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PER UNA BELLEZZA ETICA

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

18
APR
2014
L’apertura di una nuova libreria e il quarantesimo compleanno del Festival della Valle d’Itria sono due belle  realtà: sottrarle alla contesa politica, perché non siano occasioni agiografiche e celebrative, equivale a renderle effettivamente  bene comune e tessuto connettivo di una città che vuole cambiare
 
 
In Corso Italia domenica scorsa si è aperta una nuova libreria: ci auguriamo che questo  spazio possa diventare una sosta salutare lungo una  strada  molto frequentata dai  martinesi soprattutto per il “passeggio” serale, una libreria in cui poter sfogliare e, naturalmente acquistare, anche i tantissimi libri che a Martina Franca sono  presentati. Perché, diciamolo, i libri vengono presentati perché poi si acquistino e si leggano. Sarebbe davvero bello se proprio da qui partisse un segnale tangibile in controtendenza, in questo scenario che vede calare a picco giorno per giorno il numero dei lettori, anche se quando si ha a che fare con dati e numeri occorre essere ponderati nell’analisi. E’ bene, infatti,  non saltare a conclusioni affrettate: non è detto che i lettori e le lettrici stiano diminuendo, è molto più probabile che stia cambiando il modo di leggere e una libreria che si rispetti, un libraio/libraia rappresentano senza dubbio una risorsa per il territorio quando riescono ad intercettarne i gusti, le tendenze o a orientarli opportunamente. 
Lunedì il Festival della Valle d’Itria ha inaugurato la sua quarantesima edizione e per l’occasione il nostro Governatore, Nichi Vendola, dopo aver fatto tappa a Taranto e a Grottaglie,  è venuto a Martina Franca. La sua passeggiata in compagnia del sindaco Franco Ancona, dell’assessore Donato Pentassuglia, l’incontro con le 22 associazioni presso la Casa del Volontariato e il suo appassionato intervento presso la Fondazione Paolo Grassi, (dopo quello del direttore artistico, Alberto Triola e dell’assessore regionale Silvia Godelli),  le sollecitazioni del consigliere comunale Aldo Leggieri affinché la Regione sostenga l’abbattimento dell’ecomostro del Pergolo,  tutto questo è stato prontamente documentato, sottolineato, diffuso con immagini e testi, dagli organi d’informazione locale,  pertanto sarebbe superfluo ritornare sugli stessi argomenti puntualmente trattati. 
E’ più che evidente che Martina Franca, come moltissime altre realtà del  mondo, vive con fermento, ma anche con  iperattivismo un’epoca in cui l’insicurezza del presente e l’incertezza del futuro trovano nella “politica del fare” un distrattore al senso d’impotenza collettivo. Il “fare”, in altre parole diventa la risposta istintiva e difensiva alla percezione del cambiamento, come in una specie di “gioco delle sedie” senza sosta, “in cui – come ha scritto nel “Demone della paura” Zygmunt Bauman -  un momento di distrazione si traduce in sconfitta irreversibile ed esclusione irrevocabile… nella paura di essere lasciati indietro, di perdere il treno”. E Martina Franca di treni non vuol perderne più.  Ma forse oggi sarebbe proprio il caso di perderlo qualche treno, se tale perdita favorisse l’occasione per tessere con calma e pazienza relazioni ricche, al di là dell’ossessione competitiva. A tal proposito l’assessore Silvia Godelli, esprimendo grande apprezzamento per le attività che il Festival della Valle d’Itria porta avanti da quarant’anni, ha sottolineato la necessità di abbandonare i localismi e i campanilismi: “Il Festival  - ha infatti affermato – non è di Martina Franca o della Valle d’Itria; è patrimonio comune, della Regione e del Mediterraneo.” Concetto, quello del bene comune, ripreso dal Governatore Vendola, del quale ben conosciamo il pensiero, ci verrebbe spontaneo definirlo poetica, per averlo, oltre che ascoltato più volte, anche letto in una sua pubblicazione, “C’è un’Italia migliore” (Fandango 2011), dalla quale abbiamo estratto un passaggio che bene si inserisce nello spirito della sua recente visita a Martina Franca. [Si legga nel riquadro]. 
Un passaggio che ci porta a ritenere che il futuro dei luoghi, di tutti i luoghi e quindi, anche di quello di Martina Franca,  risieda nell’intreccio fra le azioni personali, locali e quelle civili e globali; che gli entusiasmi identitari e le chiusure localistiche vadano vissuti rispettivamente con intimità e distanza; che l’intreccio fra azione politica e azione poetica (intesa come massima espressione  di creatività e visionarietà) possa trovare il corrispettivo nell’intreccio fra economia e cultura, fra “scrupolo ed utopia”, citando Franco Arminio. 
Intanto intrecciamo la nascita di una nuova libreria al quarantesimo compleanno del Festival, parole e musica, dunque, non come merci effimere legate alle tendenze del momento ma come strumenti che contribuiscono alla costruzione e alla tutela della “bellezza civile” e all’esercizio dei  diritti.
 


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