MENU

VINCENZO PERRONE/FABIANA TACENTE: TUTTA LA VERITÀ SUL G8 VINCENZO PERRONE/FABIANA TACENTE: TUTTA LA VERITÀ SUL G8

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

23
MAR
2012

 

VINCENZO PERRONE/FABIANA TACENTE: TUTTA LA VERITÀ SUL G8 
 
Con il loro documentario “The Summit”, i due giovani tarantini raccontano il G8 di Genova e conquistano il Festival del Cinema di Berlino
 
Come stampa e televisioni spesso confermano, negli ultimi tempi non vi è manifestazione che non sfoci in rissa o in scene di pubblica violenza: non c’è marcia senza vittime, né protesta senza feriti.
Si parte con buoni propositi e con i migliori ideali, si lotta per ottenere un lavoro, per una maggiore dignità, per i diritti della comunità. Si scende in campo per far sentire la propria voce, per dare spazio ai giovani, alle donne. Si manifesta per la pace. Sì, per la pace. Tuttavia, proprio in mezzo a quelle barriere arcobaleno e a quelle migliaia di persone che si battono con tenacia e con l’adeguato rispetto per il prossimo, si muovono quelli che invece non si sono recati lì con gli stessi propositi. E così, va a finire nel modo che tutti conosciamo: con vetrine fracassate, automobili incendiate, gente pestata a morte, omicidi. I mass media ne parlano per settimane, ogni giorno con nuove informazioni e l’opinione pubblica si indigna. Eppure, a volte, si ha la sensazione di non sapere proprio tutto, nonostante quel fiume di notizie che ci sfreccia davanti all’impazzata. Tutti ne parlano, ma nessuno ne sa abbastanza. Il proposito di due giovanissimi tarantini emigrati a Roma, Vincenzo Perrone e Fabiana Tacente, è proprio quello di far luce su uno degli avvenimenti che negli ultimi anni ha destato maggiore scalpore: il G8 di Genova, avvenuto nel 2001. Un lavoro ambizioso, il loro, frutto di ricerche e interviste, sfociato in un interessantissimo documentario dal titolo “The Summit”, recentemente proiettato persino al Festival del Cinema di Berlino, ottenendo un ottimo successo di critica. In attesa di vederlo il prossimo 25 marzo al “Bari International Film Festival”, abbiamo chiesto a Vincenzo e Fabiana di parlarci della sua realizzazione.
 
 
Per il vostro documentario avete scelto un tema forte: il G8 di Genova. Come mai la scelta di trattare un argomento del genere? Pensate non sia stato detto abbastanza?
Vincenzo: «Nel 2001 ero molto giovane e non sono andato a Genova, ma ho seguito quello che stava accadendo. Quando Franco Fracassi ci ha proposto la sua idea, si è risvegliata in me quella consapevolezza di voler capire il perchè di tanta violenza cieca. Diceva Primo Levi (riferendosi all’olocausto): “E’ accaduto, quindi potrebbe accadere di nuovo”, penso che già questo sia un buon motivo per parlarne.»
Fabiana: «Personalmente ho preso molto a cuore questo argomento perché molti miei amici erano lì e confesso che anche io volevo partire, ma i miei genitori me lo hanno impedito, perché, dopo gli scontri di Napoli di qualche mese prima, erano convinti che non sarebbe stata una manifestazione pacifica e con il senno di poi...»
 
Qual è il vostro punto di vista sull’intera vicenda?
Vincenzo: «Il cosiddetto movimento No-Global, in quegli anni, si stava espandendo notevolmente e stava diventando sempre più trasversale. Genova lo ha stroncato, con l’intento di lanciare il chiaro messaggio “Attenzione, la piazza è pericolosa, non andateci!”.»
Fabiana: «La strategia della tensione insegna...»
 
Omicidio Giuliani: un carabiniere per difendersi uccide l’uomo che lo sta aggredendo. L’opinione pubblica si scaglia in difesa dell’aggressore. Non pensate che, invece, chiunque avrebbe potuto agire in quel modo?
Fabiana: «Non credo che l’opinione pubblica si sia mai schierata a favore di Carlo Giuliani e comunque ritengo che la realtà dei fatti sia molto lontana da quel poco che è stato detto sull’argomento e che io stessa immaginavo, prima di approfondire la vicenda. Nel film esaminiamo ogni piccolo dettaglio, tanto da mettere addirittura in discussione che sia stato realmente il carabiniere di leva Mario Placanica a sparare. In ogni caso, non è normale che ci sia l’utilizzo di armi da fuoco in una manifestazione.»
Vincenzo: «....O almeno sarebbe stato più opportuno intimidire con degli spari in aria e non ad altezza d’uomo.»
 
