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SPECIALE CARNEVALE - Il Carnevale di Venezia

Categoria: EVENTI

22
FEB
2019
“Buongiorno siora maschera”.
Lungo le calli, per i canali e nei listoni era questo il saluto. Con le maschere addosso, l’identità personale, il sesso, la classe sociale non esistevano più e si entrava a far parte della Grande Illusione del Carnevale in un posto, unico al mondo, dove tutto può accadere, e dove ogni scorcio non cessa di incantare.  Nella cultura veneziana con il termine “maschera” si indica l’attività di “mettersi barba e baffi finti” e “maschera” era anche il soprannome dato alle donne che si travestivano da uomini e agli uomini che si travestivano da donne. Ben presto la maschera divenne simbolo della libertà e della trasgressione a tutte le regole sociali imposte dalla Repubblica Serenissima a Venezia: ci si mascherava per divertirsi, per eliminare le differenze sociali (nonostante il pizzo della Bauta fatto a Burano fosse indice di nobiltà), per essere liberi nella vita pubblica e per conferire mistero e fascino alle proprie azioni.
Ma quante maschere ci sono?
Vi erano diversi tipi di maschera: la Larva che copriva tutto il volto  veniva indossata  insieme con la Bauta, la veletta che copriva il volto per non essere riconoscibili e che poteva essere portata sia dagli uomini che dalle donne; La Moretta, anche detta Muta, era tenuta sul volto da un bottoncino che si stringeva tra i denti, era usata dalle donne di Venezia, da sempre libere ed emancipate, per segnalare la loro disponibilità: togliersi la maschera voleva dire infatti accettare le avances del corteggiatore. Infine la celebre maschera del Dottore della Peste era usata per filtrare aria e per mantenere, insieme con il bastone, la necessaria distanza tra medico e malato.
Quando ci si mascherava?
Dal dodicesimo  fino al diciottesimo secolo le maschere erano indossate non solo a Carnevale, ma da ottobre a giugno ad esclusione del periodo dell’Avvento e di quello della Quaresima. La tradizione si interruppe con la caduta della Serenissima: le maschere vennero infatti vietate per timore di disordini e ribellioni da parte della popolazione.  
Solo nel 1979 la secolare tradizione del Carnevale risorse dalle sue ceneri.
Mascherarsi era condizione essenziale per muoversi negli ambienti soffusi dei ridotti e dei casini, dove gli unici ad avere il volto scoperto erano i croupier e gli ufficiali che tenevano il gioco, vincendo o perdendo grosse somme in incognito.
A Venezia nacque e si sviluppò gradualmente un vero e proprio commercio di maschere e costumi. A partire dal 1271 vi sono notizie di produzione di maschere, scuole e tecniche per la loro realizzazione. Cominciarono ad essere prodotti gli strumenti per la lavorazione specifica dei materiali quali argilla, cartapesta, gesso e garza. Dopo la fabbricazione degli stampi e dei modelli, si terminava l’opera colorandola e arricchendola di particolari come disegni, ricami, perline, piumaggi e quant’altro. I mascareri divennero veri e propri artigiani realizzando maschere di fogge e fatture sempre più sofisticate.  
 
 


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