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Teatro/Quel guastafeste di Shylock

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

3
GEN
2014
Il legal thriller shakespeariano approda in Puglia con la prima tappa a Taranto, con Silvio Orlando protagonista. Il risultato è un’opera assolutamente contemporanea, se al posto del mercante ci mettiamo le banche  
Un personaggio non patetico, che pur avendo dentro di sé una ferita molto profonda come tutti gli ebrei, che ha subìto e si è marcata nei secoli,  non si comporta da “giusto”, non riesce a nobilitare questo suo sentimento di dolore, ma tira fuori il risentimento, il senso di rivalsa e di vendetta, quasi a portarlo a un filo dalla follia. Silvio Orlando durante la conferenza stampa, dice di non giustificarlo e parla dell’opera come se fosse contemporanea, come se potesse servire da insegnamento, dove il denaro rappresenta il male da cui ne segue la tragedia, dove i valori della vita vanno rispettati e nè il dolore, il risentimento o ferita antica, possono giustificare la vendetta o la rivalsa a tutti i costi. Ma cos’è che rende diverso Shylock dagli altri personaggi, perché viene definito un “outsider”? «Lui è uno straniero»- esclama Silvio Orlando- «tutti quanti vanno in quella direzione, verso il modo di godere, di avere delle cose, il possesso, il dominio del denaro, così tale che la Venezia di allora potrebbe essere la New York di oggi, o la Milano degli anni 80; Venezia in quel periodo era così, giochi di azzardo, scommesse pericolose, c’era questa euforia strana che coinvolgeva tutti, la stessa che porta Antonio ad accettare la scommessa. Shylock è diverso, un guastafeste, ha il suo passo, i suoi riferimenti biblici, ha un senso di giustizia molto alto, non ha niente in comune con le persone che lo circondano. Ricordiamoci inoltre, che all’epoca gli ebrei erano gli unici che potessero maneggiare denaro, ciò li rendeva abbastanza odiosi e potevano fare solo quello. Il finale però sopravvive alla vicenda di Shylock, da solo contro una dozzina di persone, lasciando il sospetto che gli altri non siano migliori di lui». La storia è sempre la stessa, nella Venezia del XVI secolo, Bassanio, giovane gentiluomo, vorrebbe la mano di Porzia, ricca ereditiera di Belmonte. Per corteggiarla degnamente, chiede al suo carissimo amico Antonio, il mercante di Venezia, tremila ducati in prestito. Antonio non può prestargli il denaro poiché ha investito in traffici marittimi. Garantirà per lui presso Shylock, usuraio ebreo, che non sopporta lo stesso Antonio («Lo odio perché è cristiano e perché con ingenuità presta i soldi a zero tasso di interesse» - parole di Shylock durante un suo monologo). Nonostante ciò, Shylock accorda il prestito a Bassanio; l'ebreo però, in caso di mancato pagamento, vuole una libbra della carne di Antonio, richiesta che alla fine gli si rivolgerà contro. Un’opera in cui il bene e il male si mescolano continuamente, portando a riflettere se ciò che è sbagliato, lo è perché lo è o perché non è conforme a tutto il resto. Ma chi è Shylock oggi? «Potrebbe essere il Capitalismo in sé» - spiega Silvio Orlando -, «questa sensazione parassitaria, il pensiero costante di dover pagare il mutuo piuttosto che un prestito, il rapporto con le banche che non ci chiedono una libbra di carne, ma una libbra di cervello sicuramente».  
 


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