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Lina Mannara/Donne e colori sulle mie tele

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

6
MAR
2015
La pittrice del mondo femminile e dell’introspezione si racconta nelle sue opere e in quest’intervista, dai dubbi degli esordi fino ai riconoscimenti attuali
 
L’arte pittorica, soprattutto quella al femminile, in terra ionica si sta dimostrando molto efficace sia per le proposte delle nuove leve della pittura sia per la qualità pittorica che viene prodotta. 
Vero è che non sempre ciò si può riscontrare in qualsiasi artista che, pur di mettere forma e colore sulla tela, pensa di realizzare un lavoro d’arte.
Le regole dell’arte valgono sempre e in ogni settore e, in maniera ancora più precisa, in quello pittorico. Il successo al femminile nell’arte pittorica ha bisogno di fasi importanti dalle quali non si può prescindere, come quella della pubblicizzazione dei propri lavori nel corso di mostre collettive e personali. Insomma, io posso anche essere una brava pittrice, ma devo necessariamente portare a conoscenza del mondo esterno e circostante il frutto del mio lavoro perché lo stesso possa essere prima osservato e criticato e poi valorizzato ed esaltato.
E’ difficile per un giornalista comprendere fino a che punto l’artista che ti trovi davanti ad intervistare faccia parte della prima o della seconda categoria sopra ricordate.
Per Lina Mannara, artista residente a Montemesola, non è stato per me difficile l’approccio all’intervista perché avevo già avuto modo di conoscerla e di apprezzarla nel corso di importanti mostre collettive e personali che aveva tenuto presso il Circolo “Rosselli” nella Città Antica di Taranto. Ebbi come quasi una “folgorazione” perché i suoi colori e le sue forme si impressero in maniera veramente speciale nei miei occhi e nella mia mente, tanto che mi riproposi nell’esternarle questi miei sentimenti che non potevo assolutamente continuare a mantenere nascosti.
Appresi, così, che l’artista era ancora, nonostante il successo già registrato, sulla strada del perfezionamento attraverso tecniche più puntuali nell’arte pittorica e attraverso uno studio di classici della letteratura internazionale e nazionale che le suggerivano spunti per tradurre sulla tela ciò che il letterato o il drammaturgo aveva già espresso in forma di prosa o di poesia.
Le è già accaduto con Shakespeare e Rossini, ma mi risulta che lo studio continua perché attrae molto l’artista. Non mi restava, allora, altro che decidermi di fissarle un appuntamento per conoscerla più da vicino come espressione artistico-pittorica della provincia ionica.
Prima di entrare nel merito dell’intervista, ho ritenuto opportuno proporre ai lettori un nutrito curriculum dell’artista per comprendere ancora meglio il significato delle risposte che la stessa ci ha rilasciato nel corso della  nostra intervista.
Lina Mannara nasce nel 1972 a Grottaglie. Intraprende studi inerenti all’arte grafica ma come pittrice si perfeziona da autodidatta appassionandosi, con l’avanzare degli anni, all’arte del ritratto con la tecnica olio su tela. Nel 2007 realizza la sua prima personale dal nome: “Amor sacro amor profano”, l’inaspettato successo di pubblico la incoraggia ad intraprendere il cammino artistico definitivamente lasciandosi travolgere dagli emozionanti eventi che le vengono proposti, come il fatale incontro con il maestro storico dei vicoli di Taranto, Nicola Giudetti.
Nel 2009 partecipa al primo premio d’arte “Etichett’ art”, organizzato a Roma, classificandosi seconda. Con l'opera “Il silenzio di Madame Butterfly” nel 2010 viene premiata al primo trofeo città di New York. Seguono il concorso internazionale di pittura a Bruxelles e la nomina al premio “L’ercole di Brindisi” come ambasciatore dell'arte nel Mediterraneo. 
E’ autrice dell'opera “Santa Maria della Scala” custodita nell'omonima chiesa sita nel Borgo antico della città di Taranto. 
Ottiene notevoli consensi di pubblico e critica con gli eventi artistici personali dedicati a Giacomo Puccini e alle sue opere con la personale a lui dedicata “Recondite armonie”. Ultimo successo personale al Castello Aragonese di Taranto con la mostra dal titolo “Shakespeare l'amore oltre la vita” omaggia l'opera “Giulietta e Romeo” e il cinema di Franco Zeffirelli tramutando l'opera letteraria in pittura. 
Nel 2012 viene ricevuta da sua eccellenza Arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, a cui la pittrice fa dono di un ritratto olio su tela che ora è custodito nel Museo Diocesano di Taranto. Partecipa con un’opera scenografica al concerto per Claude Debussy tenuto al palazzo di Città di Taranto esponendo l’opera “La fanciulla dai capelli di lino”. 
E adesso veniamo all’intervista.
Quando, come e perché nasce in te la passione per la pittura?
