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In mostra/La crisi e la vergogna

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

30
NOV
2012

 

Parte da Taranto una rassegna fotografica che denuncia l’emergenza sociale che stiamo vivendo. L’incasso sarà devoluto all’associazione benefica onlus ABFO, i cui responsabili ci spiegano cosa fanno di concreto per combattere la povertà
 
Un giorno da ricordare quello del 26 novembre. Mentre al Castello Aragonese si taglia il nastro per la tanta attesa mostra fotografica “La crisi e la vergogna” (a cura di Gianluca Marziani e Barbara Lugarà), Taranto è con il fiato sospeso per la notizia scottante della presunta chiusura dell’Ilva che manderà a casa circa 8000 dipendenti, quindi moltissime persone e famiglie che si trovano lì potrebbero trovarsi in serissime condizioni di disagio economico e sociale. Non è causale, infatti, che la Blugara, società di management e comunicazione di Roma, abbia scelto, quasi con veggente iniziativa, il capoluogo ionico come tappa di partenza della mostra dal fortissimo contenuto sociale. Le fotografie esposte, scattate dal maestro Bruno Oliviero, mostrano difatti gli effetti più devastanti della crisi economica: dal prezzo della benzina salito alle stelle alle spese quotidiane che aumentano a dismisura, dallo sfaldamento dei valori alla difficoltà di diventare madre, dalla precarietà all’impossibilità di mantenere i propri figli, dal disagio sociale fino al crollo delle certezze. «Realizzare una mostra sul tema della crisi sociale in un luogo dai forti connotati come Taranto, non era semplice per molte ragioni –spiegano i curatori della mostra-. Soprattutto arrivare con degli scatti fotografici che denunciassero la crisi e la precarietà sociale ma che allo stesso tempo con equilibrio promuovessero una proposta al cambiamento. Un progetto culturale questo come inno al rispetto del prossimo, al pensiero utile, all’ecologia sociale che vede nella cultura il punto di partenza per smuovere la conoscenza e la conoscenza per un domani fatto di sostanza e poesia, progresso e amore, tecnologia e memoria. Con questo progetto si propone di cogliere questo momento di crisi economica, sociale e culturale da una prospettiva particolare, insolita se si vuole, monitorando cioè le reazioni e la capacità di adattamento della donna a ciò che le accade intorno. Lo scopo è di ritrarre un fenomeno sociale ormai noto, di lasciare traccia indelebile di questi anni, usando come cartina al tornasole la società femminile che si trasforma e reagisce ai problemi più comuni in un quotidiano sempre più complesso». Insieme all’attore Davide Reali, la protagonista Simonetta Lein, una figura sottile, discreta e molto bella che riesce a interpretare senza retorica e gesti grotteschi, ma con la forza e la determinazione di una donna che cade, si rialza e lotta fiera per la sua dignità. Anche la sua presenza durante la serata d’inaugurazione è molto discreta, mi incuriosisce come personaggio e decido di condividere con lei una cioccolata calda e qualche domanda.
Cosa è per Simonetta la crisi?
«Per me la crisi è non riuscire fare quello che vuoi nel momento in cui lo vuoi. Ci sono molti giovani che come  me fanno veramente tanta fatica a realizzare qualcosa. La crisi quindi è un’impossibilità. In realtà quello che mi auguro con questo progetto e queste foto si possa arrivare a una presa di coscienza dei problemi per poter poi ricominciare e lavorare in un mondo migliore».
E la vergogna?
«Riguarda noi stessi perché a un certo punto abbiamo lasciato che le cose andassero così. È bene attraverso la propria consapevolezza diventare grandi e non lasciare che i politici o la società stessa ci impongano una vita che non vogliamo vivere così».
Avrei sicuramente avuto modo in questi giorni di visitare e conoscere Taranto.
«Taranto mi piace molto, in particolare la città vecchia: mi ha ricordato Cuba con le sue vie strette, i panni stesi, la televisione accesa ad alto volume in mezzo alla strada, il calore e l’accoglienza della gente, ma allo stesso tempo il caos, il disordine di  città specchio di un’Italia che non funziona e di un Mezzogiorno che negli ultimi anni è stato governato male da una politica sbagliata e assente. Mi auguro che questa piccola manifestazione possa dare un grande aiuto a una associazione come ABFO che si occupa di aiutare concretamente le famiglie disagiate, in un percorso nazionale senza divisioni tra nord e sud».
E proprio per ABFO (Associazione Benefica Fulvio Occhinegro) scambio qualche battuta con il presidente Andrea Occhinegro.
Come è nato il binomio Abfo-Blugara?
«Visto l’interesse mediatico per il caso Ilva fino alla recentissima pubblicazione della classifica che vede la città all’ultimo posto per invivibilità, è stata scelta prima Taranto e poi siamo stati scelti come associazione di riferimento sul territorio per la lotta alla povertà. Sapere che da fuori si siano accorti di noi è un segno di crescita e conferma che il percorso intrapreso con forza è quello giusto. Inoltre ci dà speranza, perché l’associazione, non ricevendo sovvenzioni pubbliche, possa contare su imprenditori privati non solo locali ma anche nazionali per il sostentamento dei progetti di lotta alla povertà. Sono mesi che sto dichiarando che a Taranto siamo in piena emergenza sociale».
In che senso?
«Nel senso che bambini che non riescono a bere il latte al mattino o persone che minacciano di uccidersi vanno bel oltre lo spettro della crisi, ma vanno a definire lo spettro di un’emergenza con cui lottare con determinazione. Quindi cominciamo a chiamare le cose con il nome preciso e cominciamo a riconoscerle e combatterle».
Si avvicina Eleonora Occhinegro, la sorella di Andrea, con un sorriso enorme e come un fiume in piena mi inonda di parole, amore, fatti e speranza. È importante che il ricavato di questa mostra vada in particolar modo alle famiglie con bambini dove anche mangiare è un problema, figuriamoci festeggiare il Natale.


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