Il consigliere comunale mette alle strette Stefàno e in chiaro la sua distanza dal PD. Nel frattempo costruisce un progetto partecipato condiviso: gruppi di lavoro per migliorare la città. Un solo scopo: lavorare insieme e bene
Contento per la vittoria di Obama, apre l’incontro con l’espressione che sicuramente gli piace tanto, “we care” e continua con quella di “progetto partecipato”, riferendosi ad “Amo Taranto”, proposto dalla suo movimento “La Città che Vogliamo”. E’ chiaro che sto parlando di Gianni Liviano, commercialista, politico e davvero una brava persona, aggiungerei. La sua proposta al Consiglio Comunale è quella di inserire all’interno della macchina amministrativa professionalità e competenze. Ha voluto incontrare i cittadini presso la sede del centro Polisportivo Magna Grecia, invitando anche il sindaco di Bari Emiliano, per poter organizzare diversi gruppi di lavoro con un solo scopo: impegnarsi per la città di Taranto e migliorarla.
Sei da una vita nell’associazionismo, portavoce nella politica di valori come giustizia, questione morale e senso civico; non hai mai pensato dopo tutti questi anni di mollare tutto, dati i fatti della politica odierna?
«Per me la politica è una grande passione, un modo nobile per rispondere ai bisogni delle persone. Come tu dici ho trascorso una parte importante della mia vita in parrocchia e nell'associazionismo. Sono quelli i luoghi in cui si cerca di rispondere ai bisogni immediati delle persone e degli “ultimi” in particolare. Ogni bisogno ha però una causa, una ragione, un perchè. Non si può cercare di rispondere ai bisogni delle persone senza chiedersi da dove deriva quel bisogno, quale sia la sua causa. Tocca alla politica intervenire su di esse e cercare di rimuoverle, costruendo giustizia sociale e pari opportunità per tutti, nel rispetto dei meriti di ciascuno. Qualche volta la politica ci riesce, moltissime volte no. Ogni giorno mi capita di sperimentare la sterilità dell'impegno, l'incapacità di fornire risposte ai bisogni della città, il muro della burocrazia, dei tempi lunghi delle istituzioni. Ogni giorno ho consapevolezza che, nel mio piccolo impegno sto sottraendo tempo alla mia famiglia e al mio lavoro. Ad ogni modo, continuo a crederci e vado avanti insieme a tanti amici».
Essendo quella di oggi anche un’occasione per un rendiconto dell’attività amministrativa della città, cosa ha fatto o cosa non ha fatto l’Amministrazione sin ora e soprattutto, perché si percepisce una così tale lentezza?
«E' evidente che l'Amministrazione Comunale è in una fase di grande difficoltà. La vicenda Ilva, il così grande e preoccupante inquinamento ambientale che si abbina alla oggettiva necessità di non perdere posti di lavoro, questo binomio salute-vita e lavoro, che dovrebbe essere scontato ma che a Taranto purtroppo non lo è, crea oggettive difficoltà a chi governa la città. Questo dovrebbe essere il tempo di cambiare rotta, di costruire nuovi modelli di sviluppo, coinvolgendo nella condivisione dell'idea di futuro che vogliamo dare alla nostra comunità, gli attori sociali, economici e culturali della città stessa. Abbiamo la necessità di restituire coesione sociale e speranza a questa nostra comunità».
Hai dato l’ultimatum al Sindaco, chiedendogli di inserire una commissione speciale che coinvolga professionalità e migliori competenze sul nostro territorio: cosa fai se Stefàno non accetta?
«Io ho fiducia che Stefano accetti. Non si può non accettare ciò che è evidente, oserei dire scontato. Proverò in tutti i modi a fargli comprendere che è necessario che questa comunità, uscendo dalle improvvisazioni, sia capace di restituire a se stessa un'idea di futuro e che, tutti gli interventi successivi che l'Amministrazione Comunale andrà a compiere, saranno coerenti con quel modello di sviluppo che si è deciso di condividere. E' chiaro che se non dovesse essere così, la mia vicinanza a questa maggioranza sarebbe ulteriormente rallentata».
Perché ti definisci “indipendente” nel PD? Non ti senti vicino a Pelillo?
«Ho grande rispetto per il Partito Democratico che è nato come luogo di incontro tra il cattolicesimo popolare e il riformismo laico; il PD sintetizza, almeno nella dimensione valoriale, lo sforzo che nel nostro piccolo abbiamo profuso i questi anni, provando a mettere insieme le migliori risorse del cattolicesimo e della sinistra. Non mi piace il correntismo che caratterizza il Partito Democratico. Rispetto a Pelillo abbiamo ruoli differenti, lui è assessore al Bilancio della Regione e io Consigliere comunale, oltre alle possibilità molto diverse, di incidere sul territorio. Il suo modo di fare politica, che io rispetto, è differente dal mio».
Se potessi dare un consiglio o un suggerimento al Sindaco, cosa gli diresti?
«Io non mi permetto di dare suggerimenti a nessuno. Certo che il lavoro di squadra e la valorizzazione delle migliori competenze, finora non sono stati i punti forti del nostro Sindaco».
Vuoi parlarci di questo progetto “Amo Taranto”?
«Questa è una fase di grande disaffezione delle persone verso la politica che, spesso a ragione, viene ritenuta sporca e incapace. Però lamentarsi non basta, e le forme di populismo che a livello nazionale e locale, stanno nascendo e riscuotono tanti consensi, non è detto che siano migliori del male che vogliono combattere. "Io amo Taranto" è un progetto finalizzato alla partecipazione, mediante forum e gruppi di lavoro, di tante persone alla costruzione condivisa di proposte per la città».
Potrebbe essere la chiave segreta per questa città? In che modo?
«Dubito che ci sia qualcuno che abbia "chiavi segrete", o ricette certe alla soluzione dei problemi. Il nostro è semplicemente uno sforzo per la valorizzazione della partecipazione costruttiva».
Quanta fiducia ha nel cittadino tarantino? E nei giovani?
«Taranto è una città difficile. Negli ultimi trent'anni ha eletto 4-5 sindaci che hanno sperimentato l'esperienza del carcere, più un sindaco che ha portato la città al dissesto. Le comunità non sempre sono migliori dei politici che eleggono. Ho fiducia nei giovani».
Hai un figlio di 9 anni, gli consiglierai di studiare fuori Taranto o di restare?
«Come ogni genitore, desidero solo che mio figlio sia felice. Ha 9 anni, è troppo presto per stabilire il suo destino».
Se potessi esprimere un desiderio, quale sarebbe?
«Così come auguro la felicità a mio figlio, vorrei augurarla con forza a ogni persona. So che la felicità delle persone può dipendere anche dalla qualità delle risposte che la politica riesce a dare. Mi dispiace molto rendermi conto, che la politica è spesso, anche a livello locale, deludente e inadeguata».