di schieramenti pro o contro la nuova destra italiana e l’invasione leghista. Ciò che dovrebbe essere un valore aggiunto alle proprie posizioni politiche è divenuto l’elemento distintivo. Gli elettori meriterebbero amministrazioni non condizionate dalla malavita organizzata, che non siano rette da partiti intenti a demolire la pacifica convivenza, scelte da elettori liberi di recarsi ai seggi, al contrario di quanto è accaduto in Calabria, e senza il timore di ritorsioni. I cittadini votanti non dovrebbero essere influenzati dalle minacce espresse nei confronti dei superstiti dei campi di concentramento nazisti, contro i magistrati, all’indirizzo degli operatori del soccorso in mare, o delle differenti etnie e contro chi scelga indistintamente a chi indirizzare i propri sentimenti. Probabilmente, Stefano Bonaccini è stato scelto perché davvero onesto e capace ma, in questo stato di fatto, non è possibile averne la certezza. Il perdurare di elezioni limitate allo scontro fra democrazia e fascio-leghismo, impedisce la selezione degli amministratori, da destra e sinistra, in funzione delle loro qualità. Le prossime elezioni regionali in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto, rischiano di divenire nuovi terreni di scontro fra le alleanze temporanee del centrosinistra e la Lega con i suoi alleati. La Puglia, ad esempio, richiede immediate soluzioni ai problemi causati dallo stabilimento siderurgico di Taranto e dalla sanità che, in nome della lotta fra centrosinistra e leghismo, saranno procrastinate a tempo indeterminato causando, così, gravi conseguenze all’ambiente, al territorio, all’occupazione e alla salute. Chiunque dovesse vincere le elezioni in Puglia, si riterrà liberatore o conquistatore della regione e, come tale, condottiero incontrastabile. Scegliere obbligatoriamente fra chi è più accettabile e meno dannoso, in una repubblica democratica del terzo millennio, è davvero insostenibile.  



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