Questa settimana a rispondere al nostro questionario è lo scrittore tarantino che per primo (“Cadetto” - 1999), introdusse nella finzione letteraria lo scomodo “bubbone” dell’ILVA, facendone punto di snodo delle sue storie tra il visionario e il realistico, un decennio prima (e forse anche di più) che tale tema divenisse un vero e proprio trend editoriale, quasi una scrittura di genere
“Realtà e finzione. Noi abbiamo bisogno di questo, abbiamo bisogno di credere che ci sia altro altrimenti resta una testa mozzata, una spina dorsale lesionata e un cervello in fiamme. Forse abbiamo bisogno di aprire gli occhi e accorgerci che abbiamo sognato per sessanta, settant’anni e sul punto di morte, nel nostro letto-sudario, eccoci che in realtà ci stiamo svegliando e finiamo in una dimensione che non è quella che abbiamo vissuto per una vita”. E’ un passaggio estratto dalla pagina finale dell’ultimo romanzo di Cosimo Argentina, “Per sempre carnivori” (2012 -Minimum Fax).
Conoscendolo, sapevamo che Proust non rientra tra i suoi scrittori preferiti e, quindi, non eravamo certi che avrebbe accolto la nostra iniziativa. E, invece, Argentina ci ha risposto di getto offrendo di sé un ritratto dalla cifra stilistica che lo contraddistingue: ironia, disincanto, guizzi goliardici, ammiccamenti alla follia. Sono trascorsi quasi due anni dall’uscita del suo ultimo romanzo. Speriamo di vederlo tornare presto in libreria e speriamo che torni a sorprenderci. Anzi, ad inquietarci. Oltre la rabbia. Oltre la rassegnazione.
Qual è oggi la sfida più difficile per uno scrittore?
«E’ quella di non cedere alle malìe dell’industria editoriale e quindi sperimentare sempre mettendosi in gioco a costo di lasciarci le penne».
Qual è il tuo romanzo che ami di più?
«Sarò banale, ma è quello a cui sto lavorando. I romanzi sono come i cuccioli di gatto. Li partorisci e poi speri che si facciano una vita loro. I gatti non sono ossessivi come noi umani che scarichiamo sui figli tutte le paranoie e le frustrazioni personali. Perciò visto che i romanzi sono progenie scelgo quello in là da venire».
Qual è il tuo romanzo che pensi i tuoi lettori amino di più?
«”Cuore di cuoio” perché fu il primo di un certo filone. Forse anche “Vicolo dell’acciaio” perché sembrava si avesse paura di parlare dell’ILVA. Però dovrebbero amare “Brianza vigila, Bolivia spera”, perché c’è abbastanza follia da riempire l’universo».
Prossima tua pubblicazione?
«Tutto in alto mare. Io scrivo, scrivo sempre, ma da qui a pubblicare ce ne passa».
Il tratto principale del tuo carattere?
«La pigrizia e l’incertezza. Questi difetti diventano caratteri essenziali per chi ama scrivere».
La qualità che desideri in un uomo?
«Lo stile anche nella vita».
La qualità che desideri in una donna?
«La capacità di mostrare anche le proprie ferite senza assumere pose fuori luogo. Hanno più fascino le donne provate che quelle a cui è andata bene quasi sempre».
Quello che apprezzi di più nei tuoi amici?
«La discrezione. Gli amici che sono durati hanno sempre rispettato i miei steccati».
Il tuo principale difetto ?
«La precarietà estesa a metodo esistenziale».
La tua occupazione preferita?
«Leggere e scrivere, ma non in quest’ordine».
Il tuo sogno di felicità ?
«Gestire la mia vita».
Quale sarebbe per te la tua più grande disgrazia?
«Sopravvivere ai miei figli».
Quello che vorresti essere
«Hemingway, stando lontano dai fucili».
Il paese nel quale vorresti vivere.
«Un paese qualunque sul mare e invece mi tocca starmene in Brianza».
Il colore preferito.
«Verde».
L'uccello che preferisci.
«Il mio. No, scherzo, il succiacapre per via del nome».
Il fiore che ami.
«Rosa».
Gli autori in prosa che preferisci.
«Joyce, Céline, Hemingway, Kristof, Choukri, Davidson, Melville, Dick, McCarthy».
I poeti che preferisci.
«Rimbaud, Achmatova, Leopardi, Hikmet, Majakovskij, Merini e Bukowski».
I personaggi letterari che preferisci.
«Il Kurtz di “Cuore di tenebra”; Bardamu di “Viaggio al termine della notte”; Beryl di “A occidente con la notte”; Bartleby di “Bartleby lo scrivano”; Achab di “Moby Dick”; Ignatius Reilly di “Una banda di idioti”; Raskolnikov di “Delitto e castigo”; Ferdinand di “Morte a credito”; Dupin di “La lettera rubata”, Santiago de “Il vecchio e il mare”».
Le eroine letterarie che ami.
«Fermina Daza di “L’amore ai tempi del colera”; Molly Bloom dell’”Ulisse”; Lady Brett Ashley di “Fiesta. Il sole sorge ancora”, Hester Prynne de “La lettera scarlatta”, Rachael Rosen di “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”».
I compositori che preferisci.
«Mozart, Ludovico Van, Vangelis, Poledouris».
I tuoi pittori preferiti.
«Su tutti Francis Bacon e Van Gogh, poi i fiamminghi tutti, Goya, Picasso e Courbet».
I tuoi eroi nella vita reale.
«Giordano Bruno, Gaudì e Gesù Cristo».
Le tue eroine nella storia.
«Nora Barnacle; Anna Grigor’evna; Fernanda Pivano».
I tuoi nomi preferiti.
«Anna e Tobia».
Quello che detesti più di tutto.
«Mimmo».
I personaggi storici che disprezzi di più.
«Carlo Alberto; Giuda; Bruto».
Il dono di natura che vorresti avere.
«Avere senso pratico».
Come vorresti morire.
«Con un soffio».
Stato attuale del tuo animo.
«Malinconico».
Le colpe che ti ispirano maggiore indulgenza.
«Gli sbandamenti per fragilità e debolezza».
Il tuo motto
«Sulla prima pagina di ogni agenda dal 2000 in poi scrivo sempre una frase di Arthur Rimbaud: foutez-moi la pax! Lasciatemi in pace!».