La voce dell’esordio poetico di Maria Grazia Palazzo, martinese residente a Monopoli, è stata molto interessante, tanto da essere giunta tra le pagine della raccolta “A Sud del Sud dei Santi”, una preziosa antologia, curata da Michelangelo Zizzi, che traccia un secolo di Storia Letteraria pugliese ed offre ai lettori la possibilità di conoscere la ricchezza letteraria di una regione, la Puglia, che è una vera e propria fucina di talenti. E di talento si può parlare a proposito di “Azimuth”, la raccolta poetica di Maria Grazia Palazzo, ospite questa settimana del nostro questionario. Una donna che non fa sconti a nessuno: determinata, spigolosa per alcuni “versi”…
Qual è oggi la sfida più difficile per una scrittrice e, in particolare, per chi, come te ha scelto come forma espressiva la poesia?
«Entrare in punta di piedi nel chiasso delle voci, culturali e/o pseudo tali, prodotto della società di massa, per dire le cose che da sempre appartengono alla vita umana, alla persona, alla memoria, al progetto di una vita comunitaria in cui credere e per cui spendersi ancora».
Leggere per te…
«E’ un fatto irrinunciabile e necessario, possibilità di attingere informazioni su luoghi, situazioni, punti di vista diversi, vita altrui. E’ occasione per distinguere i contesti in cui i diversi pensieri nascono, per formarsi proprie idee, maturare una propria coscienza e sensibilità. Perché sia che si tratti di prosa, di saggistica, di storia, di filosofia, di poesia, la materia è sempre la stessa, la vita. Leggere è imparare a vivere pensosamente e contaminarsi anche a distanza».
Prossima tua pubblicazione?
«Sto lavorando, a due nuove raccolte poetiche che dovrebbero formare una trilogia (con Azimuth, la mia prima raccolta, pubblicata da LietoColle). In realtà ho cominciato nel 2010, la stesura di un romanzo, e nel 2013 di un altro ancora. Ma come nella lettura sono alquanto caotica e a volte bulimica, così anche nello scrivere. Prendo, lascio, torno, dimentico. Per le contingenze cui devo far fronte e che riguardano la mia vita familiare e lavorativa non so ora dire quale sarà la mia prossima pubblicazione».
Il tratto principale del tuo carattere?
«Credo di essere una persona diretta, estroversa, volitiva. Un po’ attaccabrighe se occorre».
La qualità che desideri in un uomo?
«Eroismo! Intelligenza, sensibilità, ottimismo, buone maniere. Che sia interessante e soprattutto stimabile. Relazionarsi con un uomo privo di personalità o di interessi sarebbe noiosissimo».
La qualità che desideri in una donna?
«Simpatia e compassione, nel senso etimologico della parola greca. Guardarsi alla pari, autenticamente, generosamente, senza timore».
Quello che apprezzi di più nei tuoi amici?
«Buone maniere, libertà, capacità di dialogare, condivisione, onestà, bontà, allegria».
Il tuo principale difetto?
«Sono esigente ed irruente. Con lo stesso entusiasmo con cui mi accosto alle relazioni e alle attività me ne allontano quando mi sento tradita o delusa. Probabilmente è un modo inconscio per smascherare ipocrisie, ambiguità insuperabili, falsi sentimenti e dedicarmi con non poche energie a ciò che più ho a cuore».
La tua occupazione preferita?
«‘Il mio mestiere è vivere la vita/ che sia di tutti i giorni e sconosciuta’. In questo momento faccio salti mortali per portare a buon fine la laurea specialistica in scienze religiose e gli impegni già presi con la professione. Sto lavorando da qualche anno per concedermi un anno sabbatico. Attendiamo una data di partenza verso l’India per diventare genitori adottivi. Sarà una rivoluzione copernicana».
Il tuo sogno di felicità?
«Continuare ad avere energie per vivere la vita migliore, in cui credo. Riuscire a dedicarmi di più alla scrittura e ad attività di tipo culturale».
Quale sarebbe per te la tua più grande disgrazia?
«Perdere uno dei cinque sensi o la possibilità di provvedere autonomamente alle necessità più elementari per la mia vita e per quella delle persone per cui la mia esistenza non è indifferente. Oltre che perdere le persone care, naturalmente».
Quello che vorresti essere?
«Eterna vagabonda, un po’ eremita, un po’ istrione».
Il paese nel quale vorresti vivere?
«Vorrei vivere in un paese il cui dettato costituzionale raggiungesse, sul piano della prassi, l’uguaglianza sostanziale, in cui le donne avessero un peso specifico più rilevante nel sistema economico e politico. Vorrei vivere in un paese meno burocratizzato ed ecclesiastico, in cui non ci fossero più collusioni, abusi, favoritismi, discriminazioni ottocentesche ma maggiore inclusione, maggiore lavoro per tutti, migliore offerta formativa, sostegno a chi merita. Un paese che avesse uno stato sociale più moderno, con un’idea di cittadinanza più dignitosa, per le famiglie e le categorie più svantaggiate e/o a rischio, che tenesse conto dei flussi migratori come realtà inarrestabile per cui attrezzarsi. Vorrei vivere in un paese che rifiutasse l’idea di casta, che vivesse la politica come servizio per il bene comune, che avesse nell’agenda tra le priorità (non le buone uscite degli alti funzionari) ma il maggiore benessere, materiale, psicologico, spirituale, socio- politico, al di là dei sessi, del colore della pelle, del credo politico o religioso».
