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Non solo mazzette/ La corruzione, emergenza etica che avvelena l'Italia

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

10
AGO
2017

Location balneare per la presentazione pugliese del libro di Raffaele Cantone e Francesco Caringella «La corruzione spuzza». Presente tra gli altri il prefetto Francesco Tagliente che detta la sua ricetta per ridurre il rischio di infiltrazione della corruzione negli apparati amministrativi

L'Italia, repubblica fondata sulla raccomandazione e - purtroppo - non sul capitale umano. Di questo e di temi affini si è discusso alla presentazione del libro "La corruzione spuzza". Nell'incontro, moderato da Alessandro Galimberti, giornalista de Il Sole 24 ore, sono intervenuti l'autore Francesco Caringella, Consigliere di Stato già Commissario di Polizia, Eugenio Albamonte, nuovo presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Maurizio Carbone, sostituto procuratore presso la Procura di Taranto e nuovo segretario generale del CSM. Erano presenti tra gli altri Stefania Baldassari, dirigente della casa circondariale di Taranto e il prefetto Francesco Tagliente, già Questore di Roma.
Il libro, dal titolo tratto da un'affermazione di Papa Francesco, si prefigge di avvicinare il cittadino al tema della corruzione, di far comprendere quanto le “mazzette” possano danneggiare, nel lungo o breve periodo, anche il singolo cittadino.
Il dibattito sulla bella spiaggia di Campomarino ha consentito di ripercorrere i discorsi e la analisi interessanti dei due autori, Raffaele Cantone e Francesco Caringella, che, impegnati da oltre vent'anni come magistrati penali nell'azione di contrasto alla malattia del secolo, proseguono oggi la loro battaglia dalle postazioni strategiche di presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e di presidente di Sezione del Consiglio di Stato, istituzioni chiamate a vigilare sulla legittimità e la correttezza degli atti e dei comportamenti delle pubbliche amministrazioni.
Gli autori descrivono come “la corruzione, grande o minuta che sia, entri ogni giorno nelle nostre case e ci renda più poveri. I soldi intascati dai corrotti significano opere pubbliche interminabili, edifici che crollano alla minima scossa di terremoto, malasanità, istruzione al collasso, cervelli in fuga, giustizia drogata, mancanza di investimenti stranieri, ambiente violentato, politica inquinata. È, quindi, un dovere civile rimboccarsi le maniche e lottare, con armi nuove ed efficaci. Le regole e il codice penale non bastano. Serve la prevenzione, legislativa, amministrativa e culturale. Ma serve, soprattutto, la ribellione indignata di ognuno di noi di fronte a quella «spuzza» di cui ha parlato papa Francesco nel suo indimenticabile discorso del 21 marzo 2015 davanti ai ragazzi di Scampia.
Al dibattito ha fatto seguito una conversazione di tono conviviale tra il prefetto Tagliente e la direttrice di Extra Magazine Rosa Colucci, la giornalista Titti Battista e l’avvocato Giandiego Monteleone e la dottoressa  Maria Teresa Magrini, nel corso della quale il prefetto ha espresso grande apprezzamento per lo spessore delle argomentazioni trattate aggiungendo di essersi complimentato con l’Autore Francesco Caringella, suo ex collega, conosciuto negli anni ’90 quando frequentava il corso di Commissario alla Scuola Superiore di Polizia.
Quasi a voler dimostrare che si può parlare di temi importanti anche nel corso di un incontro conviviale sulla sabbia, il dott. Tagliente, tra un sorso e l'altro di bevande fresche e dissetanti, ispirato dagli interventi ascoltati sul tema e dal titolo del libro “La corruzione spuzza” ha dettato la sua ricetta per ridurre il rischio di infiltrazione della corruzione negli apparati amministrativi.
Il titolo dell’opera – ha detto Tagliente - mi richiama alla mente una espressione comune, leggera come il luogo in cui ci troviamo, per definire il sospetto che qualcosa che vada per il verso giusto: “mi puzza di bruciato”. A volte il semplice sospetto o chiacchiericcio, se conosciuto, per ridurre il rischio corruzione.
Facendo riferimento al rischio di corruzione negli apparti amministrativi, è importante, ha proseguito Tagliente, "Istituire un organo collegiale, per mettere a fattor comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate e sviluppare azioni congiunte finalizzate alla trasparenza, alla prevenzione delle possibili infiltrazioni della criminalità e dei fenomeni di corruzione nei vari settori degli apparati amministrativi."
“La difficile situazione di molti comuni sotto il profilo della vivibilità, decoro e sicurezza, è sotto gli occhi di tutti. Ci sono molte questioni da risolvere. Per la prevenzione ai fini del contrasto della corruzione e delle altre varie forme di illegalità - dalla turbativa degli appalti alla collusione, dalla prevenzione dell’usura, del taglieggiamento, del gioco illegale a quella del riciclaggio e della economia illegale serve un’azione sinergica di coesione interistituzionale tra magistratura e Forze di polizia da una parte ed enti locali e comunità civile dall’altro.”
“Per attuare una efficace azione anticorruzione e antimafia,- ha detto ancora il prefetto - è necessario tenere presente l’esigenza di rispettare le competenze istituzionali e la possibilità di dare concreta attuazione alle misure che si propongono, tenendo conto degli strumenti giuridici offerti dall’Ordinamento. Oggi di antimafia, oltre alla Magistratura e alle Forze di Polizia, si occupano vari organismi governativi interforze”.
“Il contributo dell’Amministrazione comunale ai fini della lotta alla corruzione e alle mafie – ha proseguito - può essere decisivo, oltre che con il supporto alla magistratura e agli altri agli organismi governativi, con una azione diretta a prevenire ogni possibile forma di condizionamento degli amministratori locali, funzionari e impiegati comunali o addirittura di collegamenti diretti o indiretti degli stessi con la criminalità, nonché con più incisive misure per favorire la prevenzione e il contrasto di usura, gioco illegale, riciclaggio, traffico di stupefacenti e altre forme di illegalità”
“Il Sindaci delle città ritenute a rischio – ha aggiunto - dovrebbero istituire un organo collegiale, un Desk anticorruzione e antimafia presieduto dal Sindaco o da un suo delegato, al fine di mettere a fattore comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate. Potrebbero così assicurare una più efficace prevenzione e al contrasto delle possibili infiltrazioni della criminalità nei vari settori commerciali ed imprenditoriali ritenuti sensibili, anche attraverso il continuo monitoraggio dei subentri e delle volture ripetute per la medesima licenza commerciale e con il monitoraggio degli appalti. Alle riunioni del Desk dovrebbero partecipare gli assessorati, i Dipartimenti, i Municipi, gli Enti e le Società partecipate che fanno capo al Comune, i rappresentanti delle associazioni delle categorie economiche e altri organismi di volta in volta ritenuti utili compresi i rappresentanti dei cittadini, nonché, in veste di consulente, un rappresentante dell’Avvocatura del comune”
“Obiettivo del desk – ha concluso -  sarebbe quello di creare una rete che riduca il rischio di corruzione e gli appetiti della criminalità organizzata. Con la partecipazione e il coinvolgimento anche della comunità civile anche il chiacchiericcio (di chi ‘sente puzza di bruciato’” potrebbe rappresentare occasione di approfondimento. Si potrebbero valutare collegialmente anche i sospetti per segnalarli agli organi deputati a sviluppare le indagini. La sola conoscenza del ruolo del Desk anticorruzione potrebbe scoraggiare gli appetiti della criminalità”.



 



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