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Giovani/TRA PETROLIO E FUTURO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

14
MAR
2014
Quale spazio di azione concreta stiamo costruendo per le generazioni future? Martina Franca s’interroga e sollecita riflessioni con seminari e convegni  che fanno dell’orientamento il fulcro dell’azione della scuola e dell’università. Ma intanto: chi sono, cosa pensano i nostri giovani? Ce lo spiega la giovane psicologa Vitalba Pasculli che ha condotto un’interessante indagine sul territorio
 
C’è un file rouge  che nella settimana appena trascorsa ha attraversato due interessanti convegni  svoltisi a Martina Franca e che hanno visto una cospicua presenza giovanile, studentesca per l’esattezza. Questo filo rosso si chiama orientamento. Ed è stato proprio di orientamento che si è discusso sia nel seminario “Scuola Orientamento Lavoro”, svoltosi il 6 marzo scorso, organizzato all’I.C. “Chiarelli”, dall’I.T.C.G. “Da Vinci” e dall’I.P.S.S. “Motolese”, con la collaborazione dell’amministrazione comunale di Martina Franca, che del convegno “Tra scuola e università: come muoverci?”, organizzato dalla Consulta dei giovani sempre di Martina Franca. Entrambe le iniziative sono state lodevoli per le tematiche messe sul tappeto. E’ infatti necessario creare un raccordo tra i vari ordini di scuola, il mondo del lavoro e l’università, attraverso un’azione orientante che vede in primo piano la scuola e l’università. Ed è altrettanto significativo che questa azione orientante venga rivolta ai giovani: alle studentesse e agli studenti, perché, come da anni si dice e, se potesse, anche chi non è dotato del dono della parola lo ripeterebbe: i giovani sono il nostro futuro. Un’enunciazione che però non dice nulla, perfettamente in linea con un’epoca storica che procede a suon di slogan e dichiarazione d’intenti che quasi puntualmente restano nel campo delle dichiarazioni verbali, senza farsi azione. Così come l’espressione del nostro Governatore Nichi Vendola (“I giovani sono il nostro petrolio”), ripresa nel corso del Convegno “Tra scuola e Università” dall’Assessore all’Istruzione e Università della Regione Puglia, Alba Sasso,  si presta ad una interpretazione quanto meno ambigua e distorta dei giovani, i quali nel petrolio vedono più l’aspetto negativo, associando il termine a parole come sfruttamento, inquinamento, guerra.  
I giovani sono invece il nostro presente. Sono la nostra coscienza che ogni giorno ci chiama e ci chiede di darle spazio e opportunità, non occasionale, per esprimersi e operare concretamente. Una coscienza alla quale va dato ascolto vero, altrimenti quello che faremo sarà il frutto di un immaginario onirico distante e distopico. 
Ai giovani le parate, seminari o convegni che siano, poco interessano, la loro azione (se così possiamo definirla) in quei contesti si limita alla presenza, ad un ascolto non sempre attivo, ad interventi non propriamente spontanei.  Certo, si tratta di esperienze che hanno il loro peso e che meriterebbero di diventare stimolo per discussioni nelle classi, a scuola, dove ahimè, i famigerati/presunti “programmi ministeriali”  inibiscono, frenano: “non c’è tempo, non c’è tempo…dobbiamo svolgere i programmi!”, ripetono professori e professoresse. Di qui un’altra urgenza, anche della quale non è il caso discutere in questa sede.
Torniamo perciò al punto di partenza: sono concreti i giovani, diretti: non vanno per il sottile e, fino a quando l’educazione all’ipocrisia non avrà dato i suoi effetti, sono disposti a mettersi in gioco. Poi crescono e si rendono conto che tutto il bello e il buono di cui scuola e professori hanno infarcito le loro menti si scontra con il brutto e il cattivo di ciò che c’è fuori. In effetti di brutto e cattivo ce n’è anche nel nostro sistema scolastico. Ma questa è un’altra storia che non è il caso di prendere in considerazione in questo contesto. 
Qui invece vogliamo dare spazio ad un’esperienza di ricerca, bella e buona, condotta da una giovane psicologa del nostro territorio, Vitalba Pasculli, la quale è l’esempio di chi con impegno, fatica, tenacia sta cercando di orientare (e qui la parola è davvero azione) i propri studi, nel territorio, con lo scopo di arricchirlo ed emanciparlo sul piano della coscienza collettiva. Abbiamo conosciuto e ascoltato Vitalba nel corso del convegno “Scuola Orientamento e lavoro”:  la sua relazione, la più seguita dalle studentesse e dagli studenti che quel giorno erano nell’Aula Consiliare, ci ha incuriosito e, pertanto, abbiamo voluto darle spazio nel nostro Magazine che è orientato (e qui la parola ha ancora una volta un senso attivo) proprio nell’individuazione e segnalazione di energie nuove e propositive.
Da cosa e' nata la tua ricerca? In pratica quale il suo oggetto specifico?
«La mia ricerca nasce dalla volontà di indagare il fenomeno dell’orientamento scolastico, al fine di cogliere le dinamiche che sottendono alle scelte future dei giovani. Inoltre, ha lo scopo di indagare l’ambiente scolastico, che insieme alla famiglia e al gruppo di coetanei, costituisce uno tra gli ambiti privilegiati della socializzazione adolescenziale. Il fine della ricerca è quello di esaminare la qualità dei rapporti tra adulti significativi ed adolescenti e l'influenza di tali rapporti sulla ristrutturazione del concetto di Sé, soprattutto in termini di progettualità per il futuro».
