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God save the green/VAGAMENTE VEGANA

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

2
MAG
2014
Che sia per influenze religiose o salutistiche, pare che abbandonare la carne nella dieta e nello shopping faccia bene all’umore, al cuore e alla nostra salute. Come un centrifuga di verdure può cambiare a vita e cambiare le abitudini
 
La mia fonte d’ispirazione per questa settimana? La foto di “una centrifuga” fatta di tante cose “verdurose” (lasciatemi passare questo termine) postata da mia cognata su Facebook e la sua decisione di diventare vegana. 
Vegana?! Cioè in poche parole escludere dalla propria alimentazione tutti i cibi di origini animale! Certo la cosa mi sembra del tutto assurda... ma nonostante ciò quella centrifuga ha attirato la mia attenzione e anche le mie papille gustative. Tutta quella meravigliosa e colorata frutta mi ha convinto a fare qualche ricerca “vagamente vegana” e capirne di più. Le ragioni più  diffuse  per chi decide di approcciarsi all’abbandono della carne, sicuramente quelle di dissenso verso il  maltrattamento degli animali ma anche di tipo salutistico. Già da diversi decenni infatti molti studi hanno scoperto la correlazione tra il consumo di carnie, in particolare quelle rosse e quelle in scatola,  e il rischio di patologie croniche e virali pericolose per l’uomo, tra cui il ferocissimo cancro, in alta percentuale per i paesi ricchi dove il consumo della carne è superiore di 5 volte al vero fabbisogno nutrizionale. Insomma come al solito il troppo stroppia!
Anche se a detta dei mille forum e siti letti la salute dei vegetariani e vegani (quindi tanta tanta verdura) appare buona, ma come per tutti i modelli alimentari è importante prestare una certa attenzione affinché la dieta sia nutrizionalmente adeguata e ben bilanciata. Quindi sani e belli e pronti alla famigerata prova costume. Ma attenzione… anche il settore abbigliamento sta subendo delle trasformazioni e pressioni dal mondo vegano, che prevedere per chi sposa la causa di indossare solo  capi in fibre vegetali e sintetiche. Inoltre, come nel cibo, esclude “la derivazione animale “ evitando l'acquisto di ogni capo con parti come: pelliccia, pelle, lana, seta e imbottiture in piuma. Usa cosmetici (make-up e prodotti per l’igiene personale) e prodotti per la pulizia della casa non testati su animali e possibilmente privi di ingredienti di origine animale, e in generale evita l'acquisto di altre merci con parti animali come divani in pelle, tappeti in pelliccia, ornamenti in avorio, oggetti in osso, pennelli in crine di  animale. A sostenere e rispettare tutto il creato, presso la sua Masseria Tarsia Morisco di Conversano, la stilista Ivana Pantaleo in collaborazione con l’agronoma Maria Serena Minunni, sfida il sistema moda creando e realizzando  da qualche anno agrovestiti.  Un collezione di abiti, quella delle pugliesi, completamente prodotta con tessuti naturali ecologici e “filo-vegani”, come ad esempio la seta, acquistata in aziende che estraggono “il filamento” dal bozzolo solo dopo la trasformazione da baco in farfalla, quindi senza ucciderlo prima come prevede il ciclo di produzione tradizionale. Per quanto riguarda la colorazione si affidano a madre natura attraverso la produzione di ortaggi e piante da cui vengono estratti pigmenti utili come la camomilla, l’edera, la cipolla rossa e piante come la reseda, il guado, la robbia o la rapa rossa. Indossare vegano inoltre (come il cibo) fa bene alla salute perché contribuisce a combattere le allergie e le intolleranze che derivano dagli abiti normalmente indossati e prodotti con derivanti dal petrolio (ad esempio il pile), contenenti sostanze tossiche nocive a contatto con la nostra pelle.
Poi star bene dentro sta far bene fuori ( e viceversa a quanto pare!).
 


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