Stanza, la creazione artistica tra unicità e condivisione. Le Manifatture Knos ospitano in questi giorni i lavori di tre artisti, eterogenei e complementari
Qual è il luogo simbolo dell’individualità, quello che, per eccellenza, rimanda all’idea di intimità? Indubbiamente la stanza. Può quindi sembrare paradossale che sia proprio questo il nome scelto per un’esperienza artistica di gruppo, d’altronde la creatività si muove da sempre sul filo dell’assurdo, del provocatorio. Così Stanza, in corso presso le Manifatture Knos di Lecce, pone l’accento sulla molteplicità delle interpretazioni del reale, riflettendo la pluralità di visioni che lo caratterizzano.
Animano/abitano lo spazio espositivo tre artisti: Giulia Gazza, Marco Vitale e Francesco Romanelli, che hanno simbolicamente occupato un’ala dell’edificio mettendo insieme i propri lavori più recenti, rivisitati alla luce del nuovo, peculiare, contesto. Si possono definire minimali le creazioni di Giulia Gazza, che si ispira al pensiero del filosofo Levinas. Al centro di tutto, il rapporto tra l’io e l’altro, che prende forma attraverso il punto, tratto inconfondibile della sua poetica. Così ad esempio, un suo allestimento precedente, Appunti, si caratterizzava per l’equidistanza dei punti e la loro equivalenza dal punto di vista percettivo. In Stanza invece, Giulia Gazza dà vita a una sorta di ossessione controllata, attraverso una miriade di piccoli punti che proliferano in uno spazio ordinato, ricavato su brandelli di plastica.
Marco Vitale parte invece dal concetto di calpestio, e confezione un’installazione composta da circa duemila istantanee di corpi femminili e maschili. La pelle nuda è colpita da continui riverberi, che hanno un che di psichedelico. Questo lavoro è stato realizzato fotografando amici e amiche intenti nei gesti più diversi. Il campionario di braccia e teste in movimento che ne deriva è una sorta di catalogo di umanità anonime, ma in cui ci possiamo facilmente riconoscere. L’artista intende così riflettere sulla continua corsa all’apparire, all’esibizione, e sul culto maniacale del fisico, che caratterizza il nostro tempo.
Francesco Romanelli, esponente della Poesia Visiva, presenta invece il progetto Poset, realizzato su grandi cartoni retinati. In ogni reticolo è stato colorato di bianco un numero ben determinato di spazi, secondo una rigorosa progressione che produce una scansione fisica e temporale. Questo lavoro è attraversato dal ritmo, da giochi di forza che evocano rigore geometrico ed esistenziale. Ingrediente primario la matematica, sia in fase di progettazione che di realizzazione.
Stanza si propone quindi come momento dedicato alla conoscenza, da praticare attraverso le modalità più diverse: ragione e istinto, cerebralità e affettività. Perché sono questi i tratti comuni di arte e vita, ciò che le rende, come due sorelle, inconfondibilmente figlie della stessa matrice, anche quando intraprendono percorsi assai distanti.