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Francesco Borgia/ La mia poesia segreta

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

3
OTT
2014
Cosa e come sarebbe la vita senza la poesia d’amore? In “Ridente Lucciola” sentimenti ed emozioni prendono vita incarnandosi in parole, suoni, immagini interiori
 
 
A dire la verità, alla nascita di questa silloge poetica ho contribuito io stessa, attraverso la composizione della nota finale, intitolata “E d’acqua è l’azzurro” e Luca Benassi, attraverso la prefazione.
Tema centrale della silloge è l’amore, indagato dal sguardo visionario e poetico che lo coglie nelle sue tonalità più intime e pulsanti, più delicate e sublimi.
Evidente in questi versi è  la metamorfosi dell’amore “crisalide” che diventa farfalla: la
descrizione del sentimento in ogni sua sfumatura che si riflette nei sussulti e negli spasmi della carne, nei brividi del cuore. Il lacerante bisogno dell’altra metà è fuoco che brucia, è fame di carnalità, bisogno totalizzante del volto e dell’anima dell’altro, della sua epifania
nella propria vita e nelle proprie vene.
Ma ai tumulti della passione si affianca, anche, la dolcezza e la tenerezza di un sentimento etereo e cangiante, la pace del cuore che solo l’amore riesce a donare.
Borgia, in questa silloge, canta la donna, idealizzandola senza privarla della sua presenza carnale, umana e passionale. La donna è tratteggiata come figura eterea e armonica, essenza sensibile e grazia venusiana insita nel suo corpo, nell’anima e nelle sue movenze. Una Venere nel regno dell’eterna primavera del cuore.
Un profondo sentire quello di Francesco, che indaga i misteri di questo sentimento con garbata sensualità, con sinergia affettiva di sensazioni ed emozioni, con toni romantici e delicati ma al contempo intrisi di passione nei confronti della donna amata e anelata, presenza viva, eterea e poetica, perché l’amore è ossimoro di vita in armonico contrasto.
Un dettato lirico che è Inno all’amore plasmato di mare, di cielo e di terra, di preziosi residui di dolcezza, passione e irruenza nelle tracce di sé. Le parole arrivano dritte al cuore e allo stomaco e si trasfigurano in immagini che assumono una musicalità trepidante e colma di speranza, portando alla conquista del senso infinito dei sogni di ognuno, percorrendo i binari duttili dell’emotività. 
Versi che scaturiscono da un colloquio interiore, autenticamente percepito e vissuto, capace di traboccare e irrompere in suoni che racchiudono l’intensità del sentimento, analizzato in tutte le sue sfumature: l’amore descritto attraverso il linguaggio dell’anima che si palesa come  connubio perfetto tra leggerezza e concretezza, utopia e realtà, magia e razionalità.
In definitiva, una silloge suggestiva,un viaggio nelle sfumature del cuore, consigliabile agli amanti della buona poesia. Una raccolta poetica di rara intensità e bellezza folgorante.
 
Secondo il tuo sentire, la poesia è una via per ribellarsi e sfuggire a una realtà alienante ed effimera, oppure è un modo per andare incontro al reale lasciando emerge la parte più pura di sé, che è vero spirito?
«Non penso che la poesia possa essere intesa come un modo di evasione dalla realtà. Come tutte le forme artistiche, la poesia trova un radicamento nel nostro mondo e a questo mondo ritorna incrementandone il senso e dilatandone le possibilità d’esperienza e d’espressione».
 
C'è uno scrittore, una poesia, una corrente che ha agito in te come via maestra verso il mondo della poesia? 
«Ho sempre cercato di avere una grande attenzione verso la tradizione poetica, nello stesso tempo ho provato ad escogitare delle formule poetiche che, muovendosi all’interno di itinerari già tracciati, potessero risultare fresche e autonome.
Di poeti a me cari ce ne sono molti. Due in particolare: Pablo Neruda e Salvatore Quasimodo, nel mio modo di vedere due autori diversi e complementari. La poesia del primo è estroflessa, estremamente comunicativa, specchio di un’espressività immediata e naturale. Il poetare del secondo è intimista, riflessivo, ermetico, frutto di uno studio attento e marcato del verso, fino ad arrivare a liberare la possibilità di espressione di ogni singolo sintagma, quasi a voler centrare la forma poetica su se stessa.
Trovo che comporre ed equilibrare queste due tonalità di poesia possa rappresentare un progetto tanto arduo, quanto affascinante».
 
Ci parli della tua ultima pubblicazione “Ridente Lucciola”? Il titolo illustra un percorso determinato e preciso oppure è un labirinto di infinite sfaccettature e interpretazioni come la poesia stessa?
«Il nucleo  attorno al quale è organizzata la raccolta è unico ed è costituito dal tema dell’amore, inteso e vissuto nei suoi toni giocosi e luminosi, come una forza dirompente e positiva: da qui il titolo “Ridente lucciola”.
Oggetto del mio poetare è qualcosa di vicino a tutti, di cui ogni uomo e donna fa esperienza. Posto ciò, sono d’accordo con Ungaretti quando afferma che la poesia debba necessariamente contenere un “segreto”. Penso che la poesia debba alludere a qualcosa, mostrare questo qualcosa nella sua non piena trasparenza e disponibilità, indicare verso una lontananza. L’interpretazione di cui parli non è altro che la ricerca infinita e inesausta di un senso e il contrappunto tra la sua mancanza e la volontà dell’uomo di afferrarlo.
La spinta e la tensione verso ciò che ci rimane lontano e inaccessibile, segreto, è ciò che la poesia si incarica di esprimere, in controtendenza rispetto alle forme del vivere della nostra contemporaneità che, ritenendo di poter avvicinare e padroneggiare tutto, in realtà non fanno altro che elidere la progettualità e la speranza, insieme alla passione. Vivificare questo anelito e questa spinta tensiva – venendo, completandola, alla tua prima domanda - è un compito che ritengo oggi estremamente urgente e una sfida che vale la pena di raccogliere».
 


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