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Nave Vespucci / Un libro per la Signora dei mari

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

12
SET
2019

La nave Amerigo Vespucci è il simbolo della Marina Militare. E’ considerata l’Unità a vela più bella del mondo, rappresenta la vera tradizione italiana. E' stata varata il 22 febbraio del 1931, per commemorare la scomparsa del navigatore Amerigo Vespucci avvenuta lo stesso giorno nel 1522. La costruzione era iniziata dieci mesi prima presso il cantiere navale di Castellamare di Stabia.

Nell’attesa di poter salire a bordo per visitarla in molti porti italiani, si può iniziare ad esplorare il veliero più bello del mondo dalle pagine del libro “Nave Vespucci-Diario di bordo (radiofonico) dalla signora dei mari" di Eleonora Lorusso. Presso la Feltrinelli Librerie della Galleria Alberto Sordi di Roma l’autrice, con Luigi Tornari, direttore responsabile della testata giornlistica RTL 102,5 e con il contrammiraglio Fabio Agostini, Capo Dipartimento pubblica informazione e comunicazione dello Stato Maggiore Difesa, hanno raccontato di aneddoti, aspetti tecnici e del valore formativo e educativo che vivono gli allievi dell’Accademia Navale di Livorno in chiusura del primo anno.

“Ogni nave italiana è un pezzo d’Italia e deve rappresentare gli aspetti superiori di prestigio del gusto, della cultura, delle arti e dell’artigianato italiano”. L’autrice ha ricordato l’architetto Giò Ponti perché “scrivere del Vespucci – ha dichiarato Lorusso - è stato un modo per riscoprire un pezzo di storia italiana. Tanti aneddoti storici per ricordare giorni importanti come l’armistizio dell’8 settembre del 1943 in cui il Vespucci si è ritrovato nell’Adriatico nell’attesa di capire dove andare”.

Nel viaggio letterario alla scoperta del veliero, per spiegare e raccontare la vita, i mestieri e le figure di bordo, tappa dopo tappa nella presentazione del volume, l’ammiraglio Agostini (capo ufficio pubblica informazione e comunicazione della Marina Militare dal 2016 a marzo 2019) con estrema chiarezza ne ha delineato i tratti più significativi.

Capitolo dopo capitolo, si racconta dai riti scaramantici alle zone “off limits” (la sala consiglio situata a poppa e la zona nocchieri a prora), dal nocchiere che si occupa di tutta l’attrezzatura marinaresca, di tutte le vele, delle manovre di ormeggio e disormeggio, al nostromo che dopo trent’anni ha lasciato nave Vespucci. Come ha sottolineato l’ammiraglio Agostini, non solo è il più esperto dei sottufficiali adibiti al servizio di coperta (nocchieri) di cui coordina il lavoro, il nostromo a bordo del Vespucci deve gestire con tutto l’equipaggio ben 2740 metri quadri di vela ed oltre trenta chilometri di corda. È con il “Fischio” il nostromo gestisce le attività addestrative e operative degli allievi a bordo.

“Rollare le brande al posto di lavaggio” non è solo il titolo di uno di capitoli del libro. Il locale dove dormono, mangiano e studiano gli allievi è sempre lo stesso. Al mattino devono richiudere l’amaca (fatta in modo opportuno) e riporla nelle piccole aperture laterali della nave. Nello stesso spazio i “pivoli” del 1° anno si rinchiudono per tre giorni come in una sorta di conclave, quasi al termine della campagna prima del rientro, per scegliere il nome, il motto, un urlo e una bandiera da disegnare, cucire e colorare. È il momento in cui scompare la 1° classe e subentra il corso con il suo nome che identificherà i suoi appartenenti prossimi al traguardo del numero 2 sul bavero dell’uniforme. Si solidifica lo spirito di equipaggio e gli allievi si consacrano “fra di corso”.

Il Vespucci, simbolo non solo della diplomazia navale della Marina Militare è la nave dei record. Il primo appartiene all’ammiraglio “Tino” Straulino. Dal 21 novembre 1964 al 28 ottobre 1965 ebbe il comando della nave scuola, con la quale passò alla leggenda per l’uscita a vele spiegate dal porto di Taranto attraverso il canale navigabile e stabilendo il record di velocità si 14,6 nodi. Il secondo  riguarda la campagna estiva 2018 del corso Akraton e l’intero equipaggio, che li ha visti spingersi fino alle terre d’Islanda, raggiungendo il Circolo Polare Artico. Parallelo mai oltrepassato prima dal Vespucci. 

“Non chi comincia ma quel che persevera” è il motto della più anziana nave della Marina Militare, ancora in servizio. Esprime la sua vocazione alla formazione ed all’addestramento dei futuri ufficiali. Durante il suo intervento il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone, ha ricordato la sua carriera iniziata a bordo del Vespucci. “Sicuramente quello che ciascuno di noi - ha dichiarato Cavo Dragone riferendosi al suo corso- al ritorno della campagna provava, è che era riuscito a superare una ragguardevole prova su cui all’inizio nessuno scommette”.

 



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