Chi sono stati e quanti gli studenti a cui è' stato posto il questionario? Quando e' stata realizzata la ricerca? Quali le scuole che hanno aderito?
«La ricerca è stata realizzata nel 2009. Il campione considerato si compone di 100 preadolescenti e adolescenti dei quali 30 frequentavano l’ultimo anno di scuola media superiore presso il Liceo Pedagogico di Cisternino (Br), 42 frequentavano il quarto anno dell’Istituto Tecnico commerciale di Martina Franca (Ta) e 28 frequentavano il terzo anno del Liceo Pedagogico di Cisternino. L’età era compresa tra i 15 e i 19 anni, inoltre 68 dei partecipanti alla ricerca sono femmine e 32 sono maschi. Gli studenti sono ragazzi che risiedevano prevalentemente a Martina Franca e a Cisternino, ma anche provenienti da vari paesi limitrofi. Strumento di rilevazione dei dati è un questionario semi-strutturato, distribuito e compilato individualmente in classe dagli studenti alla presenza di un docente».
Quali gli elementi emersi dal tuo lavoro?
«In termini generali i risultati ottenuti mostrano che l’ambito di socializzazione da me indagato, e cioè la scuola, costituisce un contesto significativo per lo sviluppo dell'identità personale e sociale degli adolescenti, per l'acquisizione di una stima di Sé relativamente positiva e per un positivo senso di ottimismo circa i progetti per il futuro. Inoltre, le evidenze raccolte mostrano che il rapporto adulti significativi/pre-adolescenti, adolescenti, fondato sui valori dell’equità e della giustizia, esercita un ruolo importante e significativo nella costruzione dell’identità e della consapevolezza di se stessi. Ciò implica che nella misura in cui gli adulti responsabili dei processi di crescita degli adolescenti si relazionano con loro in maniera equa, rispettandoli nella loro dignità di persone in fase evolutiva, diminuiscono alcuni dei rischi legati allo sviluppo del concetto di Sé in termini negativi che tanta parte può avere nella mancata integrazione sociale delle persone». 
Che cosa caratterizza oggi i ragazzi e le ragazze? Quali i problemi che tu riscontri? 
«La percezione che i ragazzi hanno di Sé conscia non corrisponde alla percezione di Sé inconscia. Infatti, spesso i ragazzi descrivono sé stessi con aggettivi prettamente positivi, mentre, quando devono riferire come vengono visti da insegnanti e compagni, la percezione diventa differente e spesso i ragazzi hanno un’idea di sé diametralmente opposta alla percezione che essi pensano abbiano gli altri. Si può affermare, a questo punto, come il Sé ideale non combaci con il Sé reale e come la percezione che gli adolescenti hanno di sé stessi sia più vicina a quella ideale e non a quella reale. I risultati della ricerca evidenziano quanto si viva tra gli adolescenti un clima di profonda incertezza legato alla realizzazione futura; i ragazzi che frequentano il liceo si dimostrano molto meno decisi rispetto ai colleghi che frequentano gli istituti professionali. Ai giovani piacerebbe guadagnare facilmente, magari partecipando a provini per reality, oppure iscrivendosi a qualche scuola di calcio per diventare calciatori professionisti. Gli insegnanti svolgono un ruolo importante ma non fondamentale nell’iter formativo e personale degli adolescenti. E’ importante evidenziare quanto i ragazzi percepiscono delle ingiustizie in classe da parte dei propri docenti legati soprattutto a voti non giusti e/o  comportamenti “poco etici”. Infatti una consistente percentuale tra loro ha risposto che ciò che cambierebbe della propria scuola sono gli insegnanti. Questo prova il fatto che evidentemente i ragazzi non sono pienamente soddisfati del rapporto che hanno con i propri docenti, oppure che probabilmente essi sono molto “confusi” perché si nota tra le loro risposte una grande indecisione».
Quali i possibili interventi?
«E’ importante evidenziare quanta indecisione ci sia tra i ragazzi, soprattutto per quanto riguarda le scelte legate al futuro; probabilmente per evitare che questo accada  sarebbe opportuno fare un lavoro preliminare di orientamento che permetta a coloro che si accingono a cominciare una fase importante della propria vita di fare delle scelte in maniera ponderate e responsabile. Inoltre sarebbe opportuno coinvolgere in questa attività le famiglie e gli insegnanti al fine di supportare gli adolescenti nel loro iter formativo».  
«Nel nostro territorio (Valle d'Itria) ci sono situazioni di disagio psicologico?
«La Valle d’Itria è, per eccellenza, il crocevia tra diversi paesi, che presentano caratteristiche strutturali, orografiche, geografiche e culturali omogenee, ma anche specificità proprie. Pertanto, le dinamiche che sottendono il nostro territorio sono le stesse che si possono riscontrare in tutti i paesi del Mezzogiorno d’Italia».
C’è qualcosa che manca ai giovani del nostro territorio?
«Probabilmente ciò che manca ai giovani del nostro territorio riguarda maggiormente la possibilità di mettersi in gioco, in una realtà che tende a privilegiare ciò che è già conosciuto e che poco spazio dà alle nuove proposte e a coloro i quali hanno voglia di entrare nel mondo del lavoro. La tendenza che sembra andare per la maggiore nel nostro territorio è quella di sfruttare, senza valorizzare il mondo dei giovani, dando a loro poco spazio e poche opportunità».
 


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