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Paolo Miola/Nati sotto il segno dello scapolare

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

7
DIC
2012

 

Il priore dell’Arciconfraternita del Carmine ci apre le porte della grande famiglia dei devoti alla Beata Vergine del Carmelo. Tra riti e usanze del passato, storie del presente e propositi per il futuro
 
È tra le più antiche di Martina Franca ed è di sicuro la più numerosa con circa millecinquecento iscritti. Conserva riti e consuetudini storiche, ma tiene il passo con i tempi. Stiamo parlando dell’Arciconfraternita del Carmine pronta a celebrare il 300° anno dalla sua fondazione. Un momento importante, così come testimonia il priore Paolo Miola.
Signor Miola, da quanto tempo è priore dell’Arciconfraternita del Carmine di Martina Franca e cosa ricorda del momento dell’investitura?
«Ricopro questo incarico dal 2005 e sono al mio secondo mandato. Ricordo senza dubbio una forte emozione unita a un grande senso di responsabilità, considerato che si tratta della più numerosa della nostra città con i millecinquecento iscritti che annovera. È un grande orgoglio guidare un’Arciconfraternita che nel corso della sua storia si è sempre distinta –e lo fa ancora- non solo per il culto dei defunti, ma anche per una serie di iniziative dirette a far accrescere la già ben radicata devozione verso la Vergine del Carmine».
Se dovesse spiegare a un bambino la figura del Priore, con quali termini lo farebbe?
«Il Priore potrebbe –anzi può- essere paragonato a un “papà di famiglia” che amministra in modo paternale le vicende del quotidiano, avendo a cuore il bene di tutti coloro che ne fanno parte. Un “papà” che collabora con gli altri componenti per sostenere chi ha bisogno, coltivando un forte senso di gruppo».
Come si è evoluto l’attaccamento nei confronti delle Confraternite nel corso tempo?
«Abbiamo assistito a un leggero declino durante gli anni del boom economico, periodo in cui ognuno ha pensato a “coltivare il proprio giardino”, perdendo di vista il valore dello stare insieme, il cosiddetto spirito di “famiglia”. Prima di allora, le Confraternite rappresentavano un vero punto di riferimento, in quanto svolgevano le funzioni che attualmente vengono espletate dalle associazioni di volontariato: ci si aiutava, anche economicamente. Nei primi anni ’90,  c’è stato un cambiamento con le Confraternite che sono tornate a ricoprire la propria figura spirituale di appartenenza e testimonianza. Oggi c’è un certo distacco, ma non solo verso le Confraternite. Proprio per questo, Papa Benedetto XVI ha recentemente lanciato un messaggio volto a far riscoprire la nostra Fede e l’attaccamento verso la Chiesa».
Ci sono delle ritualità o delle usanze che vengono conservate gelosamente nella vita di Arciconfraternita?
«Siamo molto legati alle nostre tradizioni, ma cerchiamo anche di tenere il passo con i tempi. Il leitmotiv del nostro agire è –e resta- la devozione alla Madonna del Carmine, pertanto ci prepariamo spiritualmente ai suoi festeggiamenti, e non solo dal punto di vista delle attrazioni (luminarie, momenti di intrattenimento ecc.). Grande è la partecipazione alla Novena, in cui il nostro Don Michele Castellana invita un predicatore con l’obiettivo di portare una parola nuova, diversa. Anche i festeggiamenti sono importanti, si sente il bisogno esternare la propria devozione, di “fare la festa”».
Altro rito molto sentito riguarda la commemorazione dei defunti.
«Proprio così. Siamo gli unici –come Confraternita- a compiere il pellegrinaggio al cimitero. Lo vediamo come un modo per dire “grazie” a chi ci ha preceduto per il patrimonio culturale dal valore inestimabile lasciato in eredità. “Attaccamento al passato, vivere il presente e proiettarsi al futuro”...Questo è il nostro motto».
Qual è il vostro rapporto con le associazioni di volontariato? Vi sono dei momenti o delle iniziative che vengono portate avanti di concerto?
«Assolutamente sì. Personalmente, sono stato per sette anni presidente dell’Avis (Associazioni Volontari Italiani Sangue) di Martina Franca e per otto dell’Avis provinciale di Taranto. Siamo particolarmente attenti alle associazioni di volontariato presenti sul territorio. Per esempio, la domenica precedente ai festeggiamenti della nostra Titolare, promuoviamo una raccolta sangue. Si deve all’Arciconfraternita del Carmine se a Martina oggi è presente una sede dell’AIDO (Associazione italiana per la donazione degli organi). Inoltre, collaboriamo con la Croce Rossa, la Misericordia e l’UNITALSI durante le processioni. Guardiamo con ammirazione verso queste associazioni perché grazie a loro chi vive un disagio si sente meno solo».
Sabato 8 dicembre, alla Chiesa del Carmine (ore 19), verrà presentato il libro “L'Arciconfraternita del Carmine di Martina Franca” –edito dalla Nuova Editrice Apulia- del professor Nicola Marturano. Un momento importante per testimoniare la grande devozione per la Vergine del Carmine lunga trecento anni.
«Abbiamo voluto lasciare un pezzo di storia della nostra Arciconfraternita alla città. Affidammo il lavoro al professor Nicola Marturano, ma una serie di eventi (anche spiacevoli) ha fatto sì che il momento della pubblicazione fosse rimandato nel tempo. L’attuale Amministrazione ha posto le basi per la pubblicazione del libro –ultimato da tempo- accelerando le ultime correzioni necessarie apportate da due professori di Mottola, Antonio Alemanno e Vito Fumarola del Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia. Un libro che narra –in maniera minuziosa- i primi trecento anni della nostra Arciconfraternita. Un lavoro editoriale unico nel suo genere».  
C’è un passo del libro che l’ha colpita più di ogni altro?
«Su tutti, il momento in cui il professor Nicola Marturano parla dello Scapolare, consegnato dalla Madonna a San Simone Stock per infondere un senso forte di protezione. Lo scapolare non assume il significato di amuleto, ma la certezza di vicinanza per chi lo indossa con rettitudine e fede».
A chi ne consiglierebbe la lettura?
«A tutti. A chi fa parte dell’Arciconfraternita per appurarne le origini e la storia, per chi non ne fa parte per conoscerne e apprezzarne lo sviluppo avuto nel corso del tempo».
 


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