L’intero documentario è frutto di un’accurata ricerca e indagine. Che cosa ne è emerso? O meglio, qual è il messaggio che avete voluto dare con il vostro docu-film?
Vincenzo: «Non siamo partiti da un’idea precostituita, ma abbiamo cercato di intervistare tutti i protagonisti della vicenda e di valutarne tutti gli aspetti. Nel corso del lavoro abbiamo potuto capire ancor meglio quanto fosse forte e vario il movimento “No-Global” in quegli anni, di come fosse diventato pericoloso in tutto il mondo e come Genova sia stata architettata per distruggerlo.»
Fabiana: «Più che lanciare un messaggio, abbiamo voluto evidenziare le vicende rimaste oscure, per far si che si continui a tenere alta l’attenzione e che non si cancelli con il tempo. Dopo 10 anni, non è ancora stata fatta giustizia a livello processuale.»
 
Veniamo all’idea del film: credo che per un argomento del genere il mezzo più adatto sia proprio quello visivo. Avete studiato quel campo, oppure nasce unicamente da una passione amatoriale?
Vincenzo e Fabiana: «Il lavoro è stato svolto durante uno stage del master in giornalismo che abbiamo seguito qui a Roma, grazie alla borsa di studio dei “Bollenti Spiriti”, insieme ad altri studenti pugliesi che hanno partecipato al progetto.»
 
Durante la realizzazione immagino vi siate divisi i compiti…
Fabiana: «L’inchiesta non è stata seguita soltanto da noi due, ma da altre cinque persone. Ognuno ha trattato un ambito diverso: io, per esempio, ho seguito i fatti di Piazza Alimonda, Diaz e Bolzaneto, ricercando fonti e testimoni. Ho studiato anche l’origine del movimento Black Block.» 
Vincenzo: «Io, invece, mi sono interessato all’evoluzione del movimento No-Global da Seattle a Genova, ho cercato le testimonianze sugli scontri di quei giorni e ho approfondito lo studio sulle armi che sono state utilizzate, come, per esempio, il pericoloso Gas Cs.»
 
Quanto è stato difficile portare a termine il lavoro? Siete entrambi giovanissimi, non deve essere stato un compito facile...
Fabiana: «Eravamo tutti molto giovani ma alle spalle abbiamo avuto la preziosissima guida di Franco Fracassi.»
Vincenzo: «Una grande difficoltà è stata quella di reperire i finanziamenti, dopo la bocciatura del ministero della cultura e di Eurimage. Fortunatamente la tenacia di Massimo Lauria ha fatto ripartire il progetto, dopo questi momenti di difficoltà.»
 
So che durante la preparazione dell’inchiesta siete stati a Genova, proprio per visitare e guardare con i vostri occhi gli scenari di quell’ormai noto G8. Cosa avete provato nel ripercorrere quei luoghi?
Vincenzo e Fabiana: «A Genova abbiamo avvertito una strana sensazione. Sapere che camminavamo tranquillamente in luoghi dove, qualche anno prima, si era consumata una violenza così inaudita sembrava quasi surreale.»
 
Il progetto ha preso vita con il nome di “G-Gate”, come è diventato “The Summit”?
Vincenzo e Fabiana: «Il nostro obiettivo è portare il film nelle sale cinematografiche. Siamo orgogliosi di “G-Gate” che, comunque, è stato finalista al premio “Ilaria Alpi” 2011. Riteniamo, però, che la trasformazione in “The Summit” lo possa rendere più fruibile a un pubblico cinematografico.»
 
In questi pochi mesi avete ricevuto numerose soddisfazioni e svariati apprezzamenti, portando il vostro documentario al Festival del cinema di Berlino. Deve essere stata una gran bella esperienza…
Vincenzo e Fabiana: «Il rammarico è stato quello di non poter essere fisicamente a Berlino. A prescindere da questo, la soddisfazione è enorme ed essere protagonisti in un evento del genere è un sogno che si realizza.»
 
Il direttore del suddetto Festival, poco prima della proiezione, ha voluto avvertire la platea delle scene cruente e di violenza presenti nel film. Quella di lasciar trasparire la crudezza delle immagini è stata una scelta voluta o casuale?
Vincenzo: «Direi che la scelta non è voluta o casuale ma, purtroppo, necessaria alla narrazione.»
Fabiana: «Abbiamo semplicemente riportato la realtà dei fatti attraverso gli audio e i video originali.»
 
Il 25 marzo siete al “Bari International Film Festival”. Presentare qui il vostro film deve essere una grande soddisfazione per voi. Un ritorno in patria con tanto di gloria...
Vincenzo: «Visto che “giochiamo in casa” speriamo che ci sia l’accoglienza calorosa di Berlino.»
Fabiana: «A livello di soddisfazione personale, Bari per me rappresenta un grandissimo traguardo; tutta la mia formazione culturale, sociale e politica è cresciuta negli anni “baresi” dell’università, è come se tornassi a casa con il frutto di quelle esperienze.»
 
Quale sarà il prossimo passo? Avete altri progetti?
Vincenzo e Fabiana: «Beh, idee ce ne sono tante, speriamo che questo film ci dia la visibilità e la possibilità di riuscire a realizzare i nostri sogni.»


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor