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Firmare la storia/Il castello interiore di Edith Stein

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

31
GEN
2014
Edith Stein è stata “oggetto” dei miei studi universitari. Già dalle prime pagine del suo libro “ La donna”, il suo pensiero, la sua filosofia di vita, carpirono il mio interesse; mi appassionai subito, tutto quello che  affermava era illuminante, vero, mi aiutava a comprendere ancor più la realtà e ancor meglio la realtà femminile: “nessuna soluzione al problema della donna può essere ottenuta se non si ripensa e si stabilisce anche il ruolo dell’uomo”; “l’empatia è per lei forma interiore, atteggiamento dell’anima, lei donna, accoglie l’altro nel suo meraviglioso ‘Castello Interiore’”; “spingere gli altri alla perfezione, alla maturità, questo è il bisogno più profondo della donna”.  Un pensiero, quello che la Stein esprime su tutti gli aspetti della vita umana, che non mostra assolutamente né rughe, né alcun altro segno del tempo  trascorso, un pensiero attualissimo, che è stato mirabilmente presentato da padre Francesco Alfieri, in occasione della Giornata della Memoria.
Preparatissimo, capace come pochi di carpire l’attenzione e farsi ascoltare, ha subito invitato accanto a sé alcuni giovani, spiegando loro che l’importanza di parlarne ancora, sta nel fatto che il passato può rischiare di diventare presente.
Un dittatore ha bisogno di persone distratte e passive per affermarsi, e questo accade anche quando una classe politica, locale e nazionale, non comunica quello che succede, ma mostra solamente quello che serve a distrarre. 
Una vera politica è quella che si fa a passo con le persone. La vera politica NON organizza la vita delle persone, ma la struttura CON le persone.
Come diceva la Stein “la persona non può essere mai manipolabile, né posseduta”, questo anche nell’amore, che ha bisogno di esseri autonomi.
Padre Francesco ha tranquillizzato i ragazzi, dicendo loro che se non comprendono la filosofia, non devono sentirsi in colpa, perché non dipende da loro, ma da chi è incapace di spiegarla, di insegnarla. L’educazione deve mettere al centro la persona, facendo in modo che questa si possa sempre rigenerare, così come il modello educativo deve arrivare a tutti e deve cogliere, al contempo, il meglio da tutti.
Perché “la cultura è la chiave per spalancare le finestre del futuro”, come afferma Franco Lenoci. 
Il professor Alfieri ha gridato a gran voce ai ragazzi presenti: «Siete voi a colorare il mondo con la cultura, ricordate: chi ha libri ha labbra!», pur consapevole del fatto che, purtroppo, ancora oggi, la cultura è dominata dalla logica di mercato, ed è spesso al servizio della politica e dell’economia.
Oltre alla cultura ha auspicato che i giovani curino le relazioni: «Le relazioni con gli oggetti sono senza ritorno; le relazioni con le persone, hanno un ritorno perché il mio flusso di vissuti, va verso l’altro e io non sono più come prima e l’altro non è più lo stesso». Oggi manca un rapporto di relazioni continuativo, bisogna bruciarsi nelle relazioni, come in amore, non accettando mai compromessi, ma purtroppo viviamo in un’ epoca in cui alle persone è negata la dimensione affettiva. Ha ancora tranquillizzato i ragazzi a non avere paura dei conflitti, ma ad avere gli strumenti per superarli e affrontarli. Non sono mancate, tra le righe, riferimenti a chi fa il comico, vestendosi da politico  e a chi pensa che la sfera privata non abbia nulla a che vedere con il pubblico. Nelle parole del prof. Alfieri si è respirata la filosofia di Edith Stein, di questa donna che dal Carmelo è giunta ad Auschwitz, e da qui è salita agli onori degli altari come Santa Teresa Benedetta della Croce, compatrona d’Europa per volontà di Giovanni Paolo II.
Il giorno della Canonizzazione di Edith Stein a Roma c’erano molti ebrei: “Eravamo lì per dimostrare che Hitler non ci aveva uccisi tutti!”
“Comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, queste le parole di Primo Levi e, conoscendo la Stein, la sua vita e il suo pensiero, le nuove generazioni,  potranno strutturare al meglio la propria personalità,  vivendo pienamente attivi, con lo spirito di coscienza sempre presente, nel pieno rispetto di se stessi e degli altri. 
A conclusione il pensiero della Stein ha incontrato quello di Aldo Moro, che ai suoi giovani disse: «Vi auguro di essere una voce critica per il mondo e se qualcuno di voi vuole perdere la propria vita, almeno lo faccia per una causa giusta, questo servirà agli altri per continuare le vostre opere!».
Edith Stein, Aldo Moro e tutte le persone che hanno lasciato una firma sulla storia sono sempre vive.
 


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