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FRANCO MARIELLA: NON E´ QUESTIONE DI CASACCHE

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

13
APR
2012

 

Candidato a sindaco nelle prossime amministrative martinesi, l’ex consigliere parla del PdL, del “PdL II”, di coloro che hanno scelto di non candidarsi e di quelli che hanno tutto l’interesse «a non cambiare affatto le cose»
 
«Orgogliosamente terrona.»
(Slogan elettorale di Io Sud, 2010)
 
Tre settimane, giorno più giorno meno, ci separano da quella che promette di essere l’Apocalisse di Martina Franca: si badi bene, Apocalisse qui intesa nel senso greco antico del termine, ovvero Rivelazione (da apokàlypsis – letteralmente “non nascosto”), e non nell’accezione moderna, cioè di immane catastrofe, anche se per qualcuno potrebbe valere anche quest’ultima. Sarà nei giorni 6 e 7 maggio che i martinesi riveleranno la propria volontà di elettorato; nel frattempo i sei contendenti potranno muovere i propri pezzi secondo le migliori strategie a loro disposizione. E noi di Extra, come sempre, del resto, saremo per approfondire, esaminare e analizzare punto per punto ogni mossa, al fine di offrire ai lettori la miglior panoramica possibile.
Cominciamo, questa settimana, con Franco Mariella, 56 anni il prossimo ferragosto, commercialista ed ex consigliere in quota UdC, da sempre attento alla giusta gestione delle risorse economiche pubbliche. Franco Mariella, oggi, è candidato sindaco per una lista composta da ventiquattro candidati, divisi tra Io Sud, il partito a stampo meridionalista fondato da Adriana Poli Bortone nel 2009, e il PIDC, Partito italiano dei consumatori.
 
Perché ha scelto Io Sud come partito con cui presentarsi alle elezioni?
«Non sono io che ho scelto Io Sud, ma Io Sud ha scelto me. Hanno scelto me già prima di individuare il candidato di cui si era parlato, l'avvocato Mario Caroli. Sono stato avvicinato dal segretario cittadino di Io Sud e dal presidente del PIDC, ai quali avevo espresso la necessità di entrare subito in coalizione con quelle forze che potessero rappresentare l’alternativa progressista e, in un certo senso, moralizzatrice della vita pubblica della nostra città.
Abbiamo tentato di coalizzarci col centrosinistra, da parte di cui ci sono stati dei veti a dir poco inaccettabili: veti che in  politica non devono esistere! La storia di ognuno di noi è conosciutissima e sia Io Sud che il PIDC da quando esistono hanno sempre aiutato coloro che subiscono quotidianamente soprusi.»      
 
Secondo Lei perché sono stati imposti questi veti?
«Penso che molte volte ci si illuda, in politica, di aver vinto già tempo prima che cominci il vero agone. Hanno fatto i conti senza l’oste; hanno detto gatto prima di metterlo nel sacco: ogni campagna elettorale ha una sua storia e ogni volta l’esito è differente. Non sempre le previsioni, per quanto suffragate da calcoli e casi precedenti, vengono azzeccate.» 
 
Supponiamo che Ancona arrivi al ballottaggio e faccia l’accordo con Muschio Schiavone. Lei, da elettore e cittadino, cosa penserebbe se il PD, che ha posto il veto all’UdC, si alleasse con quest’ultimo solo al ballottaggio?
«Non vedo davvero come il PD possa fare un accordo, al ballottaggio, con il “PdL II”. Perché non l’ha fatto prima? Ma se vorrà farlo, che si accomodi. Se vogliono fare l’accordo con chi ha portato Martina in questa situazione di regresso, lo facciano. Guardate i nomi della lista e vi troverete i nomi di coloro che, per questi ultimi dieci anni, hanno governato Martina. Quella non è l’UdC: quella è PdL.»
 
“PdL II”? E’ una definizione alquanto originale per indicare l’UdC. Ci spieghi meglio…
«Guardi, non s’è mai vista nella storia politica d’Italia, e tantomeno in quella del resto del mondo, che un partito, che ha una sua storia, una sua tradizione e molti uomini capaci, nomini come commissario cittadino uno che già milita in un partito concorrente e Muschio è stato nominato commissario cittadino dell’UdC quando ancora era tra le file del PdL! Non è che Muschio, mettendosi la casacca scudocrociata, può disconoscere il suo operato da amministratore, al pari di Michele Marraffa e da tutti gli altri signori del centrodestra: Muschio è stato l’assessore al bilancio di questo comune che ha deliberato gli aumenti della TARSU, che ha deliberato il raddoppio degli stipendi dei dirigenti e che ha votato dei bilanci che sono sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti. L’UdC, a Martina, ha fatto un errore strategico che nessun partito avrebbe mai fatto.»
 
