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Roland Dyens/Nato con la chitarra

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

27
LUG
2012

 

Roland Dyens
 
Nato con la chitarra
 
È uno dei migliori chitarristi al mondo, ma lui si considera solo «un musicista onesto, che piace a chi ha voglia di aria fresca». Ora è a Mottola dove, fra un concerto e una master class, trova anche ispirazione
 
 
Lui è Roland Dyens. È di nazionalità francese, ma è nato in Africa, a Tunisi, nel 1955. Per chi studia chitarra classica è un riferimento, un punto fisso. “Tango en skaï” è la sua composizione più conosciuta. Le sue “master class”, le sue lezioni di chitarra, raccolgono in tutto il mondo un pubblico sempre più numeroso. Tutto merito, tanto delle sue idee innovative, quanto della sincera apertura dell’uomo-Dyens verso i chitarristi delle nuove generazioni. Il rapporto con questi ultimi non risulta come un confronto formale ma un incontro felice, incentrato sulla qualità e sull’autenticità dell’emozione.
I concerti di Roland Dyens non sono appannaggio esclusivo degli addetti ai lavori o di chi studia e conosce la musica. Coloro che sono più estranei allo strumento, parlano di una profonda “riconciliazione” con la chitarra classica.
La rivista inglese Guitarist lo ha inserito (a soli 33 anni) tra i 100 migliori chitarristi del mondo, di ogni genere.
È stato l’unico chitarrista classico a essere invitato a partecipare all’omaggio al grande Django Reinhardt per il centenario dalla sua nascita, in un concerto tenuto, il 21 gennaio 2010, insieme a tanti altri chitarristi, al Théâtre du Châtelet di Parigi.
I Festival di tutto il globo terrestre se lo contendono e lui è costantemente in viaggio attraverso i cinque continenti per tenere concerti, comporre e insegnare.
Lo abbiamo incontrato prima della sua unica tappa in Italia del 2012.
La stampa lo ha definito come “uno dei più grandi chitarristi viventi”. Ma, per Roland Dyens, chi è Roland Dyens?
«Chi?! (ride) ...Penso che Roland Dyens sia un musicista onesto. Nel senso che ha una particolare propensione per il lavoro ben fatto. È un musicista per il quale la “carità” di comporre e di suonare bene è più che altro una missione. Per gli altri, inoltre, Roland Dyens è un musicista che non si può catalogare, che non entra facilmente in categorie pre-determinate. È per questo, penso, che la sua personalità singolare, diversa dal profilo “classico”, piace a un pubblico che ha voglia di un po’ di aria fresca... Mi è difficile parlare di me stesso, soprattutto in terza persona... (altra risata)»
Lei è stato più volte ospite del Festival Internazionale della Chitarra di Mottola. La prima nel 1998. Ha sempre riscosso un enorme successo. Anche quest’anno gli iscritti alla sua master class sono tantissimi, e questo significa per Lei tre giorni fitti fitti di lezioni.
«Appunto. Parlavo prima di un po’ d’aria fresca. Mentre dicevo questo, avevo in mente i giovani. Ho un rapporto tutto particolare con loro: e questo vale per i giovani di tutto il mondo. Loro avvertono per primi che il mio linguaggio, sia musicale che umano, corrisponde precisamente a quello che ricercano oggi. Quindi, probabilmente, è per questo che rispondono sempre in tanti per partecipare a una mia master class».
