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Vittorio Bodini/Come facce di un dado

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

19
DIC
2014
Il 2014 sarà ricoradato come l'anno bodiniano in quanto segna i cento anni dalla nascita di Vittorio Bodini avvenuta il 6 gennaio a Bari, da famiglia leccese. Per ricordare il poeta, traduttore e studioso di letteratura spagnola, scomparso a Roma il 19 dicembre 1970, sono state organizzate diverse iniziative nelle tante città toccate dall'intellettuale, in particolare nel suo Salento, terra amata di un amore tormentato.
A lui è stato intitolato il Centro Studi Vittorio Bodini che si occupa della promozione e valorizzazione delle sue opere attraverso attività culturali, editoriali e artistiche.
Ma chi era Bodini? Immagine emblematica della sua poesia è scolpita nei versi giovanili, incisivi e pieni della vera essenza del suo Sud che segnano in modo indelebile l'epigrafe sulla sua tomba:
"Tu non conosci il Sud, le case di calce / da cui uscivamo al sole come numeri / dalla faccia d’un dado".
Bodini del resto,  è tra le persone  che hanno saputo carpire e raccontare  meglio di tutti l'anima vera della terra salentina, cantandone le bellezze,  le abitudini, le tradizioni e le contraddizioni attraverso un linguaggio diretto, incisivo, appassionato, velato di malinconia, a tratti un po' rude.
Considerato il capogruppo dei futuristi leccesi e da sempre diviso in un rapporto molto ambiguo con la sua terra. Un rapporto  molto intimo per via delle sue origini ma sofferto perché il suo Sud ancestrale e poetico è da sempre  immerso in un  tempo lento, addormentato, limitante e opprimente,sospeso come in un lungo sortilegio. Una terra arida e oppressa che  egli ama in modo viscerale ma che  lo soffoca, tanto da ritenere di essere rinchiuso “come perle nell’ostrica”; un Sud  fatto di case di calce, case spettinate, con i fanali a gas che si accendono nell’ombra insieme a voci impolverate, un Sud di tabacco e di pomodori secchi, pigro, con il passato che “somiglia a quei terribili polsi dei morti/ che ogni volta rispuntano dalle zolle”. Questo è il rapporto di Bodini con la sua terra, una contraddizione carica di energia dirompente e inquieta, una sorta di  “odi et amo”... ma a prevalere è  l’amore e il suo riconoscersi in questa terra.  
"Quando tornai al mio paese nel Sud, / dove ogni cosa, ogni attimo del passato/ somiglia a quei terribili polsi dei morti/ che ogni volta rispuntano dalle zolle/ e stancano le pale eternamente implacati,/ compresi allora perché ti dovevo perdere:/ qui s'era fatto il mio volto, lontano da te, /e il tuo, in altri paesi a cui non posso pensare.// Quando tornai al mio paese nel Sud/ io mi sentivo morire”.
La sua poesia che tocca le corde del cuore nasce in questa terra ricca di colori, odori, sapori e memorie ancestrali che affascinano  pur evidenziando i limiti umani di questo territorio. 
Questo tema diventa una scelta definitiva per Bodini e acquista una valenza ancora più ampia e complessa dopo un’esperienza fondamentale della sua vita, la permanenza in Spagna, dove si trattiene dal novembre del 1946 all’aprile del 1949. Qui egli scopre un altro Sud. 
Ma Bodini lo si comprende solo partendo dalla sua terra. Senza ombra di dubbio un poeta dalla sensibilità estrema e uomo in una sorta di perenne esilio dal suo tempo e dal suo luogo, alla costante inquieta ricerca di una sua dimensione.
Vittorio Bodini è  annoverato in alcuni manuali, ma escluso dalle pubblicazioni più importanti e non continuiamo a chiederci il perché di questa sorte  poco degna di un grande intellettuale... stessa sorte toccata a tanti altri nostri poeti dall'animo sensibile e ardente come  Vittorio Pagano, Salvatore Toma e tutti gli altri.
 


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