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Racconto / Innamorarsi a Torre Canne

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

3
APR
2015
La storia di un amore come tanti eppure speciale, nata tra il faro e il lungomare 
 
Torre Canne, centro a circa 50 chilometri dal capoluogo. Scuole chiuse. Inizio estate, spiagge già affollate: sole, mare e tanta voglia di rilassarsi e divertirsi.
Daniele che a Torre Canne risiedeva da quando era nato e faceva parte dei circa 400 abitanti della piccola frazione di Fasano, finita la terza media, passava le giornate con gli amici nuotando o sdraiato al sole ad arrostirsi. Una mattina, dopo aver fatto la sua nuotata, sdraiato sulla sabbia, vide passare una ragazza che non aveva mai visto prima: bellissima, bionda, coi capelli che le cadevano sulle spalle, sino a metà schiena. Tutto il gruppo si sollevò sui gomiti per osservarla mentre la ragazzina, con i genitori, stava sistemando l’ombrellone a poca distanza da loro.
“Chi è”, chiese Daniele, rivolto a nessuno in particolare degli amici che, come lui, la stavano osservando. Dopo un attimo di silenzio, che a Daniele sembrò un’eternità, sentì dire: “E’ arrivata ieri pomeriggio, è la nipote di zio Francesco. Il padre e la madre lavorano nel milanese, sono insegnanti, vengono qui a passare l’estate dai genitori”. “E com’è che non si è mai vista prima?” Chiese ancora Daniele. “Ma se ti ha detto che è arrivata ieri pomeriggio coi i suoi, come facevi a vederla prima?” Gli rispose un altro. “No. Dicevo, come mai negli anni passati non si è mai vista?”. “Non è che non si è mai vista, è che non la si guardava, ma c’era. Era solo troppo piccola.” Gli rispose un altro del gruppo, suscitando le risate di tutti. 
Come accade sempre tra ragazzi, a fare amicizia non ci volle poi molto e così, già quella sera, incontrandola assieme ad altre ragazze sul lungomare, Daniele e gli amici si accodarono a loro e cominciarono a scambiare qualche parola, finendo, poi, tutti assieme, seduti a un tavolo di un chiosco di gelati. Daniele, quando tornò a casa, era già innamorato perso di Valentina. Quella ragazza venuta dal milanese per passare le vacanze in Puglia, dai nonni, gli faceva girare la testa ed era la prima volta che gli accadeva. Si vedevano la mattina sulla spiaggia e la sera sul lungomare ma la concorrenza era così forte ed agguerrita che a Daniele, timido com’era, non restò altro che ritirarsi onorevolmente. Incontrandola provava sempre uno strano senso di impaccio e il fiato gli veniva a mancare ma non aveva più il coraggio di avvicinarla, di parlarle. Si limitava, abbassando gli occhi, a salutarla e passare in fretta oltre. Valentina, corteggiatissima, dopo i primi momenti di imbarazzo, si lasciò travolgere da quella piacevole sensazione del sentirsi al centro delle attenzioni di tutti i ragazzi che frequentava, e di Daniele non ricordava nemmeno più che esistesse.
Passarono gli anni, con Daniele che continuava a vivere a Torre Canne e Valentina che tornava puntualmente ogni estate con i genitori, per passarci le estati. Poi si persero del tutto di vista perché Valentina, crescendo, non seguì più i genitori al mare e Daniele si era trasferito a Bologna per studiare lettere e filosofia all’università e dove aveva anche trovato un piccolo impiego in una casa editrice. Per Daniele le estati si erano accorciate notevolmente, al punto che a Torre Canne ci tornava solo in agosto. Aveva vent’anni e non andava più con gli amici alla solita spiaggia, ora si allungava da solo fino al faro, saliva le due rampe di scale e, abbandonati libri e telo da mare sul muretto, si tuffava in acqua. Nuotava per una buona mezz’ora, poi risaliva i gradini del faro e, seduto sul parapetto, restava lì per ore a leggere gli autori greci.
Quell’estate, anche Valentina era tornata a Torre Canne. Aveva accontentato i genitori che le avevano chiesto di passare con loro qualche giorno al mare per salutare i nonni. Ripromettendosi di restarci solo cinque giorni, per poi raggiungere la comitiva a Riccione, Valentina passava le mattinate in spiaggia parlando con le vecchie amiche del luogo e fronteggiando i vecchi e i nuovi spasimanti che le facevano il filo. 
Aveva notato quel ragazzo che stava seduto da solo sul muretto del faro a leggere. La cosa la incuriosiva e lo sguardo tornava al faro per guardare quella figura che per ore restava lì, immobile, statica, a leggere. “Ma chi è quello lì?” Chiese Valentina alle amiche, allungando il mento per indicare il ragazzo che stava seduto sul muretto del faro. ”Quello? Quello è Daniele. Non te lo ricordi?” “Daniele chi?” Chiese ancora Valentina, sebbene avesse capito benissimo di chi stessero parlando le amiche. “Daniele. Non te lo ricordi? Si vedeva che era perso per te, ma era così timido che non riusciva nemmeno a dirti una parola.” “E ora perché se ne sta sempre isolato, solo, appollaiato lassù? Sono tre giorni che vengo qui e quando arrivo lui è già lì che legge e quando me ne vado è sempre lì.” Insistette Valentina. “Ma. Che dirti? Ora vive a Bologna, dove studia e lavora. Torna solo in agosto, ma la sua passione sono i libri e si è isolato un po’.”. Le rispose un’amica che ne sapeva più delle altre.