La sua “Traveling Sonata” comprende tre movimenti, ciascuno ispirato a una città diversa: Bellinzona, Mottola, Ankara. Il brano è stato composto, in tre momenti diversi, in occasione dei suoi soggiorni in queste tre città.
Bellinzona è in Svizzera, Mottola è in Puglia ed Ankara è la capitale della Turchia. È bellissimo, ma anche curioso, vederle accomunate in un brano per chitarra e flauto...
«In verità non c’è nessun riferimento geografico che fa l’unità di un qualsiasi pezzo, ma proprio lo stile del compositore. E poi, non mi piace la musica cosiddetta “programmatica”, cioè quella che ha la descrizione per principale ambito. Secondo me, la musica rimane, fino a oggi, l’arte più astratta dell’universo, quindi anche la più libera di tutte. Magari mi trovavo fisicamente a Mottola quando ho iniziato a comporre il secondo tempo del brano e basta. E poi, come si può descrivere una città – qualunque essa sia – solo con le note? Forse l’aria mottolese mi ha influenzato ...chissà... Comunque, ero molto più felice di essere a Mottola quel giorno che a Bordeaux, o Philadelphia o altrove!».
Ovunque, e anche in Europa, si parla di crisi, di recessione e di “spending review”. L’arte, la cultura, la musica sono sempre le prime della lista, a livello governativo, quando si parla di tagli. Lei cosa ne pensa?
«Cosa ne penso? È semplice: che sono stra-felice di sapere che la mia arte, la musica, sia prioritaria quando si parli di tagli. Ma che bello! ...Ma no, scherzo, naturalmente... Mi rattrista tanto saperlo, invece. Avverto questo “clima di sacrificio” quasi ogni giorno. In tutti i Paesi, soprattutto durante i periodi di crisi, l’arte, nel senso globale del termine, è considerata come un lusso. E “lusso” fa rima con “inutile”, vero? Quindi ci si sente in dovere di tagliare lì, alla fine...».
Qual è la cosa fondamentale che cerca di trasmettere alle nuove generazioni, specie in un periodo così difficile, in generale e in particolare per chi coltiva la passione per la chitarra?
«Sinceramente e paradossalmente, uso rarissimamente la parola “chitarra”, quando si tratta di insegnare... la chitarra. Parlo, piuttosto – e molto più volentieri – di musica. Sempre. Paradossalmente, ancora, sappiamo che è sempre in momenti di crisi che si sono realizzate le cose più grandi. Perché, in un certo modo, la difficoltà crea la profonda voglia di “fare”. Riuscendo a far crescere quel desiderio di “fare”. Comunque, non siamo mica in tempo di guerra, almeno qui in Europa, quindi, forse non dobbiamo esagerare le cose... Quasi tutti possono ancora, fortunatamente, regalarsi un biglietto per andare a un concerto o a teatro, no? Ma per rispondere più direttamente alla sua domanda sulle nuove generazioni: cerco, più di tutto, di trasmettere l’ascolto... l’ascolto profondo. E il silenzio. Sì, il silenzio».
Didascalia:
Roland Dyens è in questi giorni in Puglia per insegnare, presiedere giurie di concorsi, comporre e fare concerti. Suona il 28 luglio, a partire dalle 20.45, con ingresso libero, nella piccola chiesa del Convento, in uno degli appuntamenti del XX Festival Internazionale della Chitarra di Mottola (info: 0998867361 - 3462264572). Un evento imperdibile.
 