Il colore preferito?
«Rosso».
L'uccello che preferisci?
«L’anatra mandarina, per l’allegria dei suoi colori».
Il fiore che ami?
«La peonia per l’eleganza dei suoi fiori».
Gli autori in prosa che preferisci?
«Tolstoj, Kafka, Proust, Svevo, Simenon, Woolf, Deledda, Sciascia, Moravia, Maraini, Serrano, Yoshimoto, ecc.».
I poeti che preferisci?
«Gibran, Dickens, Rilke, Borges, Penna, Porta, Scotellaro, Luzi, Gatto, Bodini, Merini, Ruggeri ed altri».
I personaggi letterari che preferisci?
«Don Chisciotte e Sancio Panza, Achab e Moby Dick, Angelica e Sacripante, (Bradamante, Ruggiero e l’Ippogrifo), Robinson Crusoe e Venerdì, Pinocchio e Lucignolo, e molti altri».
Le eroine letterarie che ami?
«Antigone, Medea, Anna Karenina, Giovanna D’Arco, Tosca, (vd. Shakespeare, Voltaire, Schiller, Verdi) ma soprattutto le donne di cui secondo me si dovrà scrivere ancora, come le tante taciute della storia reale, che hanno fanno della loro vita un canto, un monito struggente (penso alle tante poetesse morte suicide del ‘900)».
I compositori che preferisci?
«Mozart, Bach, Beethoven, Schubert, Mahler, Dvorak, Debussy, ecc. Penso per la modernità penso ai cantautori come Aznavour, Tenco, Lennon, De Andrè, Gaber, Chapman, Fossati, Vecchioni, Paolo Conte, per dirne solo alcuni».
I tuoi pittori preferiti?
«Matisse, Picasso, Guttuso, Goya, Monet, Turner, Ligabue, Mondrian, De Chirico, Hopper, Shual e altri».
I tuoi eroi nella vita reale?
«Tutti i testimoni della verità, della libertà, della bellezza della vita che ho incontrato sin dalla mia fanciullezza e hanno speso se stessi, il proprio tempo, come testimoni credibili di questi valori. Penso prima di tutto ai formatori, ai nonni, ai genitori, agli insegnanti che hanno offerto le loro cure e attenzioni nella relazione. E poi i tanti volti di persone che resistono (con un certo eros e sorriso) fino alla morte, con gesti concreti, piccoli o grandi, di vita reale, senza paura di confrontarsi, per costruire insieme una qualità di vita condivisibile, di dignità e di pace».
Le tue eroine nella storia?
«Penso alle tante donne anonime della storia, che all’interno della famiglia, dei luoghi di lavoro, del mondo della cultura, dell’arte, della scienza, non si sono mai arrese a un ruolo sociale stereotipato ed hanno affrontato difficoltà, limitazioni, minacce, atti persecutori di quanti dicevano di amarle o di rispettarle mentre tentavano di controllarle e contrastarle».
I tuoi nomi preferiti?
«Agatha, Amanda, Adriana, Alessandro, Armando, Andrea, ecc.»
Quello che detesti più di tutto?
«L’ipocrisia, la stupidità, la boria».
I personaggi storici che disprezzi di più?
«Al di là dei noti imperatori, dittatori, colonnelli, criminali (nazisti, fascisti, bolscevichi o russi, ecc.) passati alla storia per atti sanguinari, disprezzo tutti gli ideologi della mistificazione, della violenza, della purificazione della razza, che hanno perpetrato violazioni dei diritti umani, repressione politica, persecuzione etnica o religiosa, esecuzioni stragiudiziali o con finti processi, insieme a quanti hanno offerto i loro servigi come consiglieri o esecutori di tali aberrazioni».
Il dono di natura che vorresti avere?
«L’ubiquità».
Come vorresti morire?
«Cosciente e circondata almeno dallo sguardo e dalla carezza di una persona cara».
Stato attuale del tuo animo?
«Sono una empirica sognatrice, combattiva, curiosa, e coraggiosa (ma ho al mio fianco un uomo che mi ama). Viviamo in tempi relativamente felici, certamente di precarietà, ma anche di opportunità. Ritengo che il nostro animo debba essere sempre doverosamente propositivo e positivo».
Le colpe che ti ispirano maggiore indulgenza?
«La golosità e la lussuria».
Il tuo motto?
«Siamo di passaggio (tanto vale fare del nostro meglio per essere felici…)».