Nella nostra vita tante sono le realtà e i vissuti che viaggiano su strade
parallele, ma mai avrei pensato che una seduta psicanalitica, in realtà, fosse “Un film di cinquanta minuti” come titola il libro del dottor Giuseppe Riefolo.
Addentrandomi nella lettura si palesa come cinema e stanza dell’analista, film e seduta psicoanalitica, procedano fino a sovrapporsi.
Sarà una coincidenza ma, cinema e psicoanalisi sono venuti alla luce nello stesso anno: nel 1895.
Infatti si usa datare la nascita della psicoanalisi con la prima interpretazione di un sogno scritta da Freud, un sogno da lui fatto nella notte tra il 23 e il 24 luglio, proprio del 1895.
Mentre qualche mese dopo, il 23 dicembre, in quel di Parigi, si proiettano le prime immagini in movimento “ L’innafiatore innafiato ” dei fratelli Lumièr.
Sarà stata questa contemporaneità d’eventi: l’aver emesso insieme il primo vagito e l’aver mosso i primi passi nello stesso periodo storico, che li ha, poi, resi così simili e bisognosi, quasi, di camminare fianco a fianco.
“Seguo sempre il racconto dei miei pazienti come se fosse un film. Per dirla con Nino Ferro, mi accorgo di portare sempre a livello dell’iconico tutti gli accadimenti della seduta[…] la nostra mente deve continuamente sceneggiare e portare in immagini quello che ci accade, quello che pensiamo, sentiamo e ascoltiamo”.
Mentre il paziente racconta, lo psicanalista immagina, proietta nella sua mente i diversi contenuti e li restituisce alla luce della sua esperienza, dei suoi studi, dei suoi vissuti.
La psicoanalisi nasce, infatti, nel momento in cui si passa dall’ipnosi alle libere associazioni.
E’ vero che in una sala cinematografica non si proietta un solo film, ma tanti film contemporaneamente, tanti quanti sono gli spettatori.
L’analisi, come il cinema è un luogo d’incontro in cui simettono in campo emozioni e sensazioni e la via regia dell’incontro è la sorpresa: nel cinema come durante la seduta dallo psicoanalista.
Nel cinema, come nella psicoanalisi, non si tratta di non vedere la realtà, ma di vederla in un modo particolare, in un’altra dimensione.
Quandoil regista consegna agli spettatori il proprio film, sembra dire loro: “Io l’ho fatto, fatene l’uso che volete, leggetelo in base alla vostra esperienza, ai vostri vissuti, alle emozioni che vi suscita. Traete qualcosa anche dai miei sbagli”.
“La psicoanalisi procede dagli errori degli analisti. L’errore è un contributo al processo, importante come le frustrazioni ottimali.”
Il cinema, considerato la settima arte, è fluttuante e creativo, tanto quanto la psicoanalisi.
Lo scritto del dottor Riefolo, interessante e creativo, come la scienza da lui studiata e applicata, inizia con un capitolo intitolato “Il film dentro la stanza di analisi”. Mi attrae subito la seguente citazione: “I film sono la recitazione esterna più fedele della narrazione dominante che avviene nella nostra mente”… così ogni uomo è attore della propria vita ed ogni psicanalista è regista dei vissuti raccontati dai propri pazienti.
Mi piace pensare che tanto sul set, quanto nella stanza con il famoso lettino e sedia alle spalle, ci sia sempre un Ciak, per dare inizio al film… della vita.