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VITO MAGLIE/ ALLA CONQUISTA DELLA STORIA

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

11
SET
2015
In occasione della rievocazione della Battaglia dell’XI sec. al Parco Archeologico di Saturo, incontriamo il Presidente dell’associazione I Cavalieri de li Terre Tarentine, che ci fa immergere nella realtà storica di cappa e spada del nostro Meridione d’Italia
 
“Insensati come siamo, noi vogliamo conquistare tutto, come se avessimo il tempo di possedere tutto.”
(Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero)
E se esistesse qualcosa di più importante da conquistare e avessimo anche tempo per farlo? Il nostro passato, le nostre origini, i nostri soli averi che nessuna insensatezza potrà mai strapparci. Il 12 e il 13 settembre, a partire dalle h 16:30, ritorna il grandioso evento di rievocazione storica, la Battaglia dell’XI sec. in cui a sfidarsi per la conquista della Taranto bizantina e del florido Sud Italia, saranno come nella realtà storica, Normanni e Bizantini. Vincerà anche stavolta, il grande conquistatore e Imperatore del Sacro Romano Impero Federico II di Svevia? Non vi resta che scoprirlo questo weekend, recandovi nella location d’eccezione per l’evento: il Parco Archeologico di Saturo di Leporano (TA). Intanto, in attesa di vedere sul campo più di 100 soldati in azione e godere dell’accampamento che ospiterà artigianato medievale, canti, danze e cucina dell’epoca, incontriamo Vito Maglie, Presidente dell’associazione I Cavalieri de li Terre Tarentine e organizzatore dell’evento. 
Nel 2005 nasce la vostra associazione I Cavalieri de li Terre Tarentine: cosa accomuna voi soci fondatori e qual è stata la spinta a creare un gruppo di rievocazione storica?
«Esiste un percorso personale che in effetti, ci riunisce sotto l’unica bandiera della passione per la storia. Abbiamo fondato infatti la nostra associazione con lo spirito di recuperare la tradizione storico-filologica medievale, principalmente, e compresa quindi tra i sec. XI-XVI. Siamo in pieno periodo federiciano, per intenderci. Da ex ispettore archeologico onorario, ho curato con la mia associazione, anche un progetto che intendeva rievocare il periodo magno greco, ma attualmente il tutto si è arenato in una zona di stand-by. Questo perché l’era della Magna Grecia, per ovvi motivi storici, non abbraccia come invece il periodo medievale, altri territori e regioni d’Italia, che si rivelano validi sostenitori e termini di confronto nell’organizzazione di un progetto. Oggi, ci concentriamo sui secoli prima citati e sull’epoca rinascimentale».
Dietro la messa in atto di una macchina storica come la vostra, c’è molto impegno e studio delle testimonianze storiche. Quali istituzioni culturali vi hanno concesso l’esame diretto delle fonti, e dove in genere, reperite il materiale documentaristico per impostare le vostre ricostruzioni?
«Innanzitutto all’interno della nostra associazione abbiamo collaboratori che hanno fatto studi inerenti il patrimonio storico-filologico. In particolare abbiamo un’associata laureata in Archeologia e altri due studenti della stessa facoltà, che danno un grande contributo a livello di recupero delle fonti. Noi ci occupiamo in particolare, di filologia riguardante gli armamenti e il vestiario dell’epoca, e quindi abbiamo trovato molto realistiche le riviste consultabili presso l’associazione Historia Bari http://historiabari.weebly.com . Con questa organizzazione abbiamo anche condiviso dei convegni tra il 2007 e 2009, e lavorato insieme all’Università con la possibilità di accumulare crediti formativi studenteschi per i partecipanti. Anch’io nel mio piccolo, ho contribuito con una mia pubblicazione, La conquista normanna di Taranto, Editrice Scorpione (2008), frutto dei miei studi e delle continue ricerche su questo periodo storico, che segna il nostro passato». 
Nel 2009 avviene la vostra collaborazione con il canale History Channel dell’emittente più seguita al mondo, e cioè SKY, nella messa in onda di video-documentari sul Medioevo e il primo Rinascimento. State pensando di riproporre questo tipo di cooperazione con la televisione o preferite mantenere le vostre attività sul territorio?