 
È uno dei migliori chitarristi al mondo, ma lui si considera solo «un musicista onesto, che piace a chi ha voglia di aria fresca». Ora è a Mottola dove, fra un concerto e una master class, trova anche ispirazione
 
 
intervista di Pierluigi Rota
 
Lui è Roland Dyens. È di nazionalità francese, ma è nato in Africa, a Tunisi, nel 1955. Per chi studia chitarra classica è un riferimento, un punto fisso. “Tango en skaï” è la sua composizione più conosciuta. Le sue “master class”, le sue lezioni di chitarra, raccolgono in tutto il mondo un pubblico sempre più numeroso. Tutto merito, tanto delle sue idee innovative, quanto della sincera apertura dell’uomo-Dyens verso i chitarristi delle nuove generazioni. Il rapporto con questi ultimi non risulta come un confronto formale ma un incontro felice, incentrato sulla qualità e sull’autenticità dell’emozione.
I concerti di Roland Dyens non sono appannaggio esclusivo degli addetti ai lavori o di chi studia e conosce la musica. Coloro che sono più estranei allo strumento, parlano di una profonda “riconciliazione” con la chitarra classica.
La rivista inglese Guitarist lo ha inserito (a soli 33 anni) tra i 100 migliori chitarristi del mondo, di ogni genere.
È stato l’unico chitarrista classico a essere invitato a partecipare all’omaggio al grande Django Reinhardt per il centenario dalla sua nascita, in un concerto tenuto, il 21 gennaio 2010, insieme a tanti altri chitarristi, al Théâtre du Châtelet di Parigi.
I Festival di tutto il globo terrestre se lo contendono e lui è costantemente in viaggio attraverso i cinque continenti per tenere concerti, comporre e insegnare.
Lo abbiamo incontrato prima della sua unica tappa in Italia del 2012.
La stampa lo ha definito come “uno dei più grandi chitarristi viventi”. Ma, per Roland Dyens, chi è Roland Dyens?
«Chi?! (ride) ...Penso che Roland Dyens sia un musicista onesto. Nel senso che ha una particolare propensione per il lavoro ben fatto. È un musicista per il quale la “carità” di comporre e di suonare bene è più che altro una missione. Per gli altri, inoltre, Roland Dyens è un musicista che non si può catalogare, che non entra facilmente in categorie pre-determinate. È per questo, penso, che la sua personalità singolare, diversa dal profilo “classico”, piace a un pubblico che ha voglia di un po’ di aria fresca... Mi è difficile parlare di me stesso, soprattutto in terza persona... (altra risata)»
Lei è stato più volte ospite del Festival Internazionale della Chitarra di Mottola. La prima nel 1998. Ha sempre riscosso un enorme successo. Anche quest’anno gli iscritti alla sua master class sono tantissimi, e questo significa per Lei tre giorni fitti fitti di lezioni.
«Appunto. Parlavo prima di un po’ d’aria fresca. Mentre dicevo questo, avevo in mente i giovani. Ho un rapporto tutto particolare con loro: e questo vale per i giovani di tutto il mondo. Loro avvertono per primi che il mio linguaggio, sia musicale che umano, corrisponde precisamente a quello che ricercano oggi. Quindi, probabilmente, è per questo che rispondono sempre in tanti per partecipare a una mia master class».
La sua “Traveling Sonata” comprende tre movimenti, ciascuno ispirato a una città diversa: Bellinzona, Mottola, Ankara. Il brano è stato composto, in tre momenti diversi, in occasione dei suoi soggiorni in queste tre città.
Bellinzona è in Svizzera, Mottola è in Puglia ed Ankara è la capitale della Turchia. È bellissimo, ma anche curioso, vederle accomunate in un brano per chitarra e flauto...
«In verità non c’è nessun riferimento geografico che fa l’unità di un qualsiasi pezzo, ma proprio lo stile del compositore. E poi, non mi piace la musica cosiddetta “programmatica”, cioè quella che ha la descrizione per principale ambito. Secondo me, la musica rimane, fino a oggi, l’arte più astratta dell’universo, quindi anche la più libera di tutte. Magari mi trovavo fisicamente a Mottola quando ho iniziato a comporre il secondo tempo del brano e basta. E poi, come si può descrivere una città – qualunque essa sia – solo con le note? Forse l’aria mottolese mi ha influenzato ...chissà... Comunque, ero molto più felice di essere a Mottola quel giorno che a Bordeaux, o Philadelphia o altrove!».
Ovunque, e anche in Europa, si parla di crisi, di recessione e di “spending review”. L’arte, la cultura, la musica sono sempre le prime della lista, a livello governativo, quando si parla di tagli. Lei cosa ne pensa?
«Cosa ne penso? È semplice: che sono stra-felice di sapere che la mia arte, la musica, sia prioritaria quando si parli di tagli. Ma che bello! ...Ma no, scherzo, naturalmente... Mi rattrista tanto saperlo, invece. Avverto questo “clima di sacrificio” quasi ogni giorno. In tutti i Paesi, soprattutto durante i periodi di crisi, l’arte, nel senso globale del termine, è considerata come un lusso. E “lusso” fa rima con “inutile”, vero? Quindi ci si sente in dovere di tagliare lì, alla fine...».
Qual è la cosa fondamentale che cerca di trasmettere alle nuove generazioni, specie in un periodo così difficile, in generale e in particolare per chi coltiva la passione per la chitarra?
«Sinceramente e paradossalmente, uso rarissimamente la parola “chitarra”, quando si tratta di insegnare... la chitarra. Parlo, piuttosto – e molto più volentieri – di musica. Sempre. Paradossalmente, ancora, sappiamo che è sempre in momenti di crisi che si sono realizzate le cose più grandi. Perché, in un certo modo, la difficoltà crea la profonda voglia di “fare”. Riuscendo a far crescere quel desiderio di “fare”. Comunque, non siamo mica in tempo di guerra, almeno qui in Europa, quindi, forse non dobbiamo esagerare le cose... Quasi tutti possono ancora, fortunatamente, regalarsi un biglietto per andare a un concerto o a teatro, no? Ma per rispondere più direttamente alla sua domanda sulle nuove generazioni: cerco, più di tutto, di trasmettere l’ascolto... l’ascolto profondo. E il silenzio. Sì, il silenzio».
Didascalia:
Roland Dyens è in questi giorni in Puglia per insegnare, presiedere giurie di concorsi, comporre e fare concerti. Suona il 28 luglio, a partire dalle 20.45, con ingresso libero, nella piccola chiesa del Convento, in uno degli appuntamenti del XX Festival Internazionale della Chitarra di Mottola (info: 0998867361 - 3462264572). Un evento imperdibile.


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