Nelle ore passate sulla spiaggia e le sere sul lungomare a passeggiare con le amiche, non le era mai capitato di incontrarlo. Riusciva solo a vederlo, sbirciando da sotto l’ombrellone, appoggiato al solito parapetto del faro, con un libro in mano. 
Una sera Valentina si addormentò con il preciso intento di affrontarlo. Voleva capire perché quel ragazzo si comportasse così. Non sapeva spiegarsi il motivo. Certo era solo curiosità femminile, che altro, se no? Non si vedevano da anni, lei aveva altri interessi e amicizie. Viveva a Milano e lui, come le avevano detto le amiche, a Bologna. Ma prima di partire per Riccione voleva incontrarlo, parlargli. Impulso femminile, pura curiosità, di questo ne era certa. Alle otto e trenta, quella mattina era già sotto l’ombrellone, sulla spiaggia ancora deserta. Sistemò il telo e si sedette rivolta verso il mare, tenendo però d’occhio il faro. Daniele non era ancora arrivato e Valentina, scardinandosi il collo per girarsi continuamente verso il faro, con il passare dei minuti cominciava ad innervosirsi: “”Vuoi vedere che proprio stamattina quello non ci va. E io dovrò trovare una scusa con quelle impiccione che vorranno sapere perché sono già qui.”” Daniele invece era già arrivato. Lasciati libri e accappatoio sul solito muretto, era in mare a farsi la sua nuotata quotidiana. Valentina se ne accorse guardando davanti a se, quando vide una figura che stava nuotando lentamente, avanti e indietro, a pochi metri dagli scogli. “”E’ lui!”” Si disse Valentina, alzandosi e tirandosi dietro il telo che aveva adagiato sulla sabbia. Continuando a guardare Daniele che nuotava, percorse tutta la strada sino ad arrivare al faro. Salì i vecchi gradini bianchi, tirati a calce, come tutta la struttura e si sedette sull’ultimo gradino. Aspettandolo, prese in mano uno dei libri che Daniele aveva lasciato adagiati sull’accappatoio: «Orazio. Tutte le opere. Classici collezione», lesse sul dorso del volume. Poi prese anche il secondo volume, e mentre stava leggendo la quarta di copertina: «Sofocle del demo di Colono è stato un drammaturgo greco antico. È considerato, insieme ad Eschilo ed Euripide, uno dei maggiori poeti tragici dell'antica Grecia», sentì la voce di Daniele che chiedeva: “Li stai rubando per rivenderli in qualche mercatino dell’usato, vero?” “Perché dici così”, chiese stizzita Valentina. “Perché non credo che a una bella ed attraente ragazza come te, in vacanza al mare, e sicuramente col suo bel da fare a fronteggiare i numerosi ammiratori, possano interessare delle mummie come questi autori greci” “”Caspita.”” Pensò Valentina: “”E questo sarebbe il ragazzino timido che non riusciva a spiccicare parola quando mi incontrava?”” “Io sono Valentina e …..”. “Piacere Daniele”, la interruppe lui, prendendo l’accappatoio e strofinandosi i capelli ancora bagnati d’acqua salata. ”Stai preparando un esame importante? Per questo sei sempre qui a leggere?” “No. Peggio. Sono professore universitario e proprio non mi va di fare figuracce con le matricole.” Rispose Daniele, riponendo l’accappatoio nello zainetto e recuperando i libri lasciati da Valentina sul muretto del parapetto.
“Ci vediamo Valentina. Tu vivi sempre a Milano vero? Io da quest’anno sono titolare di cattedra alla Bocconi. Spero di incontrarti a Milano.” “Ma quanti anni hai?” Chiese Valentina stupita.” “Uno più di te. Fai il calcolo. Arrivederci.” Le disse Daniele, scavalcando il muretto del faro e andandosi a confondere con la folla dei bagnanti che incrociava. 
Quando Valentina si svegliò era madida di sudore. Guardò l’orologio e pensò di correre in spiaggia per vedere se riusciva ad incontrarlo. Almeno vederlo da lontano, seduto sul muretto del faro. 
Ma quando ci si sveglia i sogni svaniscono e a Valentina non restò altro da fare che rimanere ancora a letto a pensare a quel bel ragazzo che ogni mattina attraversava la strada e si spingeva sino al faro per farsi una nuotata davanti agli scogli e poi restava lì a leggere i suoi amati classici. 
Quella mattina Valentina non andò in spiaggia, restò a letto sino a tardi. Nel pomeriggio chiamò gli amici a Riccione per informarli che si sarebbe fermata tutto agosto a Torre Canne con i genitori.
 
 
 


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