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Genitori & figli/Se le famiglie imparano ad aiutarsi

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

28
MAR
2014
Presentato a Taranto e provincia il progetto ‘Dare una famiglia ad una famiglia’ sull’affiancamento familiare. A breve un corso per formare i volontari disponibili
 
 
La speranza per le famiglie del nostro territorio può avere anche il nome di Alessandra e Giordano. Da Ferrara. La prima, Alessandra Goberti, è la coordinatrice del progetto ‘’Dare una famiglia ad una famiglia’ per conto del Comune di Ferrara. Giordano Barioni, anch’egli sposato e inusualmente padre di quattro figli, è consulente esterno sempre della stessa Amministrazione comunale emiliana, nonché cooperante di area cattolica e con tanto di gioviale barba bianca.
Nei giorni scorsi tra Crispiano, Taranto e Martina franca sono stati invitati a presentare l’esperienza dell’affiancamento familiare tra famiglie, ai volontari e ai tecnici dei servizi sociali della comunità jonica. Ad orchestrare il breve giro di appuntamenti la cooperativa sociale ‘Stipa delle fate’ di Crispiano nell’ambito di un progetto vincitore del Bando regionale ‘Principi attivi 2012’ con il Circolo Arci-Uisp Crispiano. Gli incontri jonici hanno avuto per partner oltre al Comune di Ferrara ed alla Fondazione Paideia di Torino, la Rete jonica ‘Gens’ di organizzazioni ed associazioni di volontariato familiare, l’Ambito socio-sanitario n.5 Martina Franca-Crispiano, il Centro per la cultura dell’Infanzia del Comune di Taranto, il Consorzio solidale di cooperative sociali con sede a Taranto.
Da oltre cinque anni nella città degli estensi Alessandra, Giordano ed altri del Centro per le famiglie hanno messo in contatto nuclei familiari in situazione di disagio sociale, relazionale, o che hanno bisogno di attenzioni particolari per migliorare le proprie competenze genitoriali, con altrettante famiglie volontarie, capaci di farsi prossimo e di donare parte del proprio tempo. Dunque, una forma nuova, preventiva, rispetto all’affido nel quale un bimbo per ragioni valide e ben più gravi viene mandato in comunità, in una casa famiglia o presso un’altra famiglia.
Sembra qualcosa di innovativo per la Puglia intera, ma è ben più semplice: a Torino la Fondazione Paideia e l’amministrazione della città della Mole dal 2003 hanno puntato sulla riscoperta di buone prassi solidali tra famiglie, come quando anche da noi nelle strade di paese la genitorialità era un fatto spontaneo, ovviamente di tutti: si diceva, che “ci vuole un villaggio per educare un bambino”. I nuovi miti pedagogici associati a disinteresse e incompetenze genitoriali diffuse hanno bruciato buona parte di queste tradizioni. Chi si sente oggi madre-padre di un ragazzino sconosciuto per strada che imbratta una panchina? Provate ad intervenire: come minimo si rischia il linciaggio dai genitori veri, un po’ come gli insegnanti un tempo anche esageratamente venerati, sempre sicuri vincitori nel confronto con gli alunni, oggi sono il bersaglio facile  assaltati come sono da genitori i cui pargoli (grazie ad un capovolgimento antropologico senza precedenti) hanno ragione a strafottere. Ed a prescindere su tutto e tutti.
Con l’affiancamento familiare  non si vince niente. Quanto può far sentire bene aiutare mamme sedicenni? Di quanto amore si può essere ricambiati a darsi da fare per una mamma con problemi di salute, o quanti anni durerà l’amicizia con una coppia straniera decontestualizzata e senza agganci parentali su questo territorio? Per salvare una famiglia non sempre serve assistenzialismo, soldi, lavoro: o meglio, non bastano i Servizi sociali e la scuola. Servono idee e braccia. Con l’affiancamento a Ferrara, Torino e prossimamente a Pescara famiglie si incontrano (genitori e figli insieme) collaborando, entrando nella vita di chi vuole una mano. Per un anno circa, la famiglia ‘sana’ si mette in gioco, scambia del tempo (tre-quattro ore a settimana), collabora con l’altra. Dei tutor della rete del terzo settore (le associazioni che promuovono in zona l’iniziativa) supervisionano periodicamente che tutto fili lisci, che la famiglia in transizione faccia progressi, magari lenti, ma reali e inesorabili. Aggiustare una famiglia, ‘rammendare’ la vita quotidiana di quei padre-madre-figli aiuta in scala micron a salvare il mondo.
Stipa delle fate scommette che in ambiente cattolico e non solo, tra Crispiano, Martina, Statte, Taranto ci sono famiglie che non vogliono restare sorde, che non se la sentono di voltare le spalle alla condizione di altre famiglie meno fortunate. Basta guardarsi attorno: probabilmente nella stessa classe del proprio figlio, nella stessa strada o addirittura nel condominio ci sono situazioni che possono essere migliorate con pochi ingredienti: buona volontà, tanto studio (formarsi prima di intervenire, partecipare a riunioni periodiche anche con l’altra famiglia), creatività. 
 


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