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I giorni rubati/Come eravamo nelle pagine di oggi

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

20
FEB
2015
Romanzo nato dopo un incontro casuale, ma basta poco a un animo sensibile e curioso, come  quello del nostro autore, perché una semplice conversazione si trasformi in qualcosa di più. Per chi è desideroso di raccontare, di ricordare, di fermare momenti di vita e di storia, una frase pronunciata “per caso”, diventa un libro
 
 
Tutto è iniziato per caso!
Questo l’incipit dei ringraziamenti posti… al termine dell’ultima fatica letteraria di Gianni Carbotti “I giorni rubati”, Lupo editore.
 “Siamo esseri fatti di memoria […] senza memoria non siamo niente […] libri come questo ci aiutano a ritrovare la strada di casa”: queste le parole di Simone Cristicchi nella prefazione, che portano il lettore ad intraprendere un cammino tra frasi e pagine che raccontano di un’amicizia, che si snoda tra strade e luoghi che sono nostri, che conosciamo bene, seppur con qualche differenza dovuta al periodo storico in cui tutto si svolge: dal 1930 al 1945.
Siamo a Martina Franca, ma è il secondo conflitto mondiale che contemporaneamente fa da protagonista e da sfondo alle vicende narrate.
L’appuntato Indetto Giuseppe Romanelli, realmente esistito e purtroppo deceduto pochi giorni prima del termine della guerra: è lui il personaggio principale del romanzo, a lui, eroe della nostra storia, Gianni Carbotti vuol dare degna memoria.
Coprotagonista l’amico fraterno, l’amico di sempre con cui condividere pensieri e passioni: Benvenuto Carucci.
 “Il Maestro Benvenuto Messia ha generosamente prestato il proprio nome di battesimo al protagonista. E’ a lui, all’antica arte della sua famiglia, che mi sono ispirato nel disegnare la figura del mio nocchiero, lasciando che tutto il resto potesse essere mutato dall’audacia della mia fantasia [...] a lui mi lega un affetto sconfinato”.
In realtà c’è più di una corrispondenza: il nome  Eugenio e il mestiere del padre, fotografo, o per meglio dire “retratteste”; così come reale è l’origine del nome “i Carucci erano coniugi da diversi anni, ma la cicogna non arrivava e avevano perso le speranze, ma un bel giorno…” e ancora “la casa era vicinissima all’atelier fotografico, in pratica chèse e putéje”… poi sì, il resto, è un’altra storia.
Raccontata con dovizia di particolari, con partecipazione e spesso con una cura nell’uso della punteggiatura, nella ricerca delle parole e delle espressioni, da sembrare poesia.
“E malinconico, sorrido.
Il mio corpo tradisce i segni dell’età: il giovanotto ch’ero stato, con la forza delle idee ancora intatta, è ora imprigionato nelle membra malferme e decrepite”.
“Un vento nuovo cominciava a soffiare”.
“L’allegria di noialtri ragazzini si scontrava con la muta tristezza che traspariva dagli occhi e dalle rughe di coloro che avevano vissuto quegli anni terribili”.
“Eravamo atterriti.
Le donne, ammutolite, strinsero a sé i bambini più piccoli; gli anziani incurvati, parvero non aver più voglia d’alzare il capo”
“Nessuno poté far niente.
L’ira scoppiò improvvisa, d’una rabbia cieca ed assoluta […] le mani delle donne, impaurite, cercarono quelle dei propri uomini”
“Nulla fu più come prima”.
Ho voluto regalare ai nostri lettori pochi stralci, poche frasi, oserei direi pochi versi, che scelti cronologicamente, fanno assaporare la trama di un  romanzo, sicuramente non nato per caso,  che è storia, che è vita, che è memoria.
Per non dimenticare, mai, soprattutto ora!
 


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