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Red carpet Festival della Valle d´Itria/ Una favola "complicata"

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

25
LUG
2014
La “Donna serpente”  colpisce il pubblico dei giovani con la sua trama di favola, un po’ meno gli adulti. A ogni modo è pur sempre una sfida in cui ognuno, come ha detto il direttore Triola “vede quel che vuole”. Intanto aspettiamo “La lotta d’Ercole con Acheloo” e “Armida”
 
Grande successo per “La donna serpente”, opera con la quale  ha preso il via la 40^ edizione del Festival della Valle d’Itria: “ci vuole il coraggio di rischiare ogni anno”, queste le parole del direttore artistico Alberto Triola, che non perde mai occasione di sottolineare come il Festival della Valle d’Itria sia sempre una sfida, una sfida continua.
Novità di quest’anno: aver dato l’opportunità ai giovani martinesi di poter assistere gratuitamente alle prove generali. E’ stato un successo per l’opera e per l’iniziativa. I giovani hanno seguito in rigoroso silenzio e con estremo interesse, tributando al termine un lunghissimo applauso a orchestra, artisti e mimi in scena, sembravano non voler lasciare l’atrio del Palazzo Ducale, a differenza degli adulti che spesso, a Martina, specialmente in teatro, lasciano la sala quando il sipario è ancora aperto e gli attori si accingono a ringraziare il pubblico rimasto.
“Questi giovani ci hanno dato una lezione di civiltà”, commenta soddisfatto all’uscita il professor Franco Punzi. “L’attenzione con la quale questi giovani hanno seguito l’opera ha dato a tutti noi una nuova energia”, ha affermato Alberto Triola all’indomani delle prove, nella sede della Fondazione Paolo Grassi durante un incontro tra il pubblico e gli artisti.
Egli ha tenuto a sottolineare e a trasmettere ai presenti “le dimensioni di questa operazione”, del mettere in scena un’opera così complicata, “la più difficile che abbia mai diretto, una grande sfida!”, ha affermato il maestro Fabio Luisi.
Si tratta in realtà di una favola e come tale di un’opera sorprendente, che vuole incantare, colpire, meravigliare, pagina dopo pagina, nota dopo nota. “Ha bisogno di essere vista con gli occhi di un bambino, con il suo pensiero capace di credere che si può volare”. “La donna serpente” ha in sé quel realismo magico che porta a credere ciò che è logicamente incredibile”. 
Il grande Franco Zeffirelli ritiene che un’opera non sia assolutamente “una cosa accademica”, ma fatta solo per divertire, intrattenere, attirare la gente nelle piazze, nei cortili… negli atri. Nella Donna Serpente c’è questo spirito.
E’ un’opera, questa, che ha fatto tremare i più grandi teatri, messa in scena la prima volta nel 1932, ha avuto ancora due rappresentazioni, la quarta, per la quale era prevista anche una diretta radiofonica, non andò mai in scena, e ancora oggi pare s’ignorino i motivi.
Tutto il pubblico presente ha potuto apprezzare i bellissimi e coloratissimi costumi.
Nella versione del nostro Festival, la scenografia risulta essere molto essenziale “perché ognuno possa vedere quel che crede, quel che vuole”, ha detto Triola. Mi sia concesso pensare, che in un periodo di forti tagli, in quest’opera a farne le spese sia stata proprio la scenografia.
Il Festival compie 40 anni e la scrittrice Camilla Baresani ha sottolineato come raggiungere questa tappa, in questo particolare periodo storico, è da pochi, è segno di grande professionalità, ma anche, e soprattutto, di un forte “accanimento”.
Dalla voce del regista, del coreografo e dei protagonisti sono emerse considerazioni e riflessioni molto interessanti, che hanno permesso al pubblico presente di entrare in questo mondo che sta appassionando sempre più i martinesi.
“Abbiamo voluto far emergere l’idea che attraverso il mutamento si superano le difficoltà”.
Gli artisti hanno espresso la soddisfazione e la gioia di lavorare qui “al Festival di Martina… c’è sempre il sorriso e la voglia di fare miracoli, e questo è uno dei segreti per cui tutti tornano molto volentieri”.
Bravissimo il regista Arturo Cirillo che con le sue parole ha trasmesso tutto l’entusiasmo che ha riversato nel portare in scena quest’opera, nella quale la musica è molto importante: sono presenti, infatti, lunghi “pezzi sinfonici”, durante i quali Casella aveva previsto la chiusura del sipario, per permettere al pubblico di concentrarsi solo e soltanto sulla musica. Ma  “Martina Franca ha un grande limite e un grande pregio: non c’è sipario!”.
“Un Festival che compie 40 anni è nel pieno della sua maturità e questa è l’opera giusta da portare in scena per un pubblico che è maturato con il Festival, che ha camminato con lui”, queste le parole di Triola.  E’ vero, il pubblico martinese è molto più vicino che nel passato. Ho potuto constatare personalmente come sia notevolmente aumentato il numero delle persone che prende parte agli incontri di preparazione al pubblico “Mettiamoci all’Opera”.
Ora, tra concerti fuori orario e innumerevoli manifestazioni musicali, tutti sono in attesa che vadano in scena “La lotta d’Ercole con Acheloo” e “Armida”, sempre più consapevoli che “la musica rende felici chi la vive intensamente”.
 


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