Dopo Italy in a Day, da noi il “Taranto Social Film”. Nato dall’incontro tra l’associazione Fuori Fuoco e Valeria Pesare, il progetto vuole raccontare attraverso il contributo di tutti cos’è realmente Taranto. Ne parliamo con la direttrice artistica del progetto
“Taranto Social Film - cosa c’è sotto la polvere” è un esperimento cinematografico che, attraverso un racconto collettivo, vuole raccontare la città dei due mari e tutto il suo territorio. Un film da creare insieme, infatti chiunque voglia può contribuire, un po’ come ha fatto Gabriele Salvatores in “Italy in a day”, ma non esattamente.
L’obiettivo di Taranto Social Film è quello di creare, attraverso il contributo della comunità di Taranto e di chi sente e vive la città, un’immagine lucida e vera sulla città, spostare gli strati di polvere che da anni la soffocano per mostrare la sua anima più vera. Attraverso questo progetto dunque, ognuno di noi avrà la possibilità di raccontare cosa c’è sotto la polvere.
”Taranto Social Film – cosa c'è sotto la polvere”, vuole indagare la vita reale di una città attraverso gli sguardi di chi, in questa terra in mezzo ai due mari, sta costruendo un presente e un futuro diverso, la voce di chi lotta e resiste, di chi nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli che imperano, crede nell’amore e nella bellezza di questo sud. Per sapere esattamente di cosa si tratta, noi di Extra Magazine abbiamo intervistato Valeria Pesare, direttrice artistica del progetto.
Cos’è Taranto Social Film?
«Taranto Social Film è un esperimento cinematografico innovativo, che attraverso la voce e lo sguardo di chi ama questa terra, vuole raccontare ‘cosa c’è sotto la polvere’. Un film collettivo, un esperimento dal basso, per costruire insieme la vera immagine di Taranto. L’ obiettivo di Taranto Social Film è quello di creare, attraverso il contributo della comunità di Taranto e di chi sente e vive la città, un’immagine lucida e vera su essa, spostare gli strati di polvere che da anni la soffocano per mostrare la sua anima più vera. Per troppi anni Taranto e il suo destino, è stata ‘disegnata’ da mani non troppo ‘amorevoli’ (per essere gentili), attraverso questo progetto invece, ognuno di noi avrà la possibilità di raccontare cosa c’è sotto la polvere».
Come l’avete realizzato? Quali sono le modalità per partecipare?
«Taranto Social Film vuole essere un racconto collettivo. Tutti possono partecipare al progetto. Tutti sono parte attiva della costruzione della ‘vera immagine di Taranto’. L’idea è quella di unire gli sguardi e le storie degli abitanti di Taranto e provincia, i racconti di chi ha dovuto lasciare questa terra e gli occhi di chi questa terra l’ha conosciuta e vissuta anche solo una volta».
Da chi è finanziato?
«Il progetto non è finanziato da nessuno. Tutte le persone coinvolte stanno realizzando questo progetto senza nessun tipo di finanziamento, ma autotassandosi. Non abbiamo nessuno alle spalle, io, Enrico Saponaro (che cura la parte grafica), i ragazzi della neonata Associazione Fuori Fuoco e tutte le persone e i soggetti che stanno aderendo a questo folle progetto, abbiamo deciso di non chiedere nessun tipo di ‘supporto’ alle istituzioni, enti ecc. Vogliamo che questo progetto sia creato davvero dai cittadini e da chi vuole e crede in questa città».
Quali sono i soggetti coinvolti e a chi è rivolto?
«Il progetto è rivolto a tutti, cittadini, giovani, artisti, videomaker, associazioni, sound designer, studenti e/o lavoratori fuori sede, chiunque sia in possesso di uno smartphone o di una videocamera, chiunque sia ‘connesso’ con la città di Taranto e la sua provincia. Chiunque può far parte ed essere protagonista di Taranto Social Film. L’idea è quella di unire diversi sguardi per creare un racconto collettivo che narri cos’è Taranto e cosa vive sotto la polvere».
Da chi è partita l’idea? Tu sei la direttrice artistica del progetto, è la tua prima esperienza? Com’è dirigere il Taranto social film?
«L’idea nasce qualche anno fa, dopo l’uscita di ‘Life in a Day’ di Riddley Scott e quest’anno dopo l’esperienza di Gabriele Salvatores, ho capito che era il momento giusto per riproporre l’esperimento qui, nella mia terra. Io sono una videomaker, la mia formazione è stata legata per lo più alla produzione di contenuti video per il web, grazie all’esperienza lavorativa con Il Cannochiale (Dol srl), per questo l’idea di costruire un film che racconti ‘dal basso’ attraverso il contributo degli utenti, mi ha subito interessato ed entusiasmato, soprattutto legando questa forma di produzione, alla creazione di un film che raccontasse questo angolo del sud. Creare un racconto collettivo, unire diverse storie, sguardi ed esperienze è forse l’unico modo di rappresentare un territorio così complesso, ricco, vivo, come è Taranto e la sua provincia. L’unico modo per dare un immagine diversa della città dei due mari, un immagine però costruita insieme a chi questa terra la vive e l’ha vissuta. Al progetto ha subito aderito l’Associazione Cultura Fuori Fuoco che curerà il montaggio e una parte della promozione, Enrico Saponaro che cura l’identità grafica del progetto e nel giro di un mese, tantissime realtà, associazioni e studenti ci hanno contattato per aderire al progetto. Una risposta fantastica».
Da che cosa si differenzia da quello di Salvatores, il principio non è lo stesso?
«Gabriele Salvatores chiedeva a tutti gli italiani di raccontarsi e raccontare la propria giornata, ‘un giorno di vita da italiani, raccontata dagli italiani’. Con Taranto Social Film invece vogliamo interrogarci su una città, su un territorio in cui persistono tempi, stagioni e cieli diversi, per questo invitiamo gli utenti ad inviare dei video realizzati nell’ ultimo anno ( i video possono essere stati girati dal 1 gennaio 2014 al 15 Aprile 2015). Vogliamo ricostruire l’immagine di una città ‘raccontata e trattata male’, vogliamo, attraverso la partecipazione attiva di tutti coloro che sono connessi con la città e la sua provincia per raccontare e raccontarci, sollevare il velo di polvere che non fa respirare questa terra ed emergere la vita e le storie di chi crede e costruisce un futuro diverso. E’ qui la vera differenza. Non chiediamo di raccontare ‘ una giornata tipo’, ma un legame, un’ emozione, un sogno o un urlo legato a questa terra. Come in Italy in a day, chiediamo il contributo degli ‘utenti’, cittadini e non, protagonisti del cambiamento».
Quando potremo vederlo sugli schermi? Lo porterete in giro in Italia e in Europa?
«Ci piacerebbe chiudere il progetto per l’estate e presentarlo in un luogo pubblico e fare una prima online, ma non possiamo assicurare dei tempi certi, dipenderà tutto dalla quantità di video che arriveranno. Finito il lavoro lo diffonderemo su youtube e cercheremo di portarlo e presentarlo in qualunque luogo ed evento in cui sia possibile proiettarlo come festival, associazioni, case private. Vogliamo far conoscere a tutti, dall’Italia all’Europa, cos’è Taranto, cosa c’è sotto la polvere».