Una strategia un po’ contorta, diciamo.
«Suicida, direi. Molto suicida. E il PdL non è da meno, perché anche lì si crede di aver cambiato casacca, ma si tratta sempre delle stesse persone che hanno amministrato durante gli ultimi cinque anni. Quel Terzo Polo, comunque, porta come primo punto la riorganizzazione della macchina amministrativa, come gli elettori hanno potuto ascoltare in alcune trasmissioni televisive recenti. “Dobbiamo assumere dirigenti”, dicono. Bene, ma non dimentichiamo che i dirigenti indicati da Michele Muschio al sindaco Palazzo hanno preso dei super stipendi, che stanno per restituire. Se questo è il modo con cui Muschio Schiavone intende riorganizzare la macchina amministrativa, è meglio che i cittadini puntino la matita su qualche altro nome.»
 
Considerando che l’UdC è, dal suo punto di vista, un “diversamente PdL” e che Fli è sparito dalla circolazione, possiamo concludere che, in fondo, a Martina Franca non esiste alcun Terzo Polo?
«Sì, esatto: a Martina non esiste alcun Terzo Polo, così come presto non esisterà più nemmeno a livello nazionale. Si prospettano alleanze del tutto inedite e, in più, aspettiamo una riforma del sistema elettorale che, ritengo, con uno sbarramento diverso dal tradizionale ci porterà ad uno scenario ben diverso rispetto a quello cui siamo abituati oggi.»
 
Ma i suoi ex colleghi dell’UdC non hanno visto questo suo passaggio a Io Sud come un voltafaccia?
«Dell’UdC non ho tradito nessuno. C’è stata, piuttosto, un’invasione nell’UdC da parte di una parte sostanziosa del PdL, e l’UdC nulla ha fatto per contrastare lo strapotere e il non rispetto delle regole, tipico del Popolo delle Libertà.»
 
Ricapitoliamo: il centrosinistra guidato da Ancona ha messo dei veti improponibili; la lista terzopolista (per così dire) di Muschio Schiavone, come ha detto, rappresenta un secondo PdL, e a questo punto mi pare superfluo chiederLe un parere sulla fazione di Marraffa. Rimangono sole due liste in campo, eccettuata la Sua…
«Guardi, preferirei non parlare di colei che non cambierà affatto Martina Franca. Lei pensa di poterla cambiare, ma per il momento si limita a denigrare me, perché sa benissimo che con Mariella sindaco le cose cambierebbero per davvero.»
 
E se parlassimo di Leo Cassano?
«Beh, io gli auguro un gran bene a Leo. Ci sono tanti giovani con lui ed è un bene perché l’entusiasmo ci vuole, ma non si può far di tutta un’erba un fascio. Non si può pensare che tutti coloro che escono dalle esperienze di Conserva e Palazzo siano fatti della medesima pasta: ci sono persone che hanno fatto un’attività politica all’insegna del contrasto all’illegalità, a difesa dei più deboli, e che sarebbe stato bello veder ricandidati.
Io non condivido l’assenza di tanti amici con cui ho diviso io stesso molte lotte e mi riferisco a Lasorsa e a Bruni come allo stesso Paolo D’Arcangelo: amici con cui ho fatto delle grandi lotte e insieme abbiamo davvero fermato il malaffare. Loro, come me, vogliono una Martina migliore, ma per renderla migliore è necessario essere presenti, possibilmente all’interno di Palazzo Ducale.»   
 