«Certo, non escludiamo dei ritorni in tal senso, anche se è prematuro parlarne. Sicuramente ciò che a noi interessa è la valorizzazione e fruizione del territorio, quindi, ripresentarsi all’interno di un tessuto mediatico come la televisione, capace di coinvolgere più rapidamente un gran numero di utenti, sarebbe molto utile. Noi de I Cavalieri de li Terre Tarentine, portiamo avanti nel frattempo, tutte le nostre consuete attività e impegni. Consultando la nostra pagina facebook o il sito all’indirizzo http://www.cavalieriterretarentine.it/index.html e cliccando sul pulsante Sala d’armi, potrete conoscere gli appuntamenti delle nostre lezioni: abbiamo istituito infatti, corsi di arti marziali occidentali medievali e greco-antiche, che preparano l’allievo sia dal punto di vista atletico, sia dal punto di vista strategico-militare».
La Battaglia dell’XI sec. coinvolgerà gruppi partecipanti, provenienti da tutta Italia e da alcune zone d’Europa. Come siete riusciti a creare un così folta rete di contatti, all’interno della passione medievale?
«Tutto è cominciato ben nove anni fa ormai, con la prima rievocazione storica. Da allora, la “voce” del nostro progetto si è sparsa rapidamente, dapprima nel resto della Puglia e ben presto in tutta Italia, fino a raggiungere anche altre nazioni europee. Noi dell’Associazione abbiamo naturalmente contribuito con attività di promozione dei nostri eventi, ma sicuramente la positiva accoglienza da parte di altri gruppi e soprattutto del pubblico, ha fatto sì che la Battaglia dell’XI sec. diventasse l’evento rievocativo più importante d’Italia. Da considerare in effetti, che la partecipazione di oltre 108 unità nello scontro ripresentato, è davvero notevole e di sicuro non ha molto a che fare con altri cortei in costume. Ciò che caratterizza noi dell’Associazione è il grande interesse e l’enorme responsabilità, nei confronti della verità storico-filologica».
E organizzare un evento così verosimile alla realtà documentaristica, costa materiali e impegno economico. Come riesce, un’associazione come la vostra, a “far quadrare i conti”?
«Non le nascondo che molto spesso non quadrano! O comunque, per essere più precisi, andiamo in perdita. Come molte altre realtà, ci autofinanziamo, mossi dalla nostra grande passione e tutto ciò che viene incassato ponendo un obolo di entrata agli eventi, viene subito investito in altre armature, altre stoffe per realizzare gli abiti dell’epoca. Tutto si concentra sul mantenimento della nostra associazione e sull’organizzare al meglio, le nostre rievocazioni. Possiamo ringraziare altre associazioni come la Cooperativa Polisviluppo di Taranto, con cui quest’anno abbiamo prodotto le Tarantiadi, la Milites Federici II di Oria e tante altre, che non mancano di offrirci la loro collaborazione. Tutto questo in un’ottica di cooperazione perché, laddove veniamo invitati alla partecipazione di eventi medievali, anche noi de I Cavalieri de li Terre Tarentine, ci impegniamo nel fornire il nostro supposto».
Per concludere, esiste un valore morale tipicamente medievale che possa, se non influenzare, almeno scuotere l’immaginario della Taranto di oggi, troppo spesso a corto di immaginazione?
«Mah, guardi, credo che i valori di un’epoca così lontana da noi proprio per modus vivendi, prima che per distanza temporale, siano ormai anacronistici per la Taranto di oggi. Impossibile seppur allettante, l’innesto. Posso dirle invece quali sono i nostri valori/obiettivi che teniamo a trasmettere al pubblico: promozione e valorizzazione del territorio e soprattutto, memoria storica. Ognuno di noi è le proprie origini, e questo nessuno di noi dovrebbe dimenticarlo. Taranto è stata una potente roccaforte bizantina un tempo, e non a caso riprendiamo le rievocazioni storiche proprio da qui. Il nostro sforzo più grande, in un’epoca che grida alla velocità, all’iperattività, all’incapacità di trattenere dati mnemonici se non attraverso l’agenda di uno smartphone, è quello di mantenere vivi i ricordi. Non si potrebbe esistere senza un passato e ciò che a noi interessa, oltre a rivisitare il solito folklore medievale, è dare un profilo più che mai preciso e di alto livello filologico».
  
  
 
 


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