Pubblicato da: Maria Teresa Trivisano
Categoria: CULTURA
10 MAG 2013
La violenza psicologica può colpire anche gli uomini, ma la soluzione resta sempre quella di fuggire per evitare danni irreversibili
Dott.ssa Mammoliti, “I serial Killer dell’anima” rappresenta un manuale di sopravvivenza per le vittime di abusi psicologici e raccoglie tante storie difficili: è molto elevato il numero delle donne coinvolte in queste situazioni?
«Purtroppo sì, ne ero già consapevole prima di scrivere il libro e le testimonianze raccolte successivamente, hanno confermato la mai ipotesi di partenza. La ‘cifra oscura’ che caratterizza la violenza non denunciata é enorme anche a causa del fatto che spesso chi subisce fatica a riconoscere di essere vittima di un reato al quale in Italia non si sa ancora bene che nome dare».
Lei parla di assassini dell’anima: questo significa che in genere non arrivano al femminicidio?
«Non abbiamo dati precisi su quali fossero effettivamente le situazioni vissute dalle donne cadute per mano di compagni o ex compagni. Quello che si consuma effettivamente all'interno delle famiglie è spesso avvolto nel mistero e fortunatamente solo una minima parte di queste violenze sfocia nel decesso della vittima, perciò è importante conoscere le sottili dinamiche che possono condurre una relazione a degenerare per poter prevenire il peggio».
Lei sostiene che la maggior parte di questi uomini sono seriali, ma cosa succede quando è la donna a lasciarli?
«Gli uomini abusanti hanno un comune denominatore: quello di ritenere le loro donne un possesso, una proprietà e non possono concepire di essere abbandonati senza che vi sia una reattività violenta. Le donne che decidono di ribellarsi non vengono lasciate in pace in quanto non viene loro riconosciuta la facoltà di decidere cosa fare della propria vita. E' il momento più delicato soprattutto quando ci sono figli che vanno tutelati dalla violenza del padre poiché possono diventare veri e propri strumenti di ritorsione».
Ci sono casi in cui è la donna a esercitare una manipolazione verbale sull’uomo? Se sì, come reagisce il maschio?
«Certo, anche le donne manipolatrici sono diffuse e la violenza verbale è la loro arma preferita. Denigrano, sviliscono, umiliano, ricattano affettivamente. Diversi uomini si sono rivolti a me: alcuni sono arrabbiati e cercano mezzi per vendicarsi, altri, e sono la maggioranza, subiscono inermi senza sapere cosa fare e come reagire. Anche in questi casi, dove possibile, consiglio vivemente l'allontanamento. La difficoltà consiste nell'aiutare chi subisce a riconoscere come sbagliate e disfunzionali modalità comunicative basate sulla violenza, ma certi retaggi son difficili da abbattere».
Gérard Pommier, nel suo ultimo saggio, afferma che la donna spesso apprezza la brutalità maschile, specie nel rapporto sessuale, questa remissività può alimentare l’aggressività dell’uomo?
«La donna apprezza più che altro l'uomo cosiddetto "alfa", non la brutalità. Se poi si identifica la forza, il coraggio, il decisionismo, la personalità forte con la brutalità questo è un altro discorso foriero però di una certa confusione terminologica. Nel rapporto sessuale può anche esserci un piacevole gioco di ruoli che vede l’uomo dominante e la donna passiva ma bisogna avere l'intelligenza di tenere distinti i piani. Non tutti sono in grado di comprendere questa distinzione e la remissività della donna può concorrere ad alimentare l'aggressività maschile nella misura in cui la stessa continua ad accettare umiliazioni e maltrattamenti senza ribellarsi».
Dott.ssa, una manipolazione a lungo termine può provocare dei seri disturbi psichici nella vittima?
«Assolutamente sì. Sia fisici che psichici .Io e uno staff di specialisti, guidati dalla d.ssa Francesca Sorcinelli, Presidente dell’Associazione LINK-ITALIA (www.link-italia.net) stiamo vagliando e studiando una specifica Sindrome da noi individuata, che abbiamo chiamato SDMR (Sindrome da Manipolazione Relazionale) che colpisce le vittime dei manipolatori relazionali e che si presenta sia in concomitanza del rapporto con il partner o genitore, che a fine relazione. Di durata soggettiva, spesso è causa di disturbi fisici, piscologici o psichiatrici, anche irreversibili. Abbiamo insieme strutturato un test anonimo che ci consenta di acquisire dati certi sulle nostre teorie per poterle far valere anche in ambito scientifico. Chi avesse voglia di fornire un contributo a questa ricerca può scaricare il test qui e seguire le istruzioni per la compilazione : http://www.link-italia.net/questsmr.html . Ritengo si tratti di un primo importantissimo passo per ottenere una tutela medica e legislativa riguardo a un fenomeno criminoso tra i più diffusi che vi siano».
Commenti:
Luciano 11/MAG/2013
Letta con attenzione tutta l'intervista. Mi fa molto piacere che si cominci a toccare, seppur con delicatezza, l'argomento della violenza di matrice femminile. Chi commenta ha toccato con mano (e talvolta ancora ci si imbatte) in tale "violenza". Ho già avuto modo di sottolineare alla Dr.ssa Mammoliti che il terreno della "violenza di color rosa" è un terreno moooooooolto difficile da esplorare, molto subdolo da attraversare; non per questo meno devastante. Il commento che mi permetto di inviare, seppur porta la mia firma, credo sia molto, molto, molto condiviso da altre firme che, sia per motivi culturali, sia per svisata concezione di virilità, sceglie di subire senza denunciali. Un grazie di cuore alla Signora Mammoliti per aver puntualizzato, anche un po' controcorrente, una silenziosa verità.