«Esattamente dalla scuola elementare. A 9 anni aiutavo la maestra a comporre scenografie delle recite. Ho, poi, frequentato un anno di scuola d’arte a Grottaglie come grafica pubblicitaria e ho poi abbandonato. Solo verso i 30 anni, dopo aver fatto la moglie e la mamma, ho ripreso a dipingere».
Quali sono stati i tuoi primi lavori?
«I primi lavori sono quelli che si conservano nel cassetto come il bimbo che incomincia a scrivere sul quaderno le sue prime parole. Non pensavo, sinceramente, che questi lavori così semplici potessero e dovessero suscitare in me un tale senso di affetto da farmeli tenere gelosamente custoditi come un tesoro o una guida a cui fare riferimento in seguito. Sono queste le opere che non si vendono e non si regalano a nessuno. Indubbiamente, oggi, a distanza di anni, guardando questi miei primi lavori, mi accoro che di strada ne ho fatta, ma suscitano in me gli stessi sentimenti che nell’animo umano suscita il primo amore».
Quali sono state le prime mostre?
«Ho iniziato piuttosto tardi proprio a causa del mio carattere che mi porta a una certa insicurezza. Poi, finalmente, nel 2007, facendo leva sul desiderio di abbattere questa mia barriera caratteriale, partecipai con una personale alla festa patronale di Montemesola. Non credevo a me stessa che avrebbe suscitato tanto interesse. Volli, in questa circostanza, ridimensionare quanto mi era stato tributato. Sì, lo ritenni un successo, ma non fu tale da farmi ‘montare la testa’».
Quali sono stati i tuoi primi successi?
«A Roma, in occasione della manifestazione “Etichett art”. Si trattava di eseguire una etichetta per una bottiglia di vino. Mi fu attribuito il secondo premio e contemporaneamente ricevetti un riconoscimento dalla Regione Puglia. Anche questa volta, per non smentire il mio carattere, restai sulle mie e pensai… è stato il vino a fare il suo effetto».
Quali, invece, gli ulteriori  riconoscimenti?
«Certamente la mostra dedicata alle liriche pucciniane dove interpreto le donne delle opere del musicista dando alle stesse un significato molto vicino, eppur tanto diverso, rispetto a quanto si può leggere nell’opera musicale. Iniziai, poi, a dipingere volti della Vergine Santa nel 2010, a Montemesola, ma la Madonna che più ha appagato il mio modo di vederla artisticamente è stata la tela realizzata per la Chiesa Madonna della Scala di Taranto. Grande è stato il successo della mostra incentrata sul film di Zeffirelli “Giulietta e Romeo” intitolata “Shakespeare: l’amore oltre la vita”. Ricordo ancora gli interventi critici del prof. Antonio Fornaro e del caro amico prof. Angelo Scialpi, prematuramente scomparso».
Qual è il dipinto dal quale non vorresti mai staccarti?
«Si tratta dell’opera intitolata ‘Fuga dal giardino degli Inferi’, un dipinto che raffigura un angelo che tiene in braccio una donna sullo sfondo di un incendio. Lo realizzai in un momento poco bello della mia vita».
La critica d’arte come si esprime nei tuoi confronti?
«Fino a oggi i commenti di critici, a vario livello, sono stati tutti positivi, ma quelli che mi vado a rileggere spesso sono quelli in cui vengo invitata a restare sempre me stessa e a valutare con oculatezza ogni innovazione da apportare».
Cosa bolle in pentola?
«Proprio sulla scorta di quanto suggeritomi da una certa critica, da alcuni mesi sono al lavoro per mettere su una mostra che intitolerò ‘Rosso Passione’. Sarebbe mia intenzione poterla realizzare in estate impaginando in sale diverse le opere di ieri e quelle di oggi. Questa scelta del rosso per me rappresenta la rinascita e l’essenza della stessa vita».
A quale maestro ti ispiri?
«Fra i classici di ieri certamente al grande Caravaggio per i suoi straordinari chiaroscuri. Fra i contemporanei certamente il maestro tarantino Nicola Giudetti per il fascino che sa imprimere sulla tela facendo risplendere di bellezza anche le pietre più antiche del Borgo di Taranto».
Nel figurativo quali sono le tue preferenze?
«Certamente la figura umana e, in particolare, la donna che a me piace anche rappresentare nel nudo del suo corpo ma senza mai sfiorare la volgarità, giocando sui chiaroscuri».
E per concludere, un consiglio a chi si avvicina al mondo dell’arte.
«Non è facile avvicinarsi all’arte perché questa va vissuta prima nel cuore e poi esternata sulla tela. Certamente l’arte vera ti fa sentire meglio, ti rende appagata, ma attente giovani promesse della pittura, abbiate l’umiltà di sapere attendere e di far tesoro anche e soprattutto dei giudizi non del tutto positivi che possono essere espressi su di voi».
Come si evince dalle risposte forniteci dalla Mannara certamente ci troviamo di fronte a una artista unica e molto professionale. Lina è certamente un esempio da additare alle giovani generazioni che credono nell’arte pittorica.
 
 


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