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FOTOGRAFIA/Lasciateci guardare

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

2
MAG
2014
“Intrusioni” è  il titolo della mostra di Sergio Malfatti, esposta a Massafra, che ritrae nella loro quotidianità personaggi noti e meno noti, violando la loro intimità. Ma da questo gioco di sguardi non è escluso neanche lo spettatore
 
Correva l'anno duemila quando un incessante battage pubblicitario comunicava all'Italia la possibilità di spiare ininterrottamente per cento giorni alcune persone all'interno di una casa. Era la prima edizione del Grande Fratello, uno show televisivo che oggi è il simbolo del più totale trash, ma che se non altro ha avuto il pregio di mostrare quanto l'uomo, sotto sotto, sia un impenitente voyeur. La televisione e programmi come quello appena citato, hanno dato il via a un processo continuo di "spionaggio": o si guarda, o si viene guardati. Nella società odierna e grazie anche agli ultimissimi social network ogni aspetto della vita viene messo al bando; tutto diventa di dominio pubblico: da cosa si sta mangiando in quel momento al film che si sta guardando, dall'abito appena comprato alla spiegazione dettagliata di qualsiasi cosa si stia facendo – anche la più insignificante, soprattutto la più insignificante. Basti pensare ai selfie che ci si scatta in ogni dove e dell'interesse che essi suscitano. Il dato di fatto è uno e uno soltanto: l'umanità vuole osservare, vuole spiare, vuole conoscere ogni dettaglio della vita altrui. E al contempo vuole essere osservata, spiata e conosciuta in ogni sua sfaccettatura. 
Se i selfie, tuttavia, sono fotografie grossolane, scattate senza alcuna pretesa di perfezione, in una mostra inaugurata il 25 aprile, a Massafra, se ne possono osservare di magnifiche. Parliamo appunto di "Intrusioni", la mostra fotografica di Sergio Malfatti organizzata presso il palazzo della Cultura dalla Pro Loco e patrocinata dal Comune di Massafra. 
Gli scatti mostrano uomini e donne, famosi e non, ritratti nella loro quotidianità. La particolarità di questa esposizione tuttavia risiede proprio nello sguardo dei soggetti fotografati. Entrando nelle sale ove la mostra è esposta si ha la percezione di violare un'intimità. Ecco che gli spettatori, intrusi che rompono prepotentemente il velo di riservatezza dei protagonisti delle foto, vengono a loro volta guardati, scrutati persino con un certo cipiglio, da questi ultimi, i quali rispondono a quella violazione indirizzando agli osservatori sguardi infastiditi. Ecco allora che vediamo una mamma intenta ad allattare il suo bambino, personalità note nel panorama musicale che strimpellano qualche nota ma che vengono in qualche modo interrotti, perdendo la concentrazione. E ancora, donne in biancheria intima ritratte nell'atto di rivestirsi, vignettisti e conduttori televisivi colti in fragrante. 
Una mostra unica nel suo genere, il cui intento è quello di far riflettere sulla mancanza di privacy, sulla riservatezza che viene a mancare in un mondo panottico, dove tutti osservano tutti. E soprattutto, di infondere allo spettatore un senso di stordimento: che ruolo ho – si chiederà – all'interno di questa società? Vengo osservato o sono io che guardo?
La mostra di Malfatti, che ha già fatto tappa al Castello Aragonese di Taranto, nelle sale dell'Associazione SE.GRE.TA e presso il Cantiere Maggese, e che non è mai statica, ma viene di volta in volta arricchita con nuove foto e con nuovi personaggi, rimarrà a Massafra fino al 9 maggio. 
 


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