La Pasqua, quest’anno, si è conclusa con botti più forti di quelli di Capodanno: la Lega Nord, o per meglio dire, la famiglia reale assolutistica della Lega Nord si è rivelata più ladrona di Roma. Perché se a Sud abbiamo i boss, a Nord hanno i Bossi, e la differenza non è poi così tanta. E, finalmente, l’idea di un diverso trattamento dei rimborsi elettorali sta per essere concretizzata. Lei, che della trasparenza dei bilanci ha fatto il vessillo della sua attività politica, che idea si è fatto e cosa proporrebbe per rimediare a questo sfacelo?
«Molto semplice: ci vuole la volontà per fare le cose. Noi siamo stata l’unica lista a presentare un codice etico, pubblicato sul sito del comune e su altri specializzati. E chiederemo l’inserimento di queste norme nello statuto della città. Il primo articolo impone e richiede determinati comportamenti etici, non solo da parte dei consiglieri, ma anche per tutti coloro che maneggiano fondi pubblici. Solo promulgando una moralizzazione dei ruoli è possibile migliorare la vita pubblica.
La Lega ha rappresentato da sempre il partito giustizialista per eccellenza, soprattutto nei confronti della vecchia DC, dalle cui file io provengo. Dalla fuoriuscita di notizie, alla Lega hanno rimborsato 41 milioni di euro su una spesa di giustificata di soli 3. Ma è anche vero che la Lega si è trovata nella bufera adesso, ma, in fondo, tutti i partiti hanno da farsi perdonare determinate cose. E si veda, a tal proposito, anche alle voci Lusi, Boni e Penati… una politica che ha tirato davvero troppo la corda.»
 
Leggiucchiando dai programmi delle varie liste, sembra che si punti molto sul turismo, quasi come se fosse il vero fulcro su cui basare la prossima attività di governo a Martina Franca. Lei è dello stesso parere, o ritiene che ci sia ben altro da fare prima di parlare di turismo?
«C’è tanto altro prima. La riorganizzazione della macchina organizzativa è il punto da cui partire: io, provocatoriamente, ho indicato la nomina di un assessore alle pari opportunità, ma non tra sessi; pari opportunità nel senso che vanno eliminati i privilegi. Siamo tutti cittadini di Martina e abbiamo tutti il diritto di fare impresa; abbiamo tutti il diritto di fare professione e di promuovere la cultura, le bellezze e le bontà enogastronomiche del territorio, e penso in particolare a tante aziende agroalimentari che sono il fiore all’occhiello della nostra città.
Abbiamo poi parlato di un piano regolatore da approvare a stralci e in brevissimo tempo, soprattutto in merito all’edilizia economica e popolare, che è un problema grossissimo per i giovani di questa città. Tra l’altro il comune vanta un credito, nei confronti di alcune cooperative privilegiate, dal valore di circa 500.000 mila euro fin dal 1992 (un miliardo dell’epoca in cui fu contratto). Ecco, quei soldi dovrebbero rientrare nelle casse del comune e il commissario, che per questo va ringraziato, ha già cominciato le operazioni di recupero. Parte di quella somma andrebbe poi riutilizzata per rivitalizzare il centro storico. Uno dei nostri slogan è “Cento botteghe per cento giovani”! Finanziare le piccole botteghe che rivitalizzino il centro storico affidandole (finanziandole) a quelle giovani coppie che, altrimenti, sarebbero costrette ad emigrare. Come accade nel Nord, nei borghi antichi delle città e dei paesi, si avrebbe un effetto che rimetterebbe in vita il centro storico e farebbe ripartire l’economia. E, in più, non morirebbero le tradizioni professionali di un tempo, pur permettendo ai giovani di Martina di rimanere sul territorio.
Ultimo ma non ultimo è la riforma dell’appalto dei rifiuti: sono stato l’unico a proporre di discutere un nuovo appalto, perché non è possibile che a Martina si faccia ancora uso di un sistema studiato negli anni Ottanta, quando ancora si gettava tutto nella discarica! Oggi c’è la cultura del riutilizzo. Si pensi che la città di San Francisco ha copiato il sistema di raccolta differenziata e riciclaggio da Peccioli, un paesino nella provincia di Pisa, dove hanno reso il rifiuto una risorsa: vi sono meno di 5000 abitanti e 500 di loro sono titolari degli utili della azienda di riciclaggio. Quindi, non solo sono stati in grado di portare utili al comune, ma anche di portare utili agli stessi cittadini.»
 
Che parola associa a queste elezioni? La prima che le viene in mente quando pronuncio “Elezioni 2012 a Martina”:
«Rinnovo. E speriamo che non esca di nuovo la stessa amministrazione della scorsa volta. Dico, quindi, rinnovo, pur non dimenticando che ci sono state persone che hanno fatto il proprio dovere, sia dentro che fuori Palazzo Ducale.»   


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