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Questa settimana con: PAOLO BRUNI

Pubblicato da: Categoria: UN TE' CON ME

10
MAR
2012

 

Il tratto principale del tuo carattere?
«Mi ritengo una persona ordinata, equilibrata e caparbia nel portare a termine degli obiettivi.»
 
Il tuo principale difetto?
«Mi posso scocciare repentinamente e la noia mette sotto pressione il mio umore.»
 
Se potessi cambiare qualcosa in te?
«Non saprei.»
 
Se potessi cambiare qualcosa in Italia?
«Più che cambiare, tutelerei sempre di più le sue bellezze che la rendono unica al mondo e mi impegnerei a garantire lavoro e benessere ai propri cittadini, che poi di fatto sono le ragioni principali che rendono un paese evoluto e soprattutto  pacifico.»
 
Chi e cosa avvelena Martina Franca?
«L’invidia  e molto spesso il non voler cambiare le cose in meglio o almeno tentare,  pur presentandosene le opportunità. Questo riguarda anche una buona parte di politici  locali o pseudo tali. Nessuno ovviamente ha la bacchetta magica, ma non si creano neanche i presupposti per rinnovare una classe dirigente con idee nuove e non ammuffite.. E’ dal 1993 che ascolto sempre gli stessi discorsi.»
 
Chi e cosa la salva?
«Ancora, paradossalmente, viviamo e non so ancora per quanto, di quello che Martina Franca ha rappresentato nel passato, in vari settori. Oggi abbiamo assolutamente bisogno di uno scatto di orgoglio da parte dell’intera comunità, ma soprattutto di amministratori, sani, capaci e lungimiranti per farla rinascere.»
 
Indignato o rassegnato?
«Rassegnato mai.»
Stato d’animo attuale?
«Direi variabile.»
 
Canzone preferita?
«Mi piace ascoltare tutta la musica, non ho un genere preciso, tuttavia, e non lo dico perché è scomparso in questi giorni, sono sempre stato un grande estimatore di Lucio Dalla e delle sue canzoni. Mi ha veramente commosso la notizia delle sua morte, ma soprattutto assistere alla partecipazione della gente alle sue esequie. E’ l’omaggio ad una persona autentica oltre che geniale. Di queste persone abbiamo bisogno, indipendentemente dal loro ruolo e dalla loro fama.»
 
Cosa c’è sul tuo comodino?
«Solo la lampada, non mi piace riempire di oggetti e ninnoli vari.»
 
La cosa di cui vai più fiero?
«Ho avuto la fortuna di avere due genitori straordinari che purtroppo ho perso da diversi anni. Mia madre, Carmela, un insegnante elementare che ha formato intere generazioni e che tutti ricordano, e mio padre, da tutti conosciuto come Mimì Bruni. Il loro ricordo è sempre impresso nella mia mente e quando, molto spesso mi capita, di ascoltare dalla gente,  un apprezzamento o un loro ricordo, per ciò che hanno rappresentato, mi inorgoglisco.»
 
E quella di cui ti penti di più?
«Sarei credibile se dicessi che non sono ancora sposato?»
 
In quale personaggio storico ti reincarneresti?
«Quei mecenati rinascimentali, colti che si circondavano di artisti ed intellettuali che oltre a favorire un loro personale benessere, contribuivano, con la cultura allo sviluppo e alla crescita del loro territorio e della loro gente.»
 
Se non avessi fatto l’architetto, quale mestiere ti sarebbe piaciuto fare?
«Io ho scelto con convinzione questa professione, che ritengo bellissima, purtroppo molto spesso non valorizzata e svilita. Forse avrei sviluppato con interesse una specializzazione nel campo turistico ricettivo, sempre comunque legato a una tutela e valorizzazione del territorio.»
 
Oggetto feticcio?
«Non ne posseggo.»
 
Oggetto del desiderio?
«Una casa adagiata su un crinale che guarda il mare.»
 
L’ultima zingarata?
«Risale al periodo estivo e vacanziero quando, ritrovandomi con amici, anche universitari, ho rivissuto momenti spensierati e goliardici. Molto spesso mi lascio prendere dalla nostalgia.»
Cosa ti fa più ridere?
«Prendere in giro i miei due simpaticissimi nipoti, Alessandro e Ilaria, soprattutto  quando ho il piacere di essere incaricato dai genitori di prelevarli da scuola. Un ruolo  di grande importanza per zio Paolo.»
 
Cosa ti fa più paura?
«La violenza incontrollata e generata da una sottovalutata esasperazione sociale.»
 
Luogo del cuore?
«Non c’è un luogo specifico, comunque non dimentico mai Positano e Ravello, ma le ragioni non ve le dico.»
 
Rotonda o Festival della Valle d’Itria?
«Sarebbe bello se lo spazio della Rotonda fosse riqualificato e fruibile per i cittadini. E’ un grande pezzo di storia della Martina degli anni 50/60, il periodo della dolce vita. Il festival, resta comunque un altro fiore all’occhiello per la nostra città. Sia per la Rotonda che per il Festival non posso non ricordare l’impegno e la dedizione profusa da mio padre e per la Rotonda, in particolare, anche dai suoi fratelli.»
 
Franco Ancona e Michele Marraffa. Se un giorno l’ascensore del Comune di Martina si bloccasse, con quale dei due probabili candidati a Sindaco condivideresti più volentieri quello spazio angusto fino all’arrivo del tecnico?
«Non c’è pericolo. Quando mi reco al Comune, salgo attraverso lo scalone monumentale, carico di storia. Non mi pongo, quindi il problema.  Inoltre salire a piedi è salutare. Poi all’interno dell’ascensore, stando fermi, si creerebbe molta aria consumata.»
 
Con quale politico, possibilmente locale, riuscirebbe più piacevole un viaggio auto da Martina a Roma?
«Non è che ci sia molto da scegliere, però visto che  deve essere un viaggio, di solo piacere, penso che non avrei scelta; lo farei con Lino Nessa o con Gianfranco Chiarelli, da tutti riconosciuti come persone di compagnia e non con tristi musoni che rischierebbero  di annoiarmi con finti discorsi moralistici e sempre pronti ad ergersi a salvatori della patria e detentori della verità.»
 
Chi salvi della passata amministrazione martinese?
«Coloro i quali hanno svolto il loro ruolo con passione, privi di interessi e con amore verso la propria città e permettetemelo di dire, tra questi ci metto sicuramente mio fratello, Giandomenico.»
 
Secondo la legge del contrappasso, quale sarebbe la tua pena più grande?
«Poiché amo la mia città, la pena più grande sarebbe quella di non vederla proiettata verso un futuro più sostenibile.»
 
Cosa c’è nel frigo di un architetto?
«Di tutto di più e non devono mancare gli yogurt.»
 
E nell’armadio?
«Camicie, in prevalenza bianche, cravatte e maglioni.»
 
C’è qualcosa che dici in privato e che neghi in pubblico?
«Non è mio costume negare, al massimo, omettere, per una questione di